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ANTEPRIMA WINENEWS - MERCATO & BIANCHI: NE PARLERANNO - A GORIZIA (11-12 NOVEMBRE) IN UN SUMMIT MONDIALE - GALLONI (WINE ADVOCATE), WAGNER (BALZAC), CAYMAN (WINE INTELLIGENCE). FOCUS: CIFRE DEI BIANCHI FVG. IN ARRIVO 3,4 MILIONI DI INVESTIMENTO PROMO

Italia
I grandi bianchi friulani

Il futuro è in bianco? È questo l’interrogativo su cui ci si confronteranno tre grandi esperti del mondo del vino, come Antonio Galloni, il braccio operativo in Europa di Robert Parker, Paul Wagner (agenzia di comunicazione Balzac Consulting) e Philip Cayman, prestigiosa firma di “Wine Intelligence”, l’11 e il 12 novembre a Gorizia, nel summit organizzato dal Consorzio di tutela dei vini Collio e Carso, con il supporto della Regione Friuli Venezia Giulia. L’obiettivo? Conoscere meglio le opportunità e i rischi del mercato internazionale chiamando a intervenire chi sta dall’altra parte. Riflettori puntati in particolare sugli Stati Uniti, primo mercato di export per il vino italiano.
“The Wine Advocate - spiega Antonio Galloni, il braccio operativo di Robert Parker in Europa, a Winenews - da sempre dedica più spazio ai vini rossi rispetto ai bianchi perché per la maggior parte dei nostri 33 anni di storia il focus è stato sui vini della California e Bordeaux. Ciò detto, le prospettive di mercato per i vini bianchi italiani sono molto positive. C’è sempre più interesse nella cultura del lifestyle Mediterraneo. La ristorazione Italiana - continua Galloni - è molto forte in Usa, e uno dei punti di forza dei vini italiani è sempre stata l’abbinamento con il cibo. Ma come è cambiato il mercato? Cosa le aziende italiane possono fare per migliorare la propria posizione? Dopo il crollo finanziario del 2008, molte aziende hanno incominciato a dare importanza anche ai loro vini di entrata, quelli più accessibili come prezzo e quel che è cambiato è che oggi ci sono tanti vini buoni in tutte le categorie di prezzo. Infine, due suggerimenti per i produttori, uno tecnico, puntare sempre di più sulla qualità in vigneto, e uno strategico: essere presenti sul mercato, viaggiare, dare supporto all’importatore in modo attivo”.
“La crescita del vino negli Stati Uniti - dice a Winenews Paul Wagner dell’agenzia di comunicazione Balzac Consulting - ha avuto un trend positivo dal 2007 a oggi, nonostante la crisi economica che ha colpito il paese. Oggi gli Stati Uniti sono il mercato mondiale più grande per il vino, per due motivi: in primis la popolazione americana cresce, sia per l’immigrazione sia per l’aumento della vita media, quindi gli americani bevono più vino. Il 20% della popolazione, infatti, rappresentato dai consumatori regolari, dichiara di bere più vino che in passato. I consumatori marginali, invece, avranno un impatto soprattutto per il futuro. Interessante - prosegue Wagner - è il trend legato ai giovani, i “millennials”, che bevono di più e con una rapidità di crescita che non ha pari: il 46% dei “millennials”, infatti, dice di bere più vino dello scorso anno. Sono dei veri appassionati. Questo va in direzione opposta alle nuove generazioni europee, che al vino preferiscono birra e superalcolici.
Sebbene il mercato cresca, tuttavia, non mancano le difficoltà per i produttori italiani. In particolare, sono i 3 passaggi della distribuzione il limite maggiore. Il mercato americano è molto diverso da Stato a Stato e i consumi sono soprattutto concentrati sulle coste. Qui ci sono più di 100.000 vini e molti distributori hanno più di 5000 referenze nel portfolio. Per un’azienda, quindi, è molto difficile creare interesse da parte di distributori e del trade.
E se Antonio Galloni ha con la sua scala di punteggi dato un’indicazione chiave per il mercato, “Wine Spectator”, nel 2010, ha assegnato un punteggio superiore a 90 punti a 5.000 vini, di cui 1.000 italiani. Fare quindi vini buoni è importante ma non è l’unica cosa perché il mercato è saturo di ottimi vini. Il primo passo è avere successo anche con una strategia. Oltre ad avere un buon vino, quindi, il produttore deve combattere sul mercato ogni giorno per avere attenzione e lo deve fare in modo diretto. Quando i vini sul mercato erano meno, era più facile avere attenzione dal distributore e questo aiutava a costruire conoscenza del brand.
Oggi, invece, egli non ha bisogno dei nostri vini e non ci guadagna nulla a promuovere di più un’etichetta che un’altra. Anzi, in generale la tendenza attuale è sforzarsi meno e tenere grandi brand con molta potenza. Se si vuole costruire un brand negli Stati Uniti, quindi, non ci si deve aspettare che a farlo sia il distributore, devono essere le singole aziende a proporre qualcosa di interessante da dire sui propri vini. Le persone non ricordano schede tecniche e statistiche, ricordano cosa colpisce la loro immaginazione. Il vino, d’altro canto, è uno dei prodotti più romantici.
Cosa vuol quindi il consumatore? Vuole storie di persone che fanno un vino combinando scienza e arte, vuole incontrare un artista e conoscere il suo senso di arte. E vuole conoscere la sua storia. Solo il 25% degli americani ha il passaporto e questo spiega che la gran parte di loro viaggia non con l’aereo ma attraverso un film, una storia o un pranzo in un ristorante o, ancora, acquistando una bottiglia di vino. Bisogna aiutare questo consumatore a non essere deluso da questo viaggio. Il segreto per vendere un vino negli Stati Uniti quindi è fare un buon vino e fare cultura della propria regione, far conoscere la propria storia. Racconta una storia e farai innamorare i consumatori”.
“L’Inghilterra - secondo Philip Cayman di “Wine Intelligence”, società specializzata in indagini di mercato nel settore del vino, a Winenews - è un mercato dinamico sebbene maturo. A causa della crisi economica, la crescita che c’era stata a partire dagli anni Novanta e inizio anni Duemila è stata rallentata notevolmente, ma il mercato continua ad evolvere. Oggi il Regno Unito è il quinto mercato più grande del mondo per consumo di vino in termini di volumi. Il consumo pro capite si è leggermente ridotto, arrivando ad un po’ meno di 28 litri pro capite e anche le vendite sono in leggero calo. In Inghilterra, però, la classe dei consumatori di vino regolari ammonta a 28,3 milioni di persone, un numero, quindi, considerevole. Almeno la metà di questi sono degli sperimentatori, amano cambiare spesso vini e sono sensibili alle promozioni di prezzo. Nelle loro scelte, la varietà di uva torna ad essere un elemento importante dopo un breve periodo in cui non era considerato fattore fondamentale. Per i vini bianchi, lo Chardonnay è il favorito (21% delle preferenze), seguito dal Pinot Grigio (20%) e Sauvignon Blanc (15%). In generale, il consumo di vini bianchi è stato stabile negli ultimi 5 anni e l’82% dei consumatori considera il bianco una parte delle sue scelte. Quanto alle preferenze, il 39% dei consumatori regolari sceglie il vino bianco, il 46% il rosso e il 14% il rosato. Il trend negli ultimi 4 anni è stato il seguente: i vini rossi sono passati dal 51% delle preferenze al 46, i bianchi sono stabili con il 39% e i rosè sono passati dal 10 al 14% delle preferenze. E che dire dei vini italiani? Due consumatori su 5 negli ultimi 6 mesi ha bevuto un vino italiano, in particolare i consumatori giovani. Si tratta quindi di una percentuale importante e proprio i giovani - conclude Cayman - potrebbero essere il target obiettivo dei vini bianchi italiani”.

Focus - Le opportunità e minacce per i bianchi di eccellenza
E’ sempre più internazionale il futuro dei vini bianchi italiani. Sulla scia di quanto sta avvenendo in Italia, dove il vino bianco si è portato al 55% del totale dei consumi, mentre i vini rossi e rosati sono scesi al 45% (dato Istat), anche all’estero è ora tempo di rivincita per il comparto. E l’atout del summit internazionale “Opportunità e minacce per i vini bianchi di eccellenza”, in programma l’11 e 12 novembre a Gorizia, promosso dal Consorzio di tutela dei vini Collio e Carso, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia; un forum aperto ad aziende ed operatori del settore italiani ed esteri, che offrirà anzitutto un focus sul mercato statunitense, grazie alla presenza di personaggi di primo piano come Antonio Galloni, referente di “The Wine Advocate”, la temutissima newsletter di Robert Parker, Paul Wagner della società Balzac Consulting, esperto di marketing internazionale.
La scelta di puntare con decisione sul mercato degli Stati Uniti non è casuale.
Solo nel primo semestre, il mercato dei vini bianchi nel Paese ha registrato una crescita del +19,8% e le stime di Assoenologi prevedono, nel 2012, un’ulteriore crescita del 10%. E se in pole position vi sono vini come il Soave e il Pinot Grigio, per il Collio e, più in generale, per il Friuli Venezia Giulia, regione da sempre vocata alla produzione di vini bianchi di eccellenza, si aprono scenari sempre più interessanti. Durante l’incontro del 12 novembre non si parlerà però solo di Stati Uniti. Ad intervenire saranno anche Filip Cayman della società di indagini di mercato “Wine Intelligence”, che presenterà la situazione dei vini bianchi di eccellenza nei principali mercati di export per il vino italiano, e Michèle Shah, giornalista ed esperta di marketing nei paesi emergenti.
Oggi l’export del vino italiano vale 3917,4 milioni di euro e il Friuli Venezia Giulia rappresenta l’1% con 65,5 milioni di euro. Sebbene in percentuale assoluta il valore sia limitato, in termini di immagine giocano un ruolo importante. Merito dei produttori, primi fra tutti quelli del Collio, che hanno saputo unire una dimensione famigliare delle aziende, in media estese su 4 ettari, alla vocazione internazionale. Merito anche del programma di promozione nei paesi terzi iniziato nel 2009 e promosso dal Consorzio del Collio e Carso che, grazie a fondi Ocm vino, darà vita a un progetto di promozione tra il 2012-2014 con un investimento di 3,4 milioni di euro. Paesi obiettivo saranno Stati Uniti, Paesi Bric e Asia e, già a fine ottobre, sarà realizzata un’iniziativa nello Showroom Vespa di San Francisco.
In Europa, invece, il Consorzio sta avviando un progetto di promozione in Germania e Austria. Con iniziative cui aderisce l’intero sistema, e attraverso la forte propensione all’internazionalizzazione delle imprese, il Collio è riuscito ad affermare nei mercati esteri le referenze più identificative di territorio (come Collio Bianco o Ribolla Gialla) ed a registrare una percentuale d’export superiore della media regionale. La produzione del Collio ammonta a 6 milioni di bottiglie con una percentuale dell’80% di vini bianchi. Il valore al consumo è di circa 200 milioni di euro.

Focus - Rischi e opportunità per i vini bianchi di eccellenza
Il mercato del vino cambia e la nostre, a fronte di un consumo nazionale in costante calo, con 43 litri pro capite oggi contro i 120 degli anni Settanta, l’export cresce tanto che, nel 2015, potrebbe rappresentare il 40% del mercato per il vino italiano (dati Assoenologi). Nel 2010, l’export di prodotti italiani è stato 322.340 milioni di euro e il comparto enologico rappresenta solo l’1,2%. Con 3.917,4 milioni di euro, l’enologia del Nord Est rappresenta ben il 41, 7%, con il Veneto in testa ( 29,6%), seguito dal Trentino Alto Adige ((10,4%) e il Friuli Venezia Giulia (1,7%).
Sebbene quest’ultima regione abbia un peso ridotto dal punto di vista numerico, con un valore di export di 65,5 milioni di euro, essa è strategica quando si parla di immagine. Il Friuli Venezia Giulia, e in particolare il Collio, è conosciuto nel mondo per i suoi vini bianchi, presenti nelle più importanti carte dei vini nel mondo. La ripartizione dell’export è Europa (50,9% con in testa Germania 17,2%, Uk 12, 7% e Austria 4,9%), Americhe (44,3% suddiviso in Usa 34,8%, Canada 5,6%, Brasile 2,9, Venezuela 0,2% e Messico 0,1% ), Asia (4,2% ripartito in Giappone 2,7%, Hong Kong 0,6%,Cina 0,5%, Thailandia 0,2% e Eaiu 0,1%) e Oceania (0,6%).
Il Friuli Venezia Giulia è famoso, in particolare, per i suoi vini bianchi, che rispondono al trend crescente di questa tipologia. Proprio l’enologia in bianco sta crescendo nettamente, complice il cambiamento dello stile di consumo e la tendenza sempre più “light” e multietnica della cucina. Il vino bianco si è portato al 55% del totale dei consumi; i vini rossi e rosati sono scesi al 45% (Istat).

Focus - Il Consorzio di tutela del Collio e del Carso
Fondato nel 1964, tra i primi in Italia, il Consorzio del Collio nacque da un’intuizione del primo presidente, il Conte Attems, che ebbe la lungimiranza di unire i migliori produttori locali, con l’obiettivo di promuovere la qualità del vino del territorio e di tutelarne la qualità. Grazie al lavoro del Consorzio di tutela nel 1968 fu ottenuta la doc. Nel 2010 il Consorzio Tutela Collio assume una nuova dimensione, grazie alla fusione con il Consorzio Carso. Diventa così Consorzio di tutela dei vini Collio e Carso. Il Consorzio si occupa della tutela, valorizzazione e promozione delle due denominazioni Collio e Carso che, pur mantenendo la propria identità distintiva, beneficiano in questo modo delle sinergie di conoscenze e competenze tipiche della viticultura di collina. Oggi il Consorzio riunisce 200 produttori della denominazione Collio ed ha una forte rappresentatività. Il presidente è Patrizia Felluga.

Focus - Si parlerà anche di … “Innovazione in una terra di Eccellenza, vini ma non solo”
Il futuro è in bianco? Il summit prevede anche momenti studiati per far conoscere il Friuli Venezia Giulia, per eccellenza terra dei vini bianchi: il più importante è il 12 novembre, a Cormons (Gorizia), dove si parlerà di “Innovazione in una terra di Eccellenza, vini ma non solo”. L’incontro porrà l’accento sui nuovi strumenti e sui progetti di ricerca sviluppati sul territorio per migliorare la competitività delle imprese. Tre saranno i filoni: il primo è quello tecnico e riguarderà la ricerca viticola con l’obiettivo del miglioramento genetico della vite per ridurre così l’uso della chimica in vigneto (Università di Udine); il secondo è quello economico di ricerca sociale ed organizzativa, con lo studio su cluster della conoscenza (Università di Trieste); il terzo, quello dell’innovazione, affronterà il filone della promozione del territorio attraverso il cinema (Fondo Audiovisivi Fvg). Grazie a questo programma, l’evento avrà l’obiettivo di riflettere sul futuro dei vini bianchi ma anche di conoscere meglio una regione, il Friuli Venezia Giulia, che, grazie al proprio spirito imprenditoriale, ha saputo costruire una cultura del valore oggi riconosciuta nel mondo.

Info: Consorzio del Collio e Carso, tel. 0481-630303
www.consorziocolliocarso.it - www.friulitopwhitewines.it 

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