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I RUSSI IN ITALIA, I CINESI A BORDEAUX: I GRANDI TERRITORI DEL VINO MONDIALE SEMPRE PIÙ NEL MIRINO DEI CAPITALI STRANIERI, SOPRATTUTTO DELLE ECONOMIE EMERGENTI. TESTIMONIANZA DI SUCCESSO DI UN SETTORE CHE NON PERDE ALLURE IN TEMPI DI CRISI

Italia
I grandi territori del vino nel mirino dei capitali stranieri

I grandi territori del vino, nonostante la crisi globale, riescono ad attrarre investimenti come pochi altri settori, e se in Italia il nuovo socio di maggioranza delle storiche Cantine Gancia, il magnate russo Roustam Tariko, si dice pronto ad investire ancora nelle bollicine astigiane, oltre le Alpi, nel Bordeaux, sono già 13 gli châteaux finiti in mani cinesi. Qualcuno storcerà il naso all’idea, ma la liquidità degli investitori delle economie emergenti (i famosi Bric, Brasile, Russia, India e Cina) è testimone di attrattiva e di successo. E, in alcuni casi, è ossigeno puro, specie a Bordeaux, dove nel giro di poche settimane altre due aziende, sono state acquistate del Celeste Impero: sono Lezongars e Grand Branet nella regione di Entre-Deux-Mers, in cui si producono Bordeaux e Côtes de Bordeaux. Massimo riserbo sulle cifre, ma almeno di Lezongars, dal 1998 in mani inglesi, si conosce il prezzo a cui fu messo in vendita nel 2009, 4,2 milioni di euro. E non saranno certo gli ultimi châteaux a passare di mano, perché la Cina ha sete di grandi vini, e i big spender asiatici possono così garantirsi due risultati in un colpo solo: investire nel territorio vinicolo più prestigioso del mondo e dare un nuovo impulso alle importazioni.

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