Nel 2011 il vino italiano ha registrato il record nelle esportazioni, toccando i 4 miliardi di euro di valore all’export, registrando un +14% sul 2010 e confermandosi voce importante dell’intero export agroalimentare italiano (dati Coldiretti-Istat primi 9 mesi del 2011). Ma fino a che punto il mondo del vino del Belpaese ha chiare di fronte a sé le reali potenzialità dei mercati? Per fare il punto della situazione, soprattutto in mercati importanti per l’Italia del vino come quelli di Stati Uniti, Canada, Cina e Oriente più in generale, Russia e Brasile, il 26 gennaio, in Unione Italiana Vini, a Roma, i giovani imprenditori vinicoli italiani (Agivi) chiamano a raccolta e al confronto le “voci” di alcune delle più importanti cantine italiane, da Enrico Viglierchio, general manager Castello Banfi, a Raffaele Boscaini, responsabile marketing di Masi Agricola, fino ad Alberto Buratto, ad Baglio di Pianetto, insieme ad Adua Villa, sommelier e giornalista esperta di enogastronomia, e Carlo Flamini, direttore “Corriere Vinicolo”. Le loro esperienze e case history saranno al centro del workshop ad hoc dedicato a “Export e Paesi emergenti, istruzioni per l’uso” (info: www.agivi.it).
“Il workshop - spiega Carlotta Pasqua, presidente Agivi - è pensato per i soci per fornire loro dati e informazioni fresche, indispensabili per conoscere e affrontare al meglio i mercati”. Come quello degli Stati Uniti, dove nel 2011 l’export di vino italiano nei primi 9 mesi 2011 è aumentato in valore del 17% sul 2010 e l’Italia si conferma primo partner enoico, o come quelli dei Paesi asiatici, Cina in testa, “El Dorado” enoico del futuro, con le esportazioni quasi raddoppiate (+87% sul 2010) e dove le etichette tricolori sono sempre più amate, forti del loro buon rapporto qualità-prezzo, ma la Francia domina la scena e l’Australia conquista con i suoi vini di facile beva. E il segno più riguarda anche il mercato canadese, dove, solo l’imbottigliato, nei primi 6 mesi del 2011 ha registrato un +7,2% (dati Istat), o la Russia, dove l’Italia ha la leadership per quanto riguarda le esportazioni in valore e il trend dell’export è in continua accelerazione (i valori nel 2010 sono cresciuti del 60% sul 2009 a 104 milioni di euro e nei primi 5 mesi del 2011 le importazioni sono cresciute di un altro 44%). E poi c’è il Brasile, mercato in cui i vini made in Italy, conosciuti da tempo, soprattutto per la loro qualità, sono fortemente penalizzati dalle tasse di importazione, e vengono dopo Cile e Argentina, nonostante l’Italia si stia stabilizzando a circa 30 milioni di esportazioni totali, quasi tutte realizzate nel segmento del vino imbottigliato (dati Istat).
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