Un “work in progress” continuo, che punta a migliorarsi di anno in anno grazie all'interazione tra mondo della ricerca scientifica, cantine, produttori di macchine e tecnologie per la vitivinicoltura e per chiunque condivida i valori e voglia prendere parte ad un progetto che mira ad ottenere la viticoltura più sostenibile che sia possibile (e che in alcuni casi ha visto già ridurre i costi complessivi di conduzione del vigneto del 15-20%), senza compromettere qualità e salubrità del vino: ecco il progetto Magis, che vede insieme mondo della ricerca (dalle Università di Milano, Piacenza, Torino e Firenze), organizzazioni di filiera (Assoenologi, su tutte) e oltre 70 produttori tra i più importanti d’Italia tra le più importanti del Belpaese, come Antinori e Argiolas, Donnafugata e Frescobaldi, Gruppo Italiano Vini e Leone de Castris, da Settesoli a Mastroberardino, da Mezzacorona a Fratelli Muratori, da Planeta a Ruffino, da Tasca d’Almerita a Umani Ronchi, da Zenato a Zonin. E che punta alla creazione ed al perfezionamento costante di un protocollo sostenibile a 360 gradi: dal minor uso possibile di selezionati agrofarmaci, perché non vi siano residui nocivi per il loro l'uso eccessivo, ma neanche sostanze dannose per il vino e per la salute come le ocratossine per il loro non utilizzo, al risparmio di risorse idriche ed energetiche, fino al miglioramento dell’ambiente di lavoro. Con risultati che siano misurabili e, in futuro, certificabili e comunicabili ad un consumatore sempre più attento a ciò che mette in bocca.
“Magis - ha detto, oggi a Verona, a Fieragricola, il professor Attilio Scienza, presidente del Comitato scientifico del progetto Magis - non ha mai smesso di proporre ad aziende soluzioni scientifiche per produrre nel modo migliore, sia in termini di compatibilità ambientale che di economia della gestione del vigneto. Ed oggi, dopo 3 anni di vita del progetto, ha alcuni punti fermi: un comitato scientifico che deve raccogliere stimoli da parte delle cantine su produzione e conservazione risorse, e restituire risposte. Ed è un'iniziativa importante perchè mette in contatto diretto produzione e ricerca, che hanno avuto storicamente un rapporto complicato. Stiamo preparando protocollo, aggiornabile anche via web (www.magis.me), per integrarlo costantemente con le diverse esperienze e contributi, e per far capire che quello che produciamo insieme va testimoniato dalle aziende stesse, che devono essere le prime promotrici del progetto. Che è anche un progetto anticipatore, perché il futuro (anche in vista della stretta sugli agrofarmaci prevista dall’Unione Europea nel 2014) è l’ecocompatibilità, che non vuol dire il ritorno ad una viticoltura del passato, peraltro non più praticabile su larga scala, ma innovazione e ricerca, senza che la tradizione diventi un freno a qualità e salubrità del prodotto. E per fare questo, Magis, punta sulla viticoltura di precisione, anche grazie ad un comitato che coinvolge esperti di meccanica e viticoltura e che interloquisce con le cantine, ma anche con chi produce macchinari in grado di applicare le innovazioni utili che vengono individuate”.
“Il tutto facendo anche formazione - ha aggiunto Paolo Balsari dell’Università di Torino, perchè ad esempio alcune tecnologie per migliorare l’impatto ambientale sulla gestione del vigneto già esistono, ma anche chi lavora in vigna ne sa poco”.
Nell’ottica, in futuro, di rendere l’applicazione di Magis “certificabile” e spendibile sul mercato, “anche se questo deve venire dopo - ha aggiunto il professor Scienza - perchè il motore di questo progetto non è economico, ma etico. I produttori si devono convincere che fare viticoltura sostenibili è una cosa da fare non per guadagnare di più, ma perchè il produttore è un uomo che appartiene a questa umanità, e il suo scopo di viticoltore è ridurre l’impatto ambientale. Se creassimo una generazione convinta di questo, avremo centrato l’obiettivo vero di Magis”.
Ed alcuni produttori questa filosofia l’hanno sposata in pieno, chi applicando il “protocollo Magis” a tutta l’azienda, come la cantina di Rionero in Basilicata, chi trovando conferme di un’attenzione produttiva attenta l’ambiente già messa in atto come Settesoli in Sicilia, Castello di Cigognola in Lombardia e Fazi Battaglia nelle Marche, per fare alcuni esempi, e che, con Magis, stanno ottimizzando quanto già di buono impostato. E, soprattutto lo stanno condividendo. “E speriamo che questa condivisione di lavoro e obiettivi, guidata da Magis, si trasferisse dalla fase produttiva anche a quella comunicativa e di mercato in tante piccole aziende che oggi vanno divise nel mondo, e che dallo stare insieme potrebbero soltanto beneficiare”. E fare “magis”, ovvero sempre di più, per il vino italiano nel suo complesso.
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