Il vino italiano, ormai, ha tutto il suo potenziale di crescita concentrato all’estero. E allora continuano gli investimenti dei top player del made in Italy oltreconfine: è il caso Giv - Gruppo Italiano Vini, tra le realtà più importanti del Belpaese che, a gennaio 2012, ha dato vita a Shanghai Giv Cina, società per supportare e sviluppare i contatti e le attività commerciali del gruppo in Oriente. Un progetto che arriva dopo un 2011 chiuso con un’importante crescita di fatturato (+40 milioni di euro, con un consolidato a 368 milioni e un Ebitda da 23 milioni).
Ma il ruolo dell’export è riconosciuto non solo dall’investimento di uno dei colossi del vino italiano, ma anche di uno dei suoi “maître à penser”, l’”artigiano” del vino d’alta gamma Angelo Gaja, che, dalle pagine de “La Stampa”, attribuisce parte del merito dei risultati dell’Italia nel mondo anche alla “riforma del mercato del vino voluta ed imposta da Bruxelles nell’agosto 2009 contro la cui applicazione si erano fortemente schierate in Italia le associazioni di categoria. Dietro queste resistenze - dice Gaja - si nascondevano i succhiatori perenni di contributi ed i loro complici privilegiati che ne traevano vantaggio”.
Ma grazie alla riforma, sostiene Gaja, “i contributi comunitari prima largamente sperperati vengono ora destinati a co-finanziare l’azione di promozione dei produttori di vino sui mercati extracomunitari e fanno volare l’export nonostante i tempi di crisi. Il numero degli esportatori è cresciuto in breve tempo del 30%, sdoganando anche un buon numero di produttori artigiani di vino”. In ogni caso, al mondo del vino italiano serve un osservatorio permanente in grado di misurare con costanza gli andamenti del settore. E a crearlo ci prova ora “Italia del Vino”, consorzio che raggruppa 11 tra le più importanti realtà vinicole del Belpaese (Banfi, Drei Donà, Ferrari, Gancia, Giv, Marchesi di Barolo, Medici Ermete, Santa Margherita, Sartori, Terredora, Zonin) che, assieme, realizzano più di 1 miliardo di euro di fatturato, e che, a Vinitaly 2012 (25-28 marzo), presenterà il primo Osservatorio nazionale dei numeri del vino, che, ogni mese, offrirà “in tempo reale” una fotografia precisa del settore.
Focus - Il “Gaja” pensiero sulla prima del quotidiano “La Stampa”
“Caro direttore, sono gli effetti della riforma del mercato del vino voluta ed imposta da Bruxelles nell’agosto 2009 a fare volare l’export. Contro la sua applicazione si erano fortemente schierate in Italia le associazioni di categoria.
Dietro queste resistenze si nascondevano i succhiatori perenni di contributi ed i loro complici privilegiati che ne traevano vantaggio. Non mancano analogie con quanto avviene ora con il governo Monti accusato di introdurre misure che “ci vengono imposte dall’Europa”. La riforma voluta da Bruxelles si ispirò al comune buon senso, merce rara, mettendo la parola fine all’enorme spreco perpetuato per oltre trent’anni di denaro pubblico destinato alla distruzione delle eccedenze ed introducendo misure atte a riequilibrare il mercato del vino. I contributi comunitari prima largamente sperperati vengono ora destinati a co-finanziare l’azione di promozione dei produttori di vino sui mercati extracomunitari e fanno volare l’export nonostante i tempi di crisi. Il numero degli esportatori è cresciuto in breve tempo del 30%, sdoganando anche un buon numero di produttori artigiani di vino, degli oltre venticinquemila che il nostro Paese ha la fortuna di avere, incoraggiandoli a fare rete, ad andare sui mercati esteri a narrare, a raccontare storie e passioni legate a tradizioni od innovazioni, rendendoli compartecipi della costruzione di una immagine più autorevole del vino italiano.
L’accresciuto interesse verso i mercati esteri non indurrà i produttori di vino a trascurare il mercato interno. I due mercati sono complementari, quello nazionale è più difficile ma anche molto utile per la preziosa funzione che ha di formare e costruire gli imprenditori. Le cantine i cui vini godono di un adeguato posizionamento sul mercato interno sono spesso le stesse che raccolgono buoni risultati sui mercati esteri”.
Focus - L’Osservatorio nazionale del Consorzio “Italia del Vino”
S’intensifica l’attività del “Italia del Vino”, consorzio che raggruppa, dal 2009, 11 fra le più importanti realtà vitivinicole italiane (Banfi, Drei Donà, Ferrari, Gancia, Gruppo Italiano Vini, Marchesi di Barolo, Medici Ermete, Santa Margherita, Sartori, Terredora, Casa Vinicola Zonin) che, assieme, realizzano più di 1 miliardo di euro di fatturato, di cui una aliquota rilevante dalle esportazioni. A Vinitaly 2012, il Consorzio Italia del Vino presenterà il primo Osservatorio nazionale dei numeri del vino, struttura che, attraverso un aggiornamento mensile, offrirà “in tempo reale” una fotografia precisa del settore.
“Italia del Vino vuole contribuire - afferma il presidente di “Italia del Vino” e amministratore delegato Santa Margherita, Ettore Nicoletto - a far crescere questo settore, strategico per la bilancia commerciale nazionale, che, però, paga talvolta l’eccesso di individualismo dei suoi attori. In particolare, l’idea di creare un Osservatorio nasce dall’esigenza concreta che tutte le aziende hanno di conoscere l’andamento dei mercati per intervenire con tempismo. Il nostro imperativo sarà “dirsi la verità”.
I produttori che parteciperanno all’indagine dovranno, infatti, accettare un codice etico che imporrà loro delle regole. Uno dei maggiori problemi, oggi, è disporre di dati affidabili, che non siano rielaborazioni statistiche o frutto di interviste molto spesso poco attendibili. Nostro obiettivo è creare una struttura capace di migliorare la competitività del settore grazie ad una nuova visione strategica. L’iniziativa non sarà ristretta alle sole nostre aziende: tutti i produttori che lo vorranno potranno aderire e beneficiarne, a patto che garantiscano trasparenza e attendibilità”.
Sempre nell’ottica di offrire un servizio al settore del vino, all’Osservatorio, seguirà il Centro Studi, che realizzerà indagini su temi specifici. Come già fatto negli anni precedenti, il Consorzio si pone l’obiettivo di fornire utili strumenti alle realtà aderenti per essere piu’ competitive sui mercati internazionali, agendo assieme senza perdere la propria identità. Con questa formula, nel 2011 le aziende del “Consorzio Italia del Vino” hanno partecipato a ben 500 eventi ed il marchio consortile è stato visto da oltre 25 milioni di lettori e da 182 milioni di telespettatori nel mondo.
L’Osservatorio nazionale dei numeri del vino si affiancherà alle attività di promozione già previste per il 2012: a Vinitaly, il Consorzio “aprirà” la fiera nel ruolo di partner della serata di inaugurazione, il 24 marzo.
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