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IL VENETO CONFERMA LA SUA LEADERSHIP NEL PANORAMA VITIVINICOLO NAZIONALE: 8,5 MILIONI DI ETTOLITRI DI VINO PRODOTTI NEL 2011 (IL 40% DOC O DOCG), DI CUI IL 60%, PARI AL 30,2% DELLE ESPORTAZIONI DEL BELPAESE, PARTIRÀ PER I MERCATI STRANIERI

Il Veneto conferma, a pochi giorni dall’inizio del “suo” Vinitaly (Verona, 25-28 marzo), la leadership nel panorama vitivinicolo nazionale: le cifre complessive del 2011 parlano di una vendemmia che darà circa 8,5 milioni di ettolitri di vino (oltre il 40% tra Doc e Docg), di cui una quantità pari al 60% partirà per i mercati stranieri, principalmente Germania, Stati Uniti e Regno Unito. L’export veneto, nel 2011, ha raggiunto un valore di 1,33 miliardi di euro, con un aumento del 15% sul 2011, che fa crescere ulteriormente il suo primato storico di prima Regione esportatrice d’Italia arrivando al 30,2% sul valore totale nazionale. Due delle prime tre province italiane esportatrici sono venete: al primo posto Verona, per la quale si tratta di un primato storico, mentre Treviso è balzata dal settimo posto del 2001 al terzo, grazie alla “Rivoluzione del Prosecco”, scavalcando Firenze, Trento, Siena e Milano.
Nell’enologia veneta si sono evolute e convivono tante tipologie diverse di aziende: 37.335 aziende agricole, grandi gruppi, numerose cantine sociali (che lavorano il 60% delle uve prodotte nel territorio regionale e tra le quali vi sono le due più grandi e la più piccola d’Europa), piccolissimi produttori che hanno saputo pur senza grandi numeri ritagliarsi interessanti nicchie di mercato. Il merito è anche di una filiera impegnata a ottimizzare un rapporto virtuoso tra tutti i segmenti che la compongono e che, dal singolo produttore al consorzio, alle istituzioni regionali, collaborano per moltiplicare il valore. Questo sistema può inoltre contare su una viticoltura basata in gran parte su vitigni autoctoni e su territori particolarmente vocati, dal quale si ottengono vini eccellenti e molto caratterizzati anche dai cosiddetti vitigni internazionali, mentre la filiera, con salde radici nella tradizione, è impegnata a cogliere e anticipare le tendenze del mercato, come è successo nel caso del “fenomeno” Prosecco o, come molti stanno facendo, con le uve biologiche, cui sono dedicati già in Veneto 1.800 ettari.
Un successo simile non si improvvisa ma va ricercato in una solida tradizione contadina e nella propensione dei nostri imprenditori a non cullarsi sugli allori ottenuti, ma ad investire in tecnologia, ricerca, innovazione e formazione. Il lavoro di questi produttori ha costruito un indotto importante che dà occupazione alle aziende che producono tini, botti, imbottigliatori e tutta la tecnologia legata al settore vinicolo. Oltre al vino, dunque il Veneto crea ed esporta tecnologia, alla quale si aggiunge un fortissimo know-how, con gli enologi formati alla Scuola Enologica di Conegliano e nel centro di eccellenza universitaria del Cirve che trovano occupazione in tutto il mondo. Sul solo territorio veneto operano 1.400 tecnici specializzati e 730 tra enologi ed enotecnici, simbolo di un settore a alta qualità di capitale umano. Alla costruzione di una filiera sempre più interattiva e interprofessionale, si aggiungono anche i frutti di una promozione che da aziendale e per tipologie è diventata sempre più integrata.

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