Gli esperti degustano, analizzano e consigliano, gli appassionati leggono e seguono. Questa, in teoria, sarebbe la “filiera”. Peccato che (la questione è annosa, ndr), pare che i primi, gli esperti, parlino un linguaggio che i consumatori non capiscono. Ora lo dice anche uno studio pubblicato sull’“American Journal of Enology & Viticulture”. Il fatto, si legge, è che gli esperti hanno un palato troppo più sensibile del semplice appassionato, che non è in grado di recepire tutte le note e le sfumature che l’esperto riesce a cogliere e descrivere. Per provarlo, i ricercatori americani John Hayes e Gary Pickering hanno sottoposto una degustazione ad un panel di professionisti e ad uno di consumatori, e ne è emerso che quello degli esperti è un palato “biologicamente più sensibile”. Conclusione: il consiglio dell’esperto è più utile ad un altro esperto che al consumatore. La domanda è: sono gli esperti a doversi sforzare per farsi capire meglio, o i consumatori a dover diventare più eruditi in materia? Intanto nei Paesi di produzione storici il consumo diminuisce ...
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