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CLAUDIO TIPA RICONFERMATO PRESIDENTE DEL CONSORZIO MONTECUCCO. LA DENOMINAZIONE MAREMMANA PUNTA ALLA PROMOZIONE DELLE ULTIME NOVITÀ DEL SUO DISCIPLINARE E A CONSOLIDARE LA PENETRAZIONE SUI MERCATI INTERNAZIONALI

Italia
Claudio Tipa, a capo del Cponsorzio del Montecucco

Claudio Tipa è stato riconfermato presidente del Consorzio del Montecucco, la denominazione toscana prodotta alle pendici del monte Amiata, in provincia di Grosseto.

“Un’esortazione a continuare a lavorare con passione e serietà - spiega il rieletto presidente Claudio Tipa - per rendere il Sangiovese dell’Amiata una realtà importante anche a livello internazionale”.

Il presidente è affiancato da molti giovani produttori poco più che trentenni, a partire dal nuovo vicepresidente Marco Monaci e dai neoconsiglieri Simone Toninelli, Leonardo Sodi, Lorenzo Sassetti, Fabio Loda e Gianni Savelli. Riconfermati anche i consiglieri Stefano Alessandri e Giovanbattista Basile.

Tra i principali obiettivi dei produttori della denominazione c’è la promozione all’estero dei prodotti a marchio Montecucco e delle nuove tipologie introdotte dalla vendemmia 2011 nel disciplinare di produzione, il cui Montecucco Sangiovese è diventato una Docg. È cambiata anche l’offerta proveniente dalla denominazione maremmana: oltre al Montecucco Rosso, Montecucco Bianco e Montecucco Vermentino si aggiungono il Montecucco Rosato, il Montecucco Vin Santo e il Montecucco Vin Santo Occhio di Pernice.

Il disciplinare di produzione della nuova Docg Montecucco Sangiovese prevede l’utilizzo di almeno il 90% di vitigno sangiovese, anche per la Riserva, e l’invecchiamento minimo di 12 mesi in legno e 4 in bottiglia, che passano a 24 e 6 per la tipologia Riserva. Le rese per ettaro scendono a 70 quintali per ettaro. Il nuovo disciplinare del Montecucco Doc prevede invece per il Rosso un minimo di 60 per cento di uve Sangiovese e nessun passaggio in legno obbligatorio. La versione Rosso Riserva fa invece 12 mesi di legno e 6 di affinamento in bottiglia. Il Montecucco Doc Bianco è fatto con uve Vermentino e/o Trebbiano in quantità non inferiore al 40% dell’uvaggio. Il Rosato con almeno il 70 per cento di uve Sangiovese e/o Ciliegiolo “vinificate in rosato”. Il Vermentino è ottenuto da almeno l’85% di Vermentino. Infine il Vin Santo, da Malvasia bianca, Grechetto e Trebbiano per almeno il 70%; e il Vin Santo Occhio di Pernice, fatto con il Sangiovese (almeno il 70 %).

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