Happy birthday Eataly New York! Il tempio degli alti cibi e dell’alta cucina made in Italy aperto da Oscar Farinetti all’angolo tra Fifth Avenue e 23esima Strada a Manhattan nel cuore della Grande Mela, compie oggi i suoi primi due anni di vita. Con numeri da capogiro: 70 milioni di dollari di ricavi lordi nel primo anno, 85 milioni di dollari attesi per il secondo, 6 milioni di visitatori il primo anno e 7 nel secondo (il sabato ne attira regolarmente 25.000), di cui il 30% turisti ed il resto della regione di New York, secondo Joseph Bastianich e lo chef Mario Batali, due dei suoi principali investitori con Oscar Farinetti, e insieme a Lidia Bastianich. A dare i numeri e ripercorrere le tappe di Eataly New York, è il “New York Times” (“A Eataly, forni e casse sono caldi”), per il quale, se non è certo una rivelazione che abbia catturato l’attenzione del pubblico (“A mezzogiorno e la sera, il megastore del cibo italiano è una bolgia di turisti stranieri ed americani, impiegati e residenti del quartiere stipati insieme in un’ossessione culinaria”), la sorpresa è quella di esser diventato un fenomeno nel mondo della vendita al dettaglio e dei ristoranti. Ovvero non è solo una questione di numeri: Eataly rappresenta anche una scommessa che, esaltando l’Italia nel mondo, si è rivelata vincente, oltre le previsioni.
Non a caso, e nonostante i tempi non facili, il made in italy nel mondo di Oscar Farinetti e soci non si ferma comunque a New York e nemmeno a Tokio, dove Eataly vanta ben 9 negozi. E dopo l’apertura di Roma, per ora il più grande dei 19 negozi sparsi nel mondo (ha aperto da due mesi e dati parlano di 25.000 presenze al giorno), si sta lavorando per quelli di Chicago, Los Angeles e San Paolo, senza contare quelli che il prossimo anno apriranno nello Stivale: Milano, Bari, Piacenza e Firenze.
Come Eataly New York celebra il suo secondo anniversario? Con una torta al cioccolato di quattro livelli, in vendita fino al 9 settembre. Il 5 settembre, invece, chiuderà al pubblico all’ora di cena, e 11 cuochi si riuniranno per cucinare per 240 persone che hanno pagato 195 dollari per vagare da un tavolo all’altro per tre ore “dine around”.
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