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“BRUXELLES NON INTENDE PIÙ GESTIRE LA PRODUZIONE DI VINI IN EUROPA, MA PROPONE CHE LA RESPONSABILITÀ DEL CONTROLLO DELLA PRODUZIONE PASSI AI PRODUTTORI E ALLE LORO ORGANIZZAZIONI PROFESSIONALI”. MA COSA VUOL DIRE (REALMENTE) CIOLOS?

“Bruxelles non intende più gestire direttamente la produzione di vini in Europa come chiedono gli Stati membri, ma propone che la responsabilità del controllo della produzione (ora tramite il rilascio di diritti di impianto) passi ai produttori e alle loro organizzazioni professionali, o allo Stato, in caso di assenza”. Parole e musica del Commissario Europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, che, da Nicosia, precisa che “non ci sarà una semplice proroga dei diritti di impianto delle vigne nell’Ue ma una nuova normativa”. Il messaggio (passato tramite Agenzia Ansa) è criptico, e si presta a molteplici interpretazioni, e vista la mancanza di successive precisazioni (almeno finora, ndr), a dare un senso alle parole del Commissario Europeo, ci proviamo noi.

Una possibilità è che sia un segnale di apertura nei confronti del cosiddetto “gruppo di alto livello”, formato dai 27 Stati membri dell’Ue e da alcune delle più influenti associazioni ed organizzazioni della filiera vitivinicola che, da diversi mesi, sta lavorando ad una posizione comune da presentare al Parlamento Europeo: l’ultimo, definitivo, appuntamento è in programma per il 21 settembre, a Palermo, e non è da escludere una convergenza su una richiesta del genere, nella direzione della gestione dei singoli Paesi. Quindi, Ciolos potrebbe aver ceduto alle pressioni del “gruppo di alto livello”, dando indicazioni ben precise sul coinvolgimento delle associazioni di categoria (ma è bene ricordare che la Ue, nel momento in cui dispone che ogni Paese decida come affrontare la gestione dei diritti d’impianto, non può in alcun modo decidere quali debbano essere i soggetti coinvolti).

Un’altra possibilità, più remota, ma che nulla toglie possa rivelarsi vera, è che Dacian Ciolos stia pensando ad una clamorosa retromarcia, e quindi alla proroga dei diritti d’impianto (che comunque non sono né la panacea di tutti i beni né di tutti i mali, come pensa anche qualcuno nei Paesi produttori), nonostante abbia detto il contrario (“non ci sarà una semplice proroga dei diritti di impianto delle vigne nell’Ue ma una nuova normativa”), come chiesto dai Paesi produttori, i maggiori “azionisti” dell’Unione Europea e del Parlamento Europeo stesso. Avrebbe del clamoroso, indubbiamente, ma non sarebbe certo una posizione priva di logica e di senso ...

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