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IL NO ALLA LIBERALIZZAZIONE DEI DIRITTI DI IMPIANTO VITICOLI RIBADITO DALL’ASSEMBLEA DELLE REGIONI EUROPEE VITICOLE (AREV) IL 7 NOVEMBRE A BRUXELLES IN UN VERO E PROPRIO “NO DEREGULATION DAY” CONTRO LO SMANTELLAMENTO DELLA VITICOLTURA EUROPEA

L’Europa dei territori ribadisce il proprio no alla liberalizzazione dei diritti di impianto viticoli e lo fa proprio nella “tana del lupo”, a Bruxelles, sede della governance dell’Unione europea, dove è stata costruita la misura che si trova nell’Ocm.

Si tratta di un vero e proprio “no deregulation day”, quello di mercoledì 7 novembre, in cui i rappresentanti politici e professionali dell’Arev (assemblea delle Regioni europee viticole) si riuniscono nella città capitale del Belgio per dire no allo “smantellamento della viticoltura europea che la liberalizzazione degli impianti porterebbe con sé”. E’ la prima volta che si incontrano proprio a Bruxelles un gran numero di rappresentanti di tutte le regioni produttrici di vino europee per lanciare un messaggio forte sui diritti di impianto alla Commissione europea, ad un mese dalla riunione del prossimo Gruppo ad Alto Livello (14 dicembre) istituito dal Commissario Ciolos.

Un’adunanza dei presidenti, vice presidenti, ministri, assessori e consiglieri delle 50 regioni viticole, membri dell’Arev, che rappresentano anche un soggetto politico oltre ai 15 Stati membri e del Parlamento europeo a favore del mantenimento di un meccanismo di programmazione del potenziale produttivo, per dimostrare la loro mobilitazione sul dossier e per ribadire la propria volontà al mantenimento dei diritti di impianto dei vigneti, cruciale per le economie regionali.

L’Arev, il 21 settembre scorso, aveva già sottoposto al Gruppo ad Alto Livello della Commissione Europea, uno studio su “gli impatti socio-economici e territoriali della liberalizzazione dei diritti di piantagione” realizzato dall’Università di Montpellier e dove i rischi della deregulation erano ampiamente identificati e dimostrati.

Il Gruppo ad Alto Livello non ha però preso in considerazione le posizioni dell’Arev, che si oppone alla liberalizzazione del diritto d’impianto, come la maggioranza del Parlamento europeo e del Comitato delle Regioni. In più, la recente proposta del mantenimento della liberalizzazione per i vini senza Indicazione geografica potrebbe celare la volontà di preservare la deregolamentazione totale.

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