C’è un luogo non molto lontano dal Belpaese, almeno geograficamente, dove il vino è considerato parte integrante della cultura del suo popolo, portabandiera del nome della nazione, tanto da finire nei musei accanto ai capolavori dell’arte che portano sopra il nome di artisti fra i più famosi al mondo: è la Francia, che ancora una volta mette in mostra una delle sue eccellenze vitivinicole, lo Champagne, accompagnata da oltre 370 opere d’arte provenienti da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, per ripercorrere la sua storia spiegando come questo rappresenti da sempre una fonte inestinguibile di ispirazione per l’immaginario degli artisti di tutto il mondo, dalla sua nascita nella seconda metà del XVII secolo con Dom Pérignon al Bouquet de Champagne di Maarten Baas (2008), dalla passione per le bollicine a Corte nel Secolo dei Lumi ai manifesti di Bonnard e Toulouse Lautrec, con uno spazio anche all’Italia, grazie alle opere del futurista Gino Severini. Con Picasso, Masson, Foujita o Lurçat, in un percorso che si snoda tra quadri, manifesti, sculture, vetri e ventagli, ma anche contributi musicali e cinematografici, e che celebra per la prima volta l’alleanza tra lo Champagne e l’arte dal XVII secolo ai giorni nostri. Ecco la mostra “L’arte dell’effervescenza: Champagne!”, di scena fino al 26 maggio al Musée des Beaux Arts di Reims, promossa dal Comité Champagne, che riunisce viticoltori e Maison di Champagne, e con la supervisione scientifica del Musée d’Orsay di Parigi, si inserisce nel quadro del sostegno alla candidatura della regione come patrimonio mondiale dell’Unesco (info: www.expo-champagne.reims.fr).
Aldilà delle bollicine che evocano la festa e la gioia di vivere, lo Champagne si rivela non solo come vino, ma come un fatto artistico portatore di miti e di domande esistenziali che la mostra si propone di esplorare. “L’energia positiva e la gioia di vivere dell’effervescenza champenois - spiega il sindaco di Reims Adeline Hazan - sono all’origine di opere di grandi artisti del XX secolo minacciati dalla barbarie della guerra come Pablo Picasso, André Masson e Jean Lurçat. Reims stessa è stata un laboratorio creativo per l’Art Déco e l’Art Nouveau per l’architettura, le affiche e le arti decorative”.
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