Vista da qui, la Francia è sempre il punto di riferimento, il Paese a cui ispirarsi, capace com’è stato nei secoli, di creare enormi brand territoriali ad altissimo valore aggiunto, dalla Borgogna alla Champagne, passando per Bordeaux, forse il più nobile ed altisonante tra i grandi nomi del vino mondiale. Ma non è tutto oro quello che luccica, e a riportare la terra dei grandi Châteaux alla realtà è nientemeno che Bernard Magrez, “l'homme aux 40 châteaux”, dal numero dei possedimenti che vanta tra Francia e resto del mondo, che accusa i colleghi, vittime di una divisione tra produttori e “merchants” ormai desueta, di non avere idea di come si venda il vino, di quali siano le esigenze del mercato, di frammentare eccessivamente i propri possedimenti e, spesso, di “vivere grazie ad una banca, Credit Agricole” ...
Ciò che Magrez critica maggiormente, dalle pagine del magazine britannico “Decanter”, è la gestione stessa dell’azienda: “meno persone all’interno della famiglia vengono coinvolte negli aspetti decisionali e meglio è. Noi siamo in tre, mio padre che ha 77 anni e lavora come se ne avesse 40, mia sorella Cécile e io, con poche rigide regole e ancora voglia di espanderci, in altri territori della Francia, come in qualsiasi Paese in cui si presenti l’occasione giusta, che capiti nel Sud dell’Inghilterra come in Italia”.
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