12 luglio 1963, decreto legge n. 930: ecco la data e l’atto, firmato dal senatore Paolo Desana, che ha dato vita alle Doc italiane. Che nel 2013, dunque, compie 50 anni (la prima Doc arrivò nel 1966, la Vernaccia di San Giminiano; per le prime Docg, Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano e Barolo, si dovette attendere il 1980). Un compleanno da festeggiare (come nel convegno di Vinitaly - www.vinitaly.com - “Il Vino, la Memoria, Il Futuro: 1963-2013 la Legge delle Doc Compie 50 anni”, promosso, tra gli altri, dalla Regione Piemonte, che a Desana, di Casale Monferrato, aveva dato i natali). Ma oggi che le denominazioni, nel complesso, sono 521 (330 Doc, 73 Docg e 118 Igt), per il 70% della produzione, al di là delle giuste celebrazioni di uno strumento fondamentale per la crescita enologica del Belpaese, il tempo è maturo per valorizzarne gli aspetti migliori, e correggere quelli che non funzionano. Poche, ad esempio, le denominazioni che pesano davvero sul. Perché “denominazione d’origine” non è sinonimo di successo (e di qualità) “garantito”: i Supertuscan, nati come “vini da tavola”, insegnano. A detta di molti le denominazioni vanno adeguate ai tempi, anche nello spirito: vanno viste non come traguardi, ma come nuove partenze, di un territorio.
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