Alzano, Dunnuni, Lucignola, Usirioto, Orisi, Nocera, Vitrarolo, Grossonero, Inzolia Nera, Zibibbo Nero, Visparola, Zuccataro: ecco i nomi dei “vitigni reliquia” dell’enologia siciliana che, grazie alla ricerca scientifica promossa dalla Regione e da Assovini, con le Università di Milano, Roma e il Centro Ricerche di Marsala, sono stati recuperati e saranno protagonisti di una degustazione d’eccezione domani a Palermo. Perché dal recupero del passato si può guardare meglio al futuro.
“È come se fosse una nuova alba per la viticoltura siciliana - spiega a WineNews il professor Attilio Scienza, ordinario di viticoltura all’Università di Milano e tra i massimi esperti del settore - perché grazie alla genetica siamo riusciti a recuperare questi vitigni anticamente coltivati nel territorio da vigneti marginali, abbandonati, talvolta addirittura da una sola pianta. Di alcuni sappiano ancora poco o niente, a certe varietà non riusciamo ancora a dare un nome, ma altre le abbiamo già vinificate, e ci sono alcune dalle potenzialità interessanti. Anche perché sono vini che per profilo sensoriale sono completamente diversi da quelli che si conoscono oggi della Sicilia, sono vini che arrivano da uve precedenti all’arrivo della fillossera in Europa, e in futuro, vinificati con tecniche moderne, potrebbero rappresentare delle chicche enologiche perfettamente complementari all’offerta enologica di oggi. E questo recupero della storia identitaria della viticoltura, inoltre, potrebbe anche aiutare una ricostruzione sull’agricoltura di zone oggi marginali della Sicilia, dove c’è da ricostruire, e potrebbero diventare anche occasioni di comunicazioni e unicità anche come attrazione enoturistica. È un’esperienza che insegna come dal recupero del passato profondo della vitivinicoltura, anche grazie alla genetica, si possono aprire nuove vie per il futuro”.
Focus - Aggregazione e coerenza: i punti di forza del vino siciliano, “parte più attiva ed intraprendente del sistema agroalimentare dell’Isola”. Parola di Dario Cartabellotta, assessore alle Risorse Agricole della Regione Sicilia
Il vino siciliano è, senza alcun dubbio, sottolinea l’assessore alle Risorse Agricole della Regione Sicilia Dario Cartabellotta a “Sicilia en Primeur”, la parte più attiva ed intraprendente del sistema agroalimentare dell’Isola, segnando fortemente una leadership funzionale all’intera economia della nostra isola. Questa realtà complessa, fatta da piccoli agricoltori, singoli ed associati, aziende familiari e grandi marchi, e che ha sempre avuto in Assovini Sicilia la sua più autorevole espressione, ha contribuito a formare l’immagine - in Italia e soprattutto all’estero - di una Sicilia positiva, laboriosa, impegnata seriamente a produrre qualità, finalmente aperta e innovativa: una Sicilia diversa, economicamente sana, perché produttiva ed orientata al mercato. Questo patrimonio di credibilità, conquistata sul campo e rivendicata con la coerenza che ha consentito di raccogliere i frutti della condivisione di un progetto comune, sostenuto dalle istituzioni e che ha avuto nell’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia prima e in questo Assessorato un punto di riferimento certo, efficace e credibile.
“Sicilia en Primeur” compie 10 anni, spiega Cartabellota, un percorso aperto di conoscenza, di virtù enologica e territoriale, di visibilità autorevole certificata da centinaia di giornalisti e critici enologici di caratura internazionale che, in questi dieci anni, hanno sposato la Sicilia del vino di qualità. Una strategia ed una funzione che ha avuto una formula vincente nei tour di territorio, visitando produttori, cantine e vigneti, ma anche prendendo contatto con tutto ciò che sta attorno al vino, in termini di patrimonio culturale, paesaggistico, naturalistico ed antropologico e che formano la nostra identità di Sicilia continente del vino. Giacomo Tachis - il più grande enologo del ‘900, colui che ha svelato il potenziale di qualità del vino siciliano al mondo - parlava del vino siciliano esaltandone la caratura culturale prima ancora che varietale o delle diverse zone viticole elette all’eccellenza. Questa consapevolezza non ci deve mai abbandonare e tutti dobbiamo ricordarcene per il surplus di valore aggiunto competitivo che questa condizione, unica e irripetibile, riesce ad affermare. Il tempo ci ha dato ragione. Oggi, continua Cartabellotta, è assai più palese di un tempo, ciò che comporta l’adozione convinta di un processo di razionalizzazione del vigneto siciliano, fondato sulle peculiarità che ci distinguono, sulla conservazione della biodiversità come elemento fondativo della nostra agricoltura, della sostenibilità e delle buone pratiche espresse nell’auto produzione di energia da fonti rinnovabili e delle innovazioni tecnologiche al servizio del risparmio energetico e della difesa dell’ecosistema raggiunto tra attività agricola e natura. In Sicilia abbiamo dimostrato che natura, qualità, lavoro agricolo e trasformazione del prodotto, sono un unicum insopprimibile che fa eccellenza e che crea benefici alle comunità.
Le cantine siciliane sono le artefici di un modello di sviluppo paradigmatico: oltre che risorsa fondamentale per lo sviluppo, il reddito e l’occupazione, il vino di qualità è oggi l’emblema delle potenzialità e dei talenti produttivi della nostra regione. Abbiamo cavalcato con tenacia la stagione dell’innovazione che guarda alla qualità, all’export, alla diversità, all’aggregazione e alla sostenibilità. Si è puntato, spiega l’assessore, su asset riconosciuti oggi come quelli che hanno permesso al mondo del vino italiano di essere una delle eccezioni positive di fronte alla crisi globale. E proprio questi sono i fattori strategici su cui continueremo a puntare, in un processo che integri i prodotti con i territori, le loro economie e il loro patrimoni storico-artistico e ambientali.
Se è vero che una delle funzioni fondamentali dell’agricoltura è la produzione di beni di qualità, è anche vero che, in futuro, l’agricoltura, e in particolare quella viticola, dovrà giocare sempre di più un ruolo fondamentale nella gestione e nell’ammodernamento del territorio, nell’organizzazione di sistemi di controllo della sicurezza alimentare, nella ricerca di fonti alternative di energia, nel recupero delle radici storico-culturali del territorio. È questa la scommessa che - con il vino in prima linea - dobbiamo prendere in carico per superare l’isolamento politico e sociale che l’agricoltura per troppo tempo ha sofferto.
Adesso, continua Cartabellota, dopo tutta la strada fatta verso la qualità, dobbiamo aprire le porte del nostro territorio. Il turismo internazionale è in piena espansione e noi siamo l’unica regione in cui la vendemmia dura 90 giorni, da fini luglio nel trapanese, a novembre sull’Etna. Un’occasione straordinaria la vendemmia per conoscere da vicino i territori di produzione e per attrarre un turismo di alto profilo: le cantine se messe nelle condizioni di accogliere il viaggiatore sanno trasmettere pienamente la cultura di un posto. Un modo senza eguali, per una regione come la nostra, per rafforzare il mercato avvicinando il consumatore al produttore. Solo così, conclude l’assessore, potremo dare pieno valore alla nostra diversità, sancire la nostra identità di corridoio privilegiato per i sapori del Mediterraneo e allo stesso tempo valorizzare produzioni che sono solo nostre e non possono essere confuse con altri prodotti che provengono da altre parti del Mediterraneo o del mondo.
Focus - Il ritratto del vino siciliano in 5 key word by Assovini Sicilia
Identità: in Sicilia sono allevati in media 9,1 vitigni in ogni azienda e il 32% delle aziende conduce sperimentazioni in vigna almeno su 8 varietà di cui 7 sono autoctone. Quasi la metà delle aziende (47%) è interessata/orientata alle così dette varietà “reliquia” tra cui Alzano, Dunnuni, Lucignola, Usirioto, Orisi, Nocera, Vitrarolo, Grossonero, Inzolia Nera, Zibibbo Nero, Visparola e Zuccataro. In cantina il 63% delle aziende usa lieviti autoctoni.
Bio: il 38% delle aziende produce vino da uve biologiche ma quasi la totalità utilizzano concimi, fitofarmaci e sistemi di irrigazione a basso impatto ambientale, usano tecniche di lotta guidata/integrata alle malattie (83%) e materiali naturali nel vigneto (92%). Anche in cantina la filosofia è sempre più green: l’83% delle aziende ha o sta installando impianti per la produzione di energia pulita, il 63% punta sul risparmio energetico e il 66% lavora per ridurre l’impatto ambientale dei residui di produzione. Le iniziative in progress sulla sostenibilità ambientale più gettonate? Ricerche su Carbon Footprint (ammontare dell’emissione di Co2 attribuibile ad un prodotto), raccolta di acqua piovana, valorizzazione dei rifiuti e riciclo, progetto Magis.
Turismo: nel 2012 ogni azienda ha ricevuto in media 3.500 visitatori (54% italiani e 46% stranieri). Per accoglierli al meglio il 39% delle aziende dispone di una struttura ricettiva con posti letto e il 29% ha in progetto di costruirla. Tutte sono attrezzate per la degustazione in cantina e il 65% è in grado di offrire un servizio di ristorazione. Il sistema vino-turismo funziona in perfetta sinergia tanto che oltre il 60% delle aziende partecipa a iniziative enoturistiche (Cantine Aperte, Calici di Stelle, ecc.) e fa parte di una Strada del Vino, con soddisfazione.
Mercati: il 58,9% del fatturato delle aziende intervistate è relativo ai mercati esteri, che sono in media 19 paesi per ogni azienda (con punte massime fino a 64 paesi). L’interesse è a 360° e va dai mercati tradizionali come Germania, Svizzera, Inghilterra, Belgio, Russia, Usa e Canada fino a Brasile, Cina, India, Indonesia che si sono affacciati più recentemente sul mercato del vino. Le aziende siciliane viaggiano nel mondo (88% partecipa a fiere/manifestazioni all’estero) e contemporaneamente amano invitare e ricevere visitatori creando così un vero circolo virtuoso di conoscenze reciproche.
Innovazione: il 25% del personale ha meno di 30 anni e forse è anche per questo che un alto numero di aziende ha introdotto negli ultimi due anni innovazioni al sistema produttivo (42%) a quello commerciale (29%) e a quello relativo al marketing e alla comunicazione (38%) tra cui, ovviamente, molta attenzione viene dedicata al web e ai social network.
Focus - La vitivinicoltura in Sicilia: i dati
Superficie regionale vitata (al 1 gennaio 2013): 108.594,8534 ettari
Principali varietà coltivate (al 1 settembre 2000) Catarratto 63.655 ettari (46%); Trebbiano toscano 16.558 ettari (12,10%); Nero d’Avola o Calabrese 14.645 ettari (10,70%); Ansonica 11.650 ettari (8,51%); Grecanico 6.540 ettari (4,78%); Nerello Mascalese 5.560 ettari (4,06%); altre 18.286 ettari (13,36%).
Principali varietà coltivate (al 1 gennaio 2013) Catarratto comune 28.542 ettari (26,28%); Nero d’Avola o Calabrese 17.580 ettari (16,19%); Catarratto lucido 7.620 ettari (7,02%); Grillo 6.820 ettari (6,28%); Ansonica 5.817 ettari (5,36%); Syrah 5.236 ettari (4,82%); Chardonnay 4.960 ettari (4,57%); Merlot 4.646 ettari (4,28%); Grecanico 3.950 ettari (3,64%); Trebbiano toscano 3.865 ettari (3,56%); Cabernet Sauvignon 3.430 ettari (3,16%); Nerello Mascalese 3.129 ettari (2,88%); Zibibbo 1.717 ettari (1,58%); Sangiovese 1.357 ettari (1,25%); Pinot Grigio 1.196 ettari (1,10%); Viognier 1.164 ettari (1,07%); Frappato 747 ettari (0,69%); Nerello Cappuccio 483ettari (0,44%); Sauvignon 351 ettari (0,32%); Moscato Bianco 304 ettari (0,28%); Vermentino 281 ettari (0,26%); Perricone 264 ettari (0,24%); Alicante Bouschet 260 ettari (0,24%); Fiano 256 ettari (0,24%).
Produzione complessiva uve 2012 6.575,174 quintali
Produzione uve 2012 destinata a vino generico 2.407,144 quintali
Produzione uve 2012 destinata a vino Igp 3.018,926 quintali
Produzione uve 2012 destinata a vino Do 1.149,104 quintali
Produzione complessiva vino 2012 4.738,437 ettolitri
Produzione vino generico 2012 1.883,455 ettolitri
Produzione vino Igp 2012 2.092,998 ettolitri
Produzione vino Do 2012 756,527 ettolitri
(Fonte: Assessorato alle Risorse Agricole della Regione Sicilia)
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