Lo scontro tra Cina ed Europa è entrato nel vivo, da una parte la procedura europea contro i pannelli solari di Pechino, dall’altra le procedure di indagine anti-dumping e sui sussidi di Stato di cui avrebbe goduto il vino europeo esportato in Cina. In mezzo, gli equilibri economici di una buona parte di mondo (di sicuro la più produttiva), che non vengono certo messi in dubbio da questo genere di “ripicche”. Anzi, in Francia il proprietario cinese di Chateau Loudenne (Medoc), Zhong Huaili, ha grandi progetti per gioiello pagato, qualche tempo fa, 20 milioni di euro, e pronto a diventare il ponte naturale tra i neo benestanti del Gigante asiatico ed il terroir di Bordeaux. L’idea, infatti, è quella di trasformare lo Chateau in un hotel di lusso: 22 camere, ristorante di alto livello, piscina, spa, 14 chalet per gli ospiti vip, per un investimento di 5 milioni di euro, a cui se ne aggiungono altri 2, che serviranno ad offrire ogni struttura necessaria a rendere il più fruibile e godibile l’aspetto enoico. Anche perché, il 50% della produzione finirà in Cina, e la proprietà bordolese non è che il primo mattone di un gruppo, Moutai Drink, che fattura 4,4 miliardi di euro l’anno, e che ha tutta l’intenzione di espandersi nel comparto del vino anche fuori dalla Francia, puntando sull’import di bottiglie italiane, cilene e californiane, grazie ad una rete distributiva che, entro la fine del 2013, potrà contare su 100 negozi in tutta la Cina.
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