
Come ogni anno, nei mesi di maggio, giugno e luglio, nelle sugherete del Mediterraneo, dal Portogallo alla Spagna, dalla Sardegna al Nord Africa, torna protagonista la decortica, il processo di estrazione di materia prima più delicato e rispettoso della natura che possa esistere al mondo: altro non è che la separazione dal tronco della quercia da sughero della sua corteccia, un processo che non arreca alcun danno alla pianta, anzi la rigenera. La maggior parte della corteccia raccolta servirà per la produzione di tappi da vino di alta qualità, ma non solo, e il processo, fondamentalmente, può essere paragonato alla tosatura di una pecora ...
“È un processo - spiega Carlos Santos, amministratore delegato di Amorim Cork, azienda leader nel mercato del sughero - prezioso, che sta alla base dell’intera industria del sughero e non solo della produzione di tappi per l’enologia, ed è anche una importantissima risorsa per l’ambiente perché è proprio grazie a questa attività che le foreste da sughero del mediterraneo vengono salvaguardate e possono così contribuire ad arrestare la desertificazione dell’ambiente, oltre che a dare lavoro alle popolazioni locali”.
Il procedimento, tutto artigianale, è particolarmente delicato, e ad occuparsene sono dei tecnici esperti, per lo più persone che vivono nella zona della foresta per le quali questa attività diventa una preziosa opportunità di lavoro e sostentamento. Ecco che la decortica diventa anche un importante contributo contro la desertificazione sociale, problema che nell’area mediterranea va ad aggiungersi a quello della desertificazione ambientale delle foreste del nord Africa e del sud Europa. Dietro, c’è una lunga storia, fatta di attesa, perché per fare un tappo bisogna aspettare almeno 43 anni, quando il sughero è finalmente adatto alla produzione dei tappi; inoltre, il processo stesso della decortica avviene solo in questo periodo dell’anno: con l’inizio dell’estate la linfa si posiziona tra il fusto della pianta e la sua corteccia ed è quindi possibile togliere quest’ultima senza problemi. Elogio dell’attesa paziente e del rispetto dei ritmi naturali, dalla semina alla prima decortica trascorrono 25 anni. Ma il primo sughero non è adatto alla produzione di tappi: è “sughero vergine” e può essere utilizzato solo per la realizzazione di articoli decorativi e prodotti granulati. Dovranno trascorrere altri 9 anni prima della seconda decortica e ancora altri 9 prima che dalla corteccia si possano realizzare tappi in sughero: 43 anni minimo in tutto. È solo allora che il sughero raggiunge una stabilità strutturale tale da garantire le proprietà necessarie all’imbottigliamento, e con un ritmo di una decortica ogni 9 anni la stessa pianta può subire questo processo per oltre 200 anni.
La corteccia di sughero è però un materiale che va protetto dall’attacco di batteri e funghi che potrebbero comprometterne la qualità. Il Gruppo Amorim infatti preferisce spostare immediatamente il sughero raccolto negli stabilimenti di produzione (9 in tutto distribuiti tra Portogallo, Spagna, Tunisia, Algeria e Marocco) e lasciarlo a stagionare nei suoi piazzali di cemento drenato, diversamente da quanto avveniva in passato quando invece restava nella foresta ed era più esposto alla contaminazione batterica. Qui avviene un’altra pausa: occorreranno almeno sei mesi di stagionatura prima di procedere alla lavorazione e alla realizzazione dei tappi. “La decortica - continua Santos - fatta con tutte le attenzioni che l’esperienza ultracentenaria Amorim suggerisce, precede tutte le altre fasi produttive e qualsiasi altro tipo di intervento che negli anni il nostro reparto Ricerca & Sviluppo ha affinato nella lotta al Tca. La natura è alla base di tutta la nostra storia e della nostra attività, ed è proprio per questo che Amorim ha così a cuore la salvaguardia delle foreste. Ogni volta che nel mondo si stappa una bottiglia con un tappo in sughero si compie un gesto d’amore per la natura”.
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