La crisi e il fisco francese potrebbero accelerare ancora di più il fenomeno che, in Francia, negli ultimi anni ha visto tanti Chateaux di Bordeaux, una delle regioni del vino mondiale più importanti, ma non solo passare di mano, spesso a proprietari stranieri, e in particolar modo asiatici. Il perché lo spiega a “Decanter.com” Jean-Luc Coupet, della società specializzata in investimenti enoici Wine Bankers di Parigi. Da un lato, una norma del governo Sarkozy, che aveva spostato da 15 a 30 anni il limite di tempo per l’esonero dalle tasse sul capital gain, e dall’altro la nuova stretta fiscale introdotta dal governo Hollande, con la tassa sui capitali superiori agli 1,3 milioni di euro, le imposte aumentate sui dividenti delle azioni e l’aumento delle tasse su tutti i passaggi di proprietà terrieri, passate dal 4,9% al 5,09%, potrebbero spingere i proprietari di tenute e vigneti a vendere quanto prima.
“Spesso le famiglie hanno posseduto chateaux e cantine per secoli - spiega Coupet - e questo vuol dire che ci sono dozzine di “azionisti”, tra generazioni, nelle proprietà. E ora si trovano a dover pagare tasse elevate e ad avere dividendi molto piccoli, se paragonati alle somme che potrebbero ricavare, invece, da eventuali vendite, considerando anche che i prezzi di terre e tenute sono aumentati nei territori più importanti.
E così a Bordeaux, ma anche in Borgogna o nella Champagne, si potrebbe assistere al progressivo abbandono delle proprietà storiche di tante piccole e prestigiose cantine, a favore di grandi compagnie, fondi sovrani e supericchi. “Sono gli unici in grado di sostenere questa pressione fiscale”, conclude Coupet.
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