In Italia, dopo annate caldissime e vendemmie partite in netto anticipo, ci si prepara ad un “ritorno alla normalità”, complice una primavera piovosa e particolarmente fredda. L’esatto contrario di quanto sta accadendo dall’altra parte dell’Oceano: la California, “casa” del 90% dei vigneti degli Stati Uniti, ha fatto registrare le temperature medie più alte dal 1997, tanto da far prevedere una vendemmia particolarmente abbondante, in anticipo addirittura di un mese su annate come 2009, 2010 e 2011, e vini particolarmente fruttati. Del resto, come ha spiega Jon Ruel, presidente della Napa Valley Grapegrowers al quotidiano Usa “The Reporter”, “affrontare i cambiamenti dei modelli climatici fa parte dell’arte della viticultura, una lunga danza con gli elementi per raggiungere la combinazione perfetta tra livelli di zucchero e acidità”.
Ed ogni anno, in California come in qualsiasi altra parte del mondo, regala un risultato diverso, frutto del tempo e dello spazio: se nel 2011, ad esempio, la stagione fresca ha dato vini con note di frutta fresca che ricordano quelli di Bordeaux, nel 2013 andrà diversamente. Basti pensare che la raccolta delle varietà usate per gli spumanti è già iniziata, mentre cabernet, merlot e pinot nero sono già nella fase dell’invaiatura. A differenza del 2004, però, in generale il caldo non influirà troppo sulla qualità, grazie a rese abbastanza elevate da tenere sotto controllo il livello di zuccheri e tannini, anche se non tutti in Napa Valley sono d’accordo: in molti avrebbero preferito che le uve fossero rimaste più a lungo sulla pianta per ottenere aromi più complessi ed un’espressione più completa di quello che è il terroir californiano.
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