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FORUM INTERNAZIONALE DELL’AGRICOLTURA E DELL’ALIMENTAZIONE DI CERNOBBIO BY COLDIRETTI: ANCHE PER I CONSUMI ALIMENTARI, SETTORE STORICAMENTE CONSIDERATO ANTICICLICO IN FASI DI CRISI ECONOMICA, È UN QUADRO A TINTE NETTAMENTE SCURE ...

Anche per i consumi alimentari, settore storicamente considerato anticiclico in fasi di crisi economica, è un quadro a tinte nettamente scure, quello che emerge dal Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, promosso da Coldiretti. Dalla ricerche presentate, realizzate insieme a Ixe’ emerge, in verità, una certa fiducia degli italiani nel settore, visto che per il 54% agricoltura ed enogastronomia sono il primo motore dell’economia del Belpaese, e per il 45% sono trainanti per l’immagine all’estero, molto di più che moda e auto.
Ma guardando alla situazione concreta, c’è poco da sorridere: il 14% degli italiani dichiara di aver ridotto la spesa, anche se siamo lontani dal 68% di chi ha tagliato l’abbigliamento, e dal 53% di chi ha stretto la borsa su viaggi e tecnologia. Una riduzione “economica” minore, però, dovuta a più fattori: intanto, 1 italiano su 2 compie una sorta di “pellegrinaggio delle offerte”, cercando i prodotti scontati e riempiendo il carrello girando tra diversi supermercati. E poi li fatto che il 47% delle persone dichiara di rivolgersi più spesso che in passato ai discount.
Unici dati in controtendenza positiva, lo zoccolo duro di italiani (il 77%) che continua ad acquistare prodotti a denominazione d’origine, magari tagliando le quantità, e il 45% che punta sul biologico. Ma i dati dicono che in Italia, in 3 anni, è salito del 47% il numero si chi che è stato costretto a chiedere aiuto per il cibo da mangiare, arrivato alla cifra record di 4,1 milioni di persone, soprattutto al Sud. Con 3,8 milioni di persone che hanno avuto assistenza, e 303.000 che si sono rivolti alle mense di organizzazioni come la Croce Rossa, la Caritas e così via. Gioco forza, 7 persone su 10 hanno ridotto lo spreco di cibo, soprattutto facendo la spesa in modo più oculato (80%), guardando con più attenzione le date di scadenza (37%), o riducendo le quantità di prodotti acquistati di volta in volta (26%).
Ma anche riutilizzando e rielaborando gli avanzi, pratica che coinvolge il 56% degli italiani. Per ora c’è l’export, guardandola dal punto di vista dei produttori, a salvare aziende e bilanci. Ma senza un’inversione di tendenza sul mercato italiano, quanto durerà?

Focus - L’indagine “La percezione della crisi e il Made in Italy”
Crisi: con l’autunno 7 italiani su 10 hanno paura di perdere lavoro
Ben sette italiani su dieci (70%) si sentono minacciati dal pericolo di perdere il lavoro e il 53% di non riuscire ad avere un reddito sufficiente per mantenere la propria famiglia. Emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine su “La percezione della crisi e il Made in Italy” realizzata da Coldiretti-Ixe’ ad ottobre 2013, e illustrata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio.
Per più di una famiglia italiana su quattro (22%) sarà - sottolinea la Coldiretti - un autunno difficile di sacrifici economici. Per la situazione generale la percentuale di quanti sono pessimisti per il futuro e pensano che la situazione peggiorerà sono il 35%. Al contrario, sono il 51% coloro che - continua la Coldiretti - ritengono che non ci saranno cambiamenti mentre sono solo il 14% quelli convinti che ci sarà un miglioramento.
“Emerge una forte preoccupazione e un senso di rassegnazione nei confronti sia della situazione generale del Paese che di quella personale in cui c’è bisogno di avere fiducia nel futuro”, ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini. I pericoli che si intravedono - conclude Marini - sono molto pragmatici come il lavoro e il reddito e poco ideologici come l’immigrazione, citata solo dal 7% degli italiani.

Crisi: 16% italiani costretti al furto, il 37% salvato dai genitori. Oltre 2 milioni di famiglie non hanno a reddito a sufficienza per l’indispensabile
Il 16% degli italiani conosce personalmente qualcuno che per indigenza è stato costretto a rubare nel 2013 e tra questi ben due su tre (66%) hanno sottratto prodotti alimentari e il 22% oggetti per i propri figli. Emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine su “La percezione della crisi e il Made in Italy” realizzata da Coldiretti-Ixe’ a ottobre 2013, e illustrata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato a Cernobbio.
Se il 42% degli italiani vive senza affanni, quasi la metà (45%) riesce a pagare appena le spese senza permettersi ulteriori lussi, mentre oltre 2 milioni di famiglie (10%) non hanno oggi - sottolinea Coldiretti - reddito a sufficienza neanche per l’indispensabile a vivere. In questa situazione la famiglia - continua Coldiretti - è la principale fonte di welfare. Il 37% degli italiani è stato costretto infatti a chiedere aiuto economico per arrivare alla fine del mese ai genitori, il 14% a parenti e il 4% addirittura ai figli. Solo il 14% si è rivolto a finanziarie o banche mentre l’8% agli amici. Spesso considerata superata, la struttura della famiglia italiana si sta dimostrando, nei fatti, fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini.
La solidarietà tra generazioni - conclude Coldiretti - è dunque un modello vincente per vivere e stare bene insieme e non un segnale di arretratezza sociale e culturale come molti si ostinano ad affermare.

Crisi: troika benvenuta per 1 italiano su 3. il 68% sogna Merkel. La fiducia dei cittadini: Papa superstar con il 74%, politici nazionali al 4%
Per quasi un italiano su tre (31%) l’intervento della troika (Fondo Monetario, Commissione Europea, Bce) sui conti italiani sarebbe una salvezza, una percentuale nettamente superiore al 25% che la ritiene invece una sciagura. Emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine su “La percezione della crisi e il Made in Italy”, realizzata da Coldiretti-Ixe’ a ottobre 2013, e illustrata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio.
Non manca pero’ una forte pattuglia di disillusi con il 28% che ritiene non cambierebbe niente mentre il 16% non risponde. La tanto spesso disprezzata Angela Merkel sarebbe vista con favore come premier in Italia dal 68% dei cittadini italiani che dimostrano di credere maggiormente ad economisti e politici stranieri rispetto a quelli nostrani. Un dato che è confermato dal livello di fiducia riposto nei protagonisti nazionali della politica, dell’economia e del sociale. All’ultimo posto si posizionano i partiti nei quali appena il 4% ripone fiducia, superati di poco dalle banche che raggiungono il 9% mentre svetta nella speciale classifica il Papa che è la vera superstar del momento con il 74% e le forze dell’ordine che raggiungono ben il 70%, seguite dalla magistratura (55%) e - conclude Coldiretti - dal Presidente della Repubblica al 52%.
“Nella politica viene individuata una chiara responsabilità della difficile situazione tanto che l’unico punto di riferimento sicuro è il Santo Padre e si è addirittura disposti a rinunciare alla democrazia per affidarsi a qualcuno che viene da fuori”, ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini.

Crisi: 2 italiani su 3 tagliano abiti, la metà viaggi e tecnologie
Più di due italiani su tre (68%) hanno ridotto la spesa o rimandato l’acquisto di capi d’abbigliamento riciclando dall’armadio per l’autunno gli abiti smessi nel cambio stagione, ma oltre la metà (53%) ha detto addio a viaggi e vacanze e ai beni tecnologici (52%). E’ quanto emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine su “La percezione della crisi e il Made in Italy” realizzata da Coldiretti-Ixe’ ad ottobre 2013, e illustrata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio.
Abbigliamento e viaggi non solo si classificano al top dei tagli effettuati dalle famiglie, ma nel corso del 2013 sono anche i beni per i quali si è registrato il piu’ rilevante aumento di persone che hanno fatto rinunce, cresciute rispettivamente del 13% e del 10%, rispetto allo scorso anno.
A seguire nella classifica del cambiamento delle abitudini si colloca anche - sottolinea la Coldiretti - la frequentazione di bar, discoteche o ristoranti nel tempo libero, dei quali ha fatto a meno ben il 49%. Il 42% degli italiani ha rinunciato alla ristrutturazione della casa, il 40% all’auto o la moto nuova e il 37% agli arredamenti. Pesa l’addio alle attività culturali del 35% degli italiani in un Paese che deve trovare via alternative per uscire dalla crisi, ma anche quello alle attività sportive (29%) destinato ad avere un impatto sulla salute. Da segnalare sul lato opposto il fatto che - conclude Coldiretti - solo l’14% degli italiani dichiara di aver ridotto la spesa o rimandato gli acquisti alimentari, una percentuale superiore solo alle spese per i figli (6%), ma per entrambe le voci la percentuale è in calo rispetto allo scorso anno.

Crisi: negozio fiducia addio, slalom in citta’ per 1 italiano su 2
Con la crisi si dice addio al negozio di fiducia e quasi la metà degli italiani (47%) si reca in diversi esercizi commerciali per acquistare il prodotto che cerca dove costa meno, magari aiutati da internet e volantini sui quali è guerra nel pubblicizzare offerte speciali e sconti. Emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine su “La percezione della crisi e il Made in Italy” realizzata da Coldiretti-Ixe’ a ottobre 2013, e illustrata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio.
Con il 71% dei consumatori che dichiara di confrontare con piu’ attenzione rispetto al passato i prezzi, gli italiani - sottolinea la Coldiretti - sono costretti a trasformarsi in veri detective della spesa: il 62% va a caccia delle offerte speciali 3 per 2 e degli sconti e il 42% cerca sempre e comunque i prodotti che costano meno. Mai come nel passato - sottolinea la Coldiretti - fare la spesa è diventata una sfida alla ricerca della maggiore convenienza che richiede fatica e tempo, portando gli italiani a fare la spola tra diversi negozi per risparmiare.
A cambiare - continua la Coldiretti - sono anche le tipologie di prodotti che si mettono nel carrello con il 49% degli italiani che preferisce acquistare prodotti locali e solo l’11% quelli di una grande marca nazionale, mentre per il 32% è indifferente e si guarda solo al prezzo o alla qualità. Da segnalare - precisa la Coldiretti - la tenuta degli acquisti diretti dal produttore al quale si rivolge regolarmente ben il 14% degli italiani, il 45% qualche volta, il 29% raramente e solo il 12% mai.
Una opportunità - conclude la Coldiretti - resa possibile dal fatto che in Italia sono oggi presenti 8.392 punti vendita di Campagna Amica gestiti direttamente dagli agricoltori rispetto ai 7.094 del 2012, tra mercati degli agricoltori, cascine, cantine, maghe e aziende, botteghe e ristoranti.

Crisi: boom low cost ma tiene doc e biologico
Oltre tre italiani su quattro (77%) continuano ad acquistare regolarmente o qualche volta prodotti a denominazione di origine e quasi la metà (45%) prodotti biologici, ma il vero boom lo fanno registrare i prodotti low cost che il 47% degli italiani acquista piu’ frequentemente del passato. E’ quanto emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine su “La percezione della crisi e il Made in Italy” realizzata da Coldiretti-Ixe’ a ottobre 2013, e illustrata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio.
Si tratta di risultati che evidenziano una polarizzazione nei comportamenti, con una parte della popolazione che, preoccupata per la qualità dell’alimentazione, si rivolge a prodotti garantiti, ma una fetta consistente è purtroppo costretta ad acquistare prodotti low cost che non danno le stesse garanzie. Chi ha disponibilità di reddito ed è un consumatore attento alla qualità e alla tipicità consolida i propri stili, mentre chi si trova in difficoltà è spesso costretto a rinunciare.
La situazione di crisi non fa abbandonare l’attenzione verso i più bisognosi ed aumentano gli acquisti di prodotti del commercio equo e solidale spesso provenienti da Paesi del terzo mondo che finiscono nel carrello del 38% degli italiani mentre sembra sgonfiarsi anche il boom nei consumi dei prodotti etnici acquistati solo dal 24% degli italiani forse a causa dei recenti allarmi sanitari, ma anche - precisa la Coldiretti - per la scelta di privilegiare acquisti di prodotti nazionali per sostenere l’economia e l’occupazione in un difficile momento di crisi. Resta alta, nonostante la crisi, l’opposizione agli organismi geneticamente modificati che sono considerati meno salutari da ben il 67% degli italiani che esprimono una opinione.

Crisi: cibo e moda sono i motori ripresa economia, giù l’auto. Acquisizioni dall’estero per 10 miliardi da inizio crisi
La grande maggioranza degli italiani 54% considera la produzione di cibo il vero motore dell’economia, con un aumento dell’8% rispetto allo scorso anno, e il 18% punta sulla moda che rimane però stabile mentre crolla del 33% l’automobile, che si ferma al 10%. Emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine su “La percezione della crisi e il Made in Italy” realizzata da Coldiretti-Ixe’ a ottobre 2013, e illustrata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio.
Il cibo e la moda sono anche considerati trainanti per l’immagine dell’Italia all’estero rispettivamente dal 45 e dal 38% degli italiani. “Una conferma della validità e della modernità del modello di sviluppo agricolo Made in Italy che è fondato sul valorizzazione dell’identità, della qualità, delle specificità e che può rappresentare un riferimento anche per gli altri settori per affrontare e vincere la competizione internazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “dentro l’agricoltura non c’è ancora un reddito adeguato ma c’è legittimamente quella visione di futuro e di prospettive e di fiducia che non c’è negli altri settori”.
Il biglietto da visita dell’Italia è il cibo Made in Italy che può contare sulla leadership in Europa con 254 prodotti tipici a denominazione di origine riconosciuti (Dop/Igp), il maggior numero di aziende agricole biologiche (48.269 operatori) e la maggiore biodiversità con 57.468 specie animali e 12.000 specie di flora, ma anche nel valore aggiunto per ettaro di terreno ovvero la ricchezza netta prodotta per unità di superficie dall’agricoltura italiana è praticamente il doppio di quella di Francia e Spagna, il triplo di quella inglese e una volta e mezzo quello tedesco.
L’Italia - ha continuato la Coldiretti - è il primo esportatore mondiale in quantità di vino, pasta, kiwi, pesche, mele e pere, ma anche il principale produttori di pasta e ortofrutta. Senza contare - continua la Coldiretti - il top di presenze per il turismo enogastronomico e quello ambientale, con 871 parchi ed aree protette che coprono il 10% del territorio, ed il record di longevità, grazie alla dieta mediterranea e al fatto che l’Italia conquista il primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare, con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3%), risultati peraltro inferiori di cinque volte a quelli della media europea (1,5% di irregolarità) e addirittura di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9% di irregolarità).
Non è un caso - sottolinea la Coldiretti - che quest’anno le esportazioni agroalimentari raggiungeranno il record storico di 34 miliardi (+7%) e le multinazionali straniere vengono in Italia per acquisire i nostri marchi piu’ prestigiosi. Ha infatti superato i 10 miliardi il valore dei marchi storici dell’agroalimentare italiano passati in mani straniere dall’inizio della crisi che ha favorito una escalation nelle operazioni di acquisizione del Made in Italy agroalimentare. L’ultima operazione quest’anno è stata la decisione della società Averna di cedere l’intero capitale dell’azienda piemontese detentrice dello storico marchio dei dolci Pernigotti al gruppo Toksoz in Turchia che è il maggior produttore mondiale di nocciole. Una operazione che segue da vicino l’acquisizione da parte della multinazionale del lusso Lvmh di una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale della Pasticceria Confetteria Cova proprietaria della società Cova Montenapoleone srl, che gestisce la nota pasticceria .000nese, mentre l’ultimo colpo nelle campagne toscane è stato messo a segno - sottolinea la Coldiretti - da un imprenditore cinese della farmaceutica di Hong Kong, che ha acquistato per la prima volta un’azienda vitivinicola agricola nel Chianti, terra simbolo della Toscana per la produzione di vino: l’azienda agricola Casanova - La Ripintura, a Greve in Chianti, nel cuore della Docg del Gallo Nero.
Nel 2013 - continua la Coldiretti - si è verificato il passaggio di mano del 25% della proprietà del riso Scotti ceduto dalla famiglia pavese al colosso industriale spagnolo Ebro Foods. Nel 2012 la Princes Limited (Princes), una controllata dalla Giapponese Mitsubishi, ha siglato un contratto con AR Industrie Alimentari Spa (Aria), leader italiana nella produzione di pelati, per creare una nuova società denominata “Princes Industrie Alimentari srl (Pia), controllata al 51% dalla Princes, mentre il marchio Star passa definitivamente in mano spagnola con il gruppo Agrolimen che ha aumentato la propria partecipazione in Gallina Blanca Star al 75%. Infine, è volata in Inghilterra la Eskigel che produce gelati in vaschetta per la grande distribuzione (Panorama, Pam, Carrefour, Auchan, Conad, Coop).
Nel 2011 la società Gancia, casa storica per la produzione di spumante, è divenuta di proprietà per il 70% dell’oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vokda Russki Standard; la francese Lactalis è stata, invece protagonista - sottolinea la Coldiretti - dell’operazione che ha portato la Parmalat a finire sotto controllo transalpino; il 49% di Eridania Italia Spa operante nello zucchero è stato acquisito dalla francese Cristalalco sas e la Fiorucci salumi è passata alla spagnola Campofrio Food Group, la quale ha ora in corso una ristrutturazione degli impianti di lavorazione a Pomezia che sta mettendo a rischio numerosi posti di lavoro. Nel 2010 il 27% del gruppo lattiero caseario Ferrari Giovanni Industria Casearia Spa fondata nel 1823 che vende tra l’altro Parmigiano Reggiano e Grana Padano è stato acquisito dalla francese Bongrain Europe Sas e la Boschetti Alimentare Spa, che produce confetture dal 1981, è diventata di proprietà della francese Financière Lubersac che ne detiene il 95%. L’anno precedente, nel 2009 - prosegue la Coldiretti -, è iniziata la cessione di quote della Del Verde industrie alimentari spa che è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl, la quale fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata. Nel 2008 la Bertolli era stata venduta all’Unilever per poi essere acquisita dal gruppo spagnolo SOS, è iniziata la cessione di Rigamonti salumificio spa, divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International, mentre la Orzo Bimbo è stata acquisita dalla francese Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis. Lo stesso anno è stata ceduta anche Italpizza, l’azienda modenese che produce pizza e snack surgelati, all’inglese Bakkavor acquisitions limited.
Con l’inizio della crisi - informa la Coldiretti - si è dunque verificata una accelerazione nel processo di cessione dei marchi storici del Made in Italy che nell’agroalimentare era già in fase avanzata. Nel 2006 la Galbani era entrata in orbita Lactalis, ma lo stesso anno gli spagnoli hanno messo le mani pure sulla Carapelli, dopo aver incamerato anche la Sasso appena dodici mesi prima. Nel 2005 - continua la Coldiretti - la francese Andros aveva acquisito le Fattorie Scaldasole, che in realtà parlavano straniero già dal 1985, con la vendita alla Heinz. Nel 2003 hanno cambiato bandiera anche la birra Peroni, passata all’azienda sudafricana SABMiller, e Invernizzi, di proprietà dal 1985 della Kraft e ora finita alla Lactalis. Negli anni Novanta erano state Locatelli e San Pellegrino ad entrare nel gruppo Nestlè, anche se poi la prima era stata “girata” alla solita Lactalis (1998). Nel 1995 la Stock, venduta alla tedesca Eckes A.G, è stata acquisita nel 2007 dagli americani della Oaktree Capital Management, che lo scorso anno hanno chiuso lo storico stabilimento di Trieste per trasferire la produzione in Repubblica Ceca. La stessa Nestlè - conclude la Coldiretti - possedeva già dal 1993 il marchio Antica gelateria del Corso e addirittura dal 1988 la Buitoni e la Perugina.

Focus - “Le nuove povertà del Belpaese. Gli italiani che aiutano”
Crisi: in italia 4,1 milioni senza cibo nel 2013 (+47% in 3 anni)
Salgono alla cifra record di 4.068.250 i poveri che nel 2013 in Italia sono stati addirittura costretti a chiedere aiuto per il cibo da mangiare, con un aumento del 10% sullo scorso anno e del 47% rispetto al 2010, ovvero ben 1.304.871 persone in piu’ negli ultimi 3 anni. Emerge dal primo drammatico Dossier su “Le nuove povertà del Belpaese. Gli italiani che aiutano” presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio. Gli italiani indigenti che hanno ricevuto pacchi alimentari o pasti gratuiti attraverso i canali no profit che distribuiscono le eccedenze alimentari hanno raggiunto - sottolinea la Coldiretti - quasi quota 4,1 milioni, il massimo dell’ultimo triennio, secondo la relazione sul ‘Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2013’, realizzata dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea). Per effetto della crisi economica e della perdita di lavoro si sta registrando - precisa la Coldiretti - un aumento esponenziale degli italiani senza risorse sufficienti neanche a sfamarsi: erano 2,7 milioni nel 2010, sono saliti a 3,3 milioni nel 2011 ed hanno raggiunto i 3,7 milioni nel 2012. Una situazione drammatica che - conclude la Coldiretti - rappresenta la punta di un iceberg delle difficoltà che incontrano molte famiglie italiane nel momento di fare la spesa.

Crisi: 429.000 bimbi hanno chiesto aiuto per mangiare nel 2013 (+13%). Insieme a 579.000 anziani con oltre 65 anni di età (+14% sul 2012)
In Italia ci sono ben 428.587 bambini con meno di 5 anni di età che nel 2013 hanno avuto bisogno di aiuto per poter semplicemente bere il latte o mangiare, con un aumento record del 13% rispetto allo scorso anno; ma ad aumentare con un tasso superiore alla media è stato anche il numero di anziani, ben 578.583 over 65 anni di età (+14% sul 2012), che sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari. E’ quanto emerge dal primo drammatico Dossier su “Le nuove povertà del Belpaese. Gli italiani che aiutano” presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio.
Le famiglie con bambini e gli anziani - sottolinea la Coldiretti - sono state dunque le categorie sulle quali è pesata maggiormente la crisi con gravi difficoltà alimentari. In termini assoluti, quest’anno sul 2012, hanno chiesto cibo per vivere ben 48.788 bambini di età da 0 a 5 anni in più rispetto all’anno precedente, mentre ad incrementare le file davanti alle mense o alle associazioni caritatevoli sono stati 70.132 anziani rispetto allo scorso anno. La popolazione totale dei bambini indigenti, espressa in valori assoluti, è concentrata in prevalenza nell’Italia Meridionale (149.002 unità, pari al 35% del numero complessivo di minori tra i 0 e i 5 anni bisognosi di aiuto) e nell’Italia Settentrionale (129.420 unità, pari al 30%).
Oltre il 40% dei bambini bisognosi di aiuto alimentare - precisa la Coldiretti - è concentrato in Campania ed in Sicilia. La popolazione totale degli indigenti anziani, espressa in valori assoluti, è concentrata in prevalenza nell’Italia Meridionale (220.338 unità, pari al 38% del totale degli indigenti over 65), mentre nelle altre aree - conclude la Coldiretti - i valori sono poco differenti (nell’Italia Settentrionale 121.906 unità, pari al 21% del totale; nell’Italia Centrale 119.043 unità. pari al 21% del totale; nelle Isole 117.296 unità, pari al 20% ).

Crisi: 4 affamati su 10 al sud, +65% in 3 anni
Quasi 4 persone su 10 che hanno avuto bisogno di aiuti alimentari nel 2013 si trovano nelle regioni del sud Italia, dove si contano ben 1.542.175 indigenti, in aumento del 65% negli ultimi 3 anni. Emerge dal primo drammatico Dossier su “Le nuove povertà del Belpaese. Gli italiani che aiutano” presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio, dal quale si evidenzia che la crisi ha aggravato le differenze tra Nord e Sud del Paese.
A preoccupare - sottolinea la Coldiretti - non è solo il trend negativo del sud, ma anche la concentrazione del disagio, con gli “assistiti” che assumono valori veramente notevoli in Campania (da 509.928 a 913.213 indigenti) e, in misura minore, in Puglia e Calabria. Nell’Italia centrale il numero dei beneficiari di aiuti alimentari sale tra il 2010 ed il 2013 da 537.068 a 720.636, ma nel Lazio, che passa dai 326.938 ai 423.233 assistiti, tali aumenti assumono un’importanza maggiore. Nelle isole il numero degli indigenti assistiti cresce tra il 2010 ed il 2013 da 496.771 a 748.584 dei quali - precisa la Coldiretti - ben 660.152 in Sicilia.
La situazione non è, peraltro, rosea al Nord dove il numero degli indigenti tra il 2010 ed il 2013 passa da 797.939 a 1.056.855 (+32%). In Lombardia si passa dai 261.063 assistiti del 2010 ai 329.746 assistiti del 2013 (+ 26%) e in Emilia Romagna - conclude la Coldiretti - dai 163.029 assistiti del 2010 ai 228.591 assistiti dopo il terremoto (+ 40%).

Crisi: nuovo povero si vergogna in mensa, boom pacchi alimentari. 3,8 milioni hanno chiesto pacchi alimentari mentre solo 303.000 frequentano mense
In termini generali si contano 303.485 persone che hanno beneficiato dei servizi mensa, mentre sono ben 3.764.765 i poveri che nel 2013 hanno avuto assistenza con pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) che per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti in mensa. E’ quanto emerge dal primo drammatico Dossier su “Le nuove povertà del Belpaese. Gli italiani che aiutano” presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio, dal quale si evidenzia che, nel 2013, sono stati calcolati complessivamente 134.019.679 interventi di aiuto alimentare intesi come offerta di un pasto tramite mensa oppure come distribuzione di un pacco di alimenti che contiene, però, cibo per più giorni.
Con la povertà aumenta anche la solidarietà e si contano nel 2013 ben 15.067 strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da 242 enti caritativi che fanno riferimento a 7 organizzazioni (Croce Rossa Italiana, Caritas Italiana, Fondazione Banco Alimentare, Banco delle Opere di Carità, Associazione “Sempre insieme per la Pace”, Comunità di Sant’Egidio, Associazione Banco Alimentare Roma) ufficialmente riconosciute dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) che si occupa della distribuzione degli aiuti.
Per la tipologia di aiuto alimentare offerto - conclude la Coldiretti - i formaggi rappresentano circa il 28% in valore, seguiti da pasta e pastina per bimbi e anziani, che assorbono il 18% del costo, dal latte con il 14%, dai biscotti (12%), dal riso (8%), dall’olio di girasole (6%), dalla polpa di pomodoro (4%) e, a seguire, legumi, confetture e farina.

Crisi: aiuti alimentari ai bisognosi da 15% famiglie italiane
Il 15% famiglie italiane ha offerto aiuto alimentare ai più bisognosi nel corso del 2013. Emerge dal primo drammatico Dossier su “Le nuove povertà del Belpaese. Gli italiani che aiutano” presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio, sulla base dell’indagine elaborata da IXE’ per l’appuntamento.
A fronte dell’aggravarsi della crisi e dell’aumento delle persone che si trovano nella situazione di disagio, aumenta la solidarietà dei cittadini. Il 15% degli italiani - sottolinea la Coldiretti - ha donato quest’anno cibo ai più bisognosi, ma sono molte le forme di solidarietà con cui si esprimono i cittadini in questo difficile momento. Se il dono alimentare è la forma più diffusa di sostegno, il 10% dei connazionali - conclude la Coldiretti - dichiara di aver prestato denaro a parenti e amici più del passato, l’8% di fare più volontariato e la stessa percentuale (8%) di aver aumentato le donazioni in denaro, mentre il 7% degli italiani ha fatto l’elemosina anche per strada o ai semafori lungo gli incroci.

7 italiani su 10 tagliano sprechi a tavola
Piu’ di sette italiani su dieci (73%) hanno tagliato gli sprechi a tavola nel 2013, con il 45% che li ha ridotti mentre il 28% li ha addirittura annullati, in aumento di quattro punti percentuali rispetto al 2012. Emerge dal primo drammatico Dossier su “Le nuove povertà del Belpaese. Gli italiani che aiutano” presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio, sulla base dell’indagine elaborata da IXE’ per l’appuntamento.
Una percentuale del 26% - precisa Coldiretti - non ha cambiato il proprio comportamento, ma nessuno ha dichiarato di averli aumentati. Il contenimento degli sprechi - sottolinea la Coldiretti - è forse l’unico aspetto positivo della crisi in una situazione in cui ogni persona in Italia ha buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno. Tra chi ha tagliato nel 2013 gli sprechi l’80% fa la spesa in modo più oculato, il 37% guardando con più attenzione alla data di scadenza e il 26% riducendo le dosi acquistate, ma sono il 56% quelli che riutilizzano quello che avanza. Sulle tavole degli italiani tornano ad esempio i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. Ricette che non sono solo una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come - continua la Coldiretti - la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta.
I piatti antispreco - conclude la Coldiretti - sono tanti, basta solo un po’ di estro e si possono preparare delle ottime polpette recuperando della carne macinata avanzata semplicemente aggiungendo uova, pane duro e formaggio oppure la frittata di pasta per riutilizzare gli spaghetti del giorno prima e ancora la pizza rustica per consumare le verdure avanzate avvolgendole in una croccante sfoglia. Se avanza del pane, invece, si può optare per la più classica panzanella aggiungendo semplici ingredienti, sempre presenti in ogni casa, come pomodoro olio e sale per arrivare alla più tradizionale ribollita che utilizza cibi poveri come fagioli, cavoli, carote, zucchine, pomodori e bietole già cotte da unire al pane raffermo. Ma anche la frutta - conclude la Coldiretti - può essere facilmente recuperata se caramellata, cotta per diventare marmellata o semplicemente in macedonia.

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