Il legame tra il mondo dell’alta ristorazione e quello del vino non è mai stato tanto forte come negli ultimi anni. Merito di una presa di coscienza comune che, se da un lato ha riportato il vino al centro delle scelte dei locali gourmet del Belpaese, dall’altro ha fatto entrare il top dell’offerta gastronomica direttamente nelle cantine più importanti d’Italia. WineNews, a poche settimane dall’uscita dell’edizione 2014 della “Guida Michelin”, ha fatto un giro virtuale tra i ristoranti stellati dello Stivale legati a doppio filo al mondo del vino.
Innanzitutto, nientemeno che un “tristellato”, il Piazza Duomo di Alba, inaugurato nel 2005 dalla famiglia Ceretto, nome illustre della produzione langarola, con le sue etichette di Dolcetto, Barbera, Barolo, Barbaresco e Asti, insieme allo chef Enrico Crippa. Un altro big che ha legato il proprio nome ad un progetto di natura gastronomica (ma anche, se non soprattutto, culturale ed artistica), è Bisol, big del Prosecco di Valdobbiadene che, insieme al Comune di Venezia, ha recuperato un’intera isola, Venissa, dove adesso trovano spazio un ostello di lusso ed un ristorante stellato, curato da qualche mese dalla chef Antonia Klugmann. In Trentino Alto Adige, invece, è la famiglia Lunelli, al top nelle bollicine del Trentodoc con il marchio Ferrari, ad aver voluto uno spazio d’eccellenza, la Locanda Margon, una stella Michelin, dove lo chef Alfio Ghezzi fa incontrare i piaceri della terra con quelli dei metodo classico dell’azienda trentina. Altro gigante enologico è il gruppo Terra Moretti, che tra Lombardia e Toscana, tra la Franciacorta e la Maremma, ha messo su dei veri e propri distretti enogastronomici, fatti di grandi vini, dal Bellavista ai Super Tuscan di Petra (a Suvereto), ospitalità e, ovviamente, ristorazione: al top, la Trattoria Toscana, a Tenuta La Badiola, una stella firmata nientemeno che da Alain Ducasse (senza dimenticare che, per anni, a Bellavista ha cucinato uno chef che di stelle non ha bisogno, Gualtiero Marchesi, padre della cucina italiana moderna che, a fine anno, andrà in pensione). Anche Feudi San Gregorio ha puntato, come massima espressione della propria cultura dell’accoglienza, sulla cucina, e più precisamente sul talento dello chef Paolo Barrale, allievo di Heinz Beck che, con la sua fantasia, è chiamato ad esaltare i bianchi ed i rossi dell’azienda campana.
Detto dei punti di riferimento dell’enologia nazionale che hanno puntato con forza su una cucina di alto livello, capace quindi di portare ulteriore prestigio alle proprie cantine, lo sguardo si sposta sulle realtà meno note al mondo dei wine lovers, ma che rappresentano comunque esempi indicativi di quella tendenza che vuole una sinergia sempre maggiore tra azienda vinicola e ristoranti stellati. In provincia di Torino, a Caluso, il Gardenia ha fatto il percorso inverso: il ristorante stellato della famiglia Crosio, infatti, si è allargato negli anni, e adesso vanta in portfolio l’Azienda Vitivinicola Roberto Crosio (il figlio dei titolari), che produce essenzialmente Erbaluce. Tra i vigneti della Cantina Colle dell’Aia, nel bergamasco, per la precisione a Grumello Dal Monte, c’è un altro stellato, Al Vigneto: a tavola, le pietanze degli chef insieme ai vini che omaggiano, con i loro nomi, i grandi artisti del passato, da Giotto e Caravaggio, due Valcalepio rossi, fino a Tiziano (Merlot) e Raffaello (Chardonnay). Nel veronese, il wine relais Villa Cordevigo, tra i filari dei Vigneti Villabella, ospita il Ristorante Oseleta, tra le nuove stelle 2014 grazie all’arte culinaria dello chef Giuseppe D’Aquino, mentre l’Antica Corte Pallavicina, a Polesine Parmense, oltre che un locale stellato, è anche un’azienda agricola, da cui nascono i vini Strologo, Tamburen, La Fortana, La Fortnanella e il Rosso Del Motto. Più a sud, a Strongoli, in provincia di Crotone, il Dattilo, una stella Michelin, fa capo all’Azienda Ceraudo, che produce diverse etichette di rossi, bianchi e rosati calabresi. Tornando in Toscana, un altro stellato, Il Colombaio, a Casole d’Elsa, in provincia di Siena, è immerso in un’azienda agricola che, però, si limita ad una piccola produzione di vino da tavola. Il famoso Al Cacciatore, invece, della famiglia friulana Sirk, a Cormons, più che vino, fa dell’aceto il proprio tratto distintivo, grazie alla grande acetaia ospitata a poche decine di metri dal ristorante.
Le forme di collaborazione tra ristorazione e vino, però, non si esaudiscono certo qui, ed anzi, in realtà, sono decine. Tra le più interessanti, senza dubbio, i diversi progetti di Oscar Farinetti, il patron di Eataly che, a Serralunga d’Alba, nella Tenuta di Fontanafredda, ospita sia lo stellato Guido che il Disguido, l’osteria del vino libero, dove trovare tutti i vini della Tenuta di Fontanafredda, quelli delle cantine Vino Libero e una selezione dei prodotti di Eataly. E proprio il primo Eataly, quello del Lingotto di Torino, vanta un altro stellato, il Ristorante Casa Vicina, e a Milano, l’Alice, altro stellato, si trasferirà presto all’interno del Teatro Smeraldo dove sorgerà Eataly Milano.
Poi ci sono altre storie, altri momenti di contatto, come quello del Ristorante Al Castello di Grinzane Cavour, una stella Michelin, ospitato nello stesso castello in cui ha sede l’Enoteca Regionale Piemontese Cavour. O come Il Cecchini, a Pasiano di Pordenone, è stato il primo ristorante a vantare una sala Dom Pérignon al suo interno, senza dimenticare il rapporto che lega Giorgio Pinchiorri e le sue tre stelle Michelin alla famiglia Frescobaldi, insieme nel progetto sociale Gorgona. E ancora, Il Falconiere, a Cortona, che è anche wine resort grazie alla collaborazione con Baracchi Winery, l’Osteria di Passignano, in un’abbazia dove, oltre allo stellato, trovano spazio le botti del Chianti Classico Riserva di Abbadia a Passignano, e il “caso” dello stellato trentino Maso Franc, aperto anni fa grazie alla volontà di La Vis, o, infine, La Parolina, ad Acquapendente, a strettissimo contatto con la Falesco dei Cotarella.
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