Diciamola tutta: senza il nome del Brunello, la news di 30.000 bottiglie false, sarebbe stata una delle tante, e non avrebbe fatto il giro del mondo. Detto questo, c’è da augurarsi che gli inquirenti, solerti nel comunicare il fatto (segno che i controlli, comunque, funzionano), definiscano altrettanto velocemente i contorni di una vicenda, che ad ora pare circoscritta. Bello, poi, sarebbe che chi si macchia di frodi alimentari fosse escluso dall’attività d’impresa. Nondimeno, anche una piccola cosa (solo nei numeri) come questa, può creare un grande danno ad un tessuto produttivo sano, che crea occupazione, ricchezza ed immagine. Magari, nelle (poche) Docg di più grande pregio e valore, servirebbero più controlli, incisivi e preventivi, ed una gestione, complessiva, più efficace del territorio.
“Di sicuro di potrebbe fare di più, si può sempre fare di più - commenta, a WineNews.tv, il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci - e l’attività dei Nas è stata importante, ma sarebbe stato tutto più semplice se ci fosse un coordinamento migliore a livello Regionale, cosa di cui intendiamo farci promotori. Certo, la vicenda ha fatto tanto rumore perché quando si parla di Brunello è così, hai gli occhi puntati addosso, e che dal successo potessero arrivare anche simili problemi, prima o poi, c’era da immaginarselo. C’è di buono che da quello che si sa ora, le persone coinvolte non sono di Montalcino, perché questa Tenimenti Montalcino srl - riportata nelle etichette sequestrate e citata in un articolo del quotidiano “La Repubblica”, ndr - qui ha solo la ragione sociale, ma non c’entra niente con il territorio”.
Certo è che il territorio di Montalcino, a livello di tessuto imprenditoriale è sano. Lo dimostra la reazione ai problemi degli anni passati. Ma è un fatto che oltre a tanti produttori che coltivano uva e imbottigliano il vino, ci siano anche tanti imbottigliatori puri, che ovviamente lavorano nel rispetto della legge. Ma questo, in ogni caso, non complica i controlli su fatti simili? “È ovvio che chi imbottiglia e basta non ha lo stesso legame con il territorio di chi lo vive ogni giorno. L’imbottigliatore puro oggi guadagna qui, domani da un altra parte, anche se è una realtà che ha comunque una sua importanza sul territorio, questo non va dimenticato. In ogni caso, in questo senso, discuteremo a breve una modifica al disciplinare sulla vendita di uve e vino sfuso, che vorrei avvenisse con comunicazione preventiva al Consorzio, come avviene per esempio da qualche tempo nel Chianti Classico. Noi come Consorzio del Brunello facciamo tutto quello che è in nostro potere per tutelare la denominazione. Ma certo che forse, dovemmo maturare tutti, anche come produttori, al di là di queste vicende”.
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