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“Luigi Veronelli - Camminare la terra” (Milano, 21 gennaio-22 febbraio): mostra, prologo ad Expo 2015, che celebra il rapporto del famoso gastronomo con la cultura del cibo e i prodotti della terra alla sua attenzione per gli strumenti della tavola

A dieci anni dalla morte, il mondo dell’enogastronomia italiana riscopre la grandezza di uno dei suoi protagonisti più grandi, Luigi Veronelli grazie a “Camminare la terra” (21 gennaio - 22 febbraio Triennale di Milano): mostra, prologo a Expo Milano 2015 e al suo grande tema “Nutrire il pianeta”, che nasce come strumento di indagare il metodo di lavoro, la formazione eclettica e le tracce che indicano il percorso verso un futuro auspicabile e necessario, rimettendo al centro di tutto la terra e la cultura materiale.
Il lavoro in corso da parte del “Comitato decennale Luigi Veronelli” sull’immenso archivio, messo a disposizione dalla famiglia e finora mai indagato in modo sistematico, vuole tracciare un profilo più preciso della poliedricità di Veronelli e, al contempo, fa riemergere altre grandi personalità come ad esempio Luigi Carnacina, che con Veronelli intrattenne una fitta corrispondenza epistolare, Gianni Brera, Silvio Coppola, il suo designer e molti altri ancora (info: www.decennaleveronelli.it).
Il cuore della mostra, curata da Alberto Capatti e Aldo Colonetti, sarà simbolicamente rappresentato da una trasposizione della sua grande cantina, in un percorso utile ad avvicinare una personalità tanto complessa. Ma non si tratterà di un percorso enocentrico, piuttosto il vino sarà il punto di avvio per mettere a fuoco la complessa personalità di Luigi Veronelli: dal suo rapporto con la cultura del cibo e i prodotti della terra (olio extra vergine in primis), alla sua attenzione per gli strumenti della tavola (nell’archivio, sono stati rinvenuti preziosi disegni inediti).
Si studieranno infine i lasciti in molti ambiti, sulle sue intuizioni “glocal”, sulla forza poetica del suo pensiero che spinge a operare con grande concretezza, sulla sua sensibilità al sociale che per lui non è mai stata una dichiarazione d’intenti, piuttosto una pratica, attraverso cui dare dignità alla terra attraverso i prodotti di eccellente qualità.

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