Quante volte, tra gli scaffali del reparto alcolici di un supermercato, ci siamo trovati a chiederci, tra mille bottiglie: “chissà com’è questo vino”? Probabilmente centinaia, e la risposta è sempre stata la stessa: comprarlo ed assaggiarlo, sperando di aver fatto la scelta giusta. Almeno finora, perché dagli Usa, da sempre patria di idee originali, ma a volte temerarie, uno dei brand più popolari della California, Beringer, ha lanciato dei tester per scoprire il sapore dei propri vini: un po’ come i campioni di profumo che si trovano nei settimanali, si estrae da una scatola una linguetta di plastica e ... si lecca. Il problema, però, è che non si tratta effettivamente del vino che troviamo in bottiglia, ma di una serie di composti che ne ricreano, grosso modo, il sapore, come idrossipropilmetilcellulosa (che si trova, ad esempio, nel collirio), saccarosio, olio di ricino idrogenato e, ovviamente, essenze.
Il risultato? Secondo W. Blake Gray di “Wine Searcher” (www.wine-searcher.com
), a dir poco tremendo: “mia moglie mi ha chiesto: ma se questi vini hanno un sapore del genere, perché dovremmo comprarli? Immagino che Beringer sarebbe alquanto deluso da una reazione del genere, specie perché nella loro campagna promozionale assicurano che il 94% delle donne ha apprezzato molto l’introduzione dei campioni, ed ora, dopo averli lanciati nei primi 20 Stati, sono pronti a promuoverli in tutto il Paese. Insomma, ha grandi piani, ma anche Mussolini, che usava l’olio di ricino presente nei campioni per tutt’altro scopo, aveva grandi progetti ...”
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