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Di certo il vino non fa male. Probabilmente per alcuni, sicuramente per altri, fa anche bene. Fondamentale, ovviamente, la giusta misura, mai bere a stomaco vuoto, e l’educazione al bere. Così medici e cardiologi dal congresso di Assoenologi

La certezza inconfutabile, condivisa da tutti è che il vino, bevuto con moderazione, non fa male. Per molti, poi, è dimostrato scientificamente che, sempre con il punto fermo della giusta quantità, faccia anche bene a tanti aspetti della salute, dal colesterolo all’apparato cardiovascolare. E che non sia da considerare come una bevanda, ma come un alimento liquido, alla stregua dell’olio di oliva, del latte e così via, per affrontare i temi legati al suo consumo in maniera corretta, e soprattutto per contrastare quella corrente di “neoproibizionismo” che vuole, talvolta, il nettare di Bacco associato alle droghe per la sua componente, peraltro minoritaria, di alcol.

È la sintesi del messaggio emerso nel convegno “Vino & Salute” nel congresso Assoenologi, moderato da Bruno Vespa, giornalista, conduttore di “Porta a Porta” di Rai1 e produttore (nella vicina Manduria, con Futura 14), con Antonio Colombo, cardiologo della clinica privata Columbus e primario dell’Ospedale San Raffaele di Milano, Antonio Maria Jannello, presidente del Collegio italiano dei primari ospedalieri di chirurgia vascolare, Enzo Grossi, gastroenterologo, clinico, ricercatore e docente di cultura e salute all’Università degli Studi di Milano, Vincenzo Montemurro, cardiologo dell’Ospedale Scillesi d’America (Reggio Calabria) e Giorgio Calabrese, celebre nutrizionista (segue la dieta dei calciatori della Juventus da 30 anni, e il vino non lo ha mai proibito), autore di numerosi libri e rubriche dedicate all’alimentazione.

“I nemici del vino sono più di quanti si pensi - dice Vespa - come rispondergli?”.

“Innanzitutto evidenziando che il primo errore - spiega Calabrese - è considerare il vino una bevanda: è un alimento, come il latte, come l’olio, e questo deve essere capito. La classe medica italiana è la migliore del mondo, ma non studia bene dietologia e nutrizione. I nostri medici sanno fare i miracoli, ma la questione del cibo è un po’ abbandonata a se stessa. Il problema di quando si dice che il vino fa bene è che c’è l’alcol. Ma prima di tutto è una componente minoritaria, e poi anche qui è l’eccesso di alcol che fa male, come fa male troppa pasta, troppa acqua, troppo olio e così via. È questione di formazione. E che il vino faccia bene ci sono tante evidenze scientifiche. Fondamentale, però, non berlo mai a digiuno”.

Più prudente Antonio Colombo: “Le ricerche che supportano la tesi che il vino rosso faccia bene sono abbastanza deboli. Tutti li studi incorporano anche altre abitudini alimentari, situazioni socio economiche diverse. Sappiamo che il consumo moderato di vino non fa male, ed è già tanto, ma la scienza si deve fermare qui. Altrimenti se sapessimo che fa bene potremmo prescriverlo. Ma già sapere che il vino non fa male se bevuto con moderazione non fa male è un passo avanti. Si può dire che, probabilmente, fa bene ad aspetti secondari, ma non darlo come verità scientifica incontrovertibile. Detto questo, un prodotto che non fa male si può consumare anche se non fa bene alla salute, ma solo al palato o all’umore, ed è il caso del vino, che io stesso produco in Piemonte, e che bevo con piacere”.

Eppure, c’è chi la beneficità del vino per la salute, la sostiene senza remore. Come il ricercatore Enzo Grossi: “gli ultimi studi sulla dieta mediterranea evidenziano che il vino è una parte fondamentale nel mettere in moto i benefici che questo regime alimentare ha sulla salute. E anche in Usa, diversi esperimenti mostrano, per esempio, che il nettare di Bacco mitiga anche gli effetti negativi del mangiare cibi molto grassi come ad esempio hamburger molto farciti”.

Ancora più convinto è il cardiologo Vincenzo Montemurro: “io “prescrivo” due bicchieri di vino al giorno anche su pazienti che hanno avuto un infarto. Studi condotti tra infartuati, infatti, che bevevano 12 grammi di alcol al giorno, dopo a 5 anni avevano un tasso di mortalità dell’8%, gli astemi del 30%”.

“Come in tutte le cose, è fondamentale la misura - aggiunge Antonio Maria Jannello - e poi sul fatto che il vino faccia bene, ci sono evidenze. Per esempio ci sono sostanze che stimolano ormoni che aiutano la prostata a non sviluppare il tumore, per esempio. Il consumo di vino non va inibito, insomma. Certo meglio non berlo, come tutto l’alcol, da giovanissimi”.

E proprio questo riferimento ai giovani è spunto per una riflessione che trova tutti d’accordo, in maniera trasversale: dalla famiglia alle scuole, l’educazione al vino e al come berlo è fondamentale, soprattutto mettendo in evidenza gli effetti negativi, si badi bene, dell’abuso, sia sul fronte della salute, che su quello sociale.

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