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La Cina ha voglia d’Italia, e l’Expo è il ponte ideale per unire due mondi lontani: tra i padiglioni, così, può capitare di imbattersi in dodici giovani coppie di Shanghai che hanno deciso di sposarsi nel Padiglione Cina, brindando con l’Asti Docg

La Cina ha voglia di Europa, e l’Expo, che nel 2010 era di scena a Shanghai, è il ponte ideale per unire due mondi lontani che cercano sempre più spesso di incontrarsi. Così, tra i padiglioni dei Paesi di ogni parte del mondo e le decine di migliaia di visitatori che ogni giorno invadono pacificamente l’Esposizione, può capitare di imbattersi in dodici giovani coppie, arrivate fin qui proprio da Shanghai, che hanno deciso di sposarsi nel Padiglione China Corporate. Ventiquattro “sì”, celebrati con le bollicine dell’Asti Docg, che ha offerto una straordinaria ospitalità ai neo sposi, che da Milano hanno raggiunto il castello di Moasca, tra i vigneti di Moscato d’Asti e le colline Unesco, per una cena indimenticabile dedicata a loro.
In Cina, del resto, il Consorzio dell’Asti sta portando avanti Lady Asti, il progetto di comunicazione che ha già coinvolto decine di migliaia di giovani, in un contest canoro di grande popolarità, specie sui social.
“In Cina abbiamo grandi potenzialità - spiega Gianni Marzagalli, presidente del Consorzio - basti pensare che nel 2012 si vendevano neanche 200.000 bottiglie di Asti. Oggi, dopo l’inizio della nostra campagna di promozione, abbiamo più che raddoppiato superando le 500.000 bottiglie. Dobbiamo continuare su questa strada”.
Il direttore Giorgio Bosticco, invece, ci tiene a sottolineare che “ai numeri fanno eco i prezzi: sul mercato cinese, una bottiglia di Asti è venduta tra i 20 euro in enoteca e i 60 del locale alla moda. Prezzi che tengono anche sui mercati affermati come la Russia, dove si vendono oltre 15 milioni di bottiglie di Asti, e negli Stati Uniti con 9 milioni di bottiglie vendute”.

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