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Da Coldiretti ad Agrinsieme, a Copa-Cogeca, l’agricoltura Ue in protesta nel giorno del Consiglio straordinario dei Ministri dell’Agricoltura a Bruxelle. Con il presidio del Brennero e camion fermati da agricoltori e forze dell’ordine

Che sarebbe stato un lunedì caldo per l’agricoltura europea lo si sapeva, dopo le manifestazioni annunciate da parte di diverse sigle agricole nei giorni scorsi, in vista del vertice straordinario dei Ministri dell’Agricoltura Ue di scena in queste ore a Bruxelles.
E così è stato, con migliaia di agricoltori e allevatori della Coldiretti che, dalle prime ore di questa mattina, hanno “invaso la frontiera del Brennero, tra Italia e Austria, per difendere l’economia e il lavoro delle campagne dai traffici di schifezze di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane”, si legge in una nota. Con gli agricoltori che si sono schierati attorno al tracciato stradale e hanno iniziato a fermare i camion per sapere cosa arriva e dove va a finire mentre sono sollevati cartelli per chiedere l’etichettatura di origine obbligatoria per tutti i prodotti alimentari: “No all’ Europa che blocca i profughi e spalanca le frontiere alle schifezze” o “Il falso made in Italy uccide l’Italia”.

E, puntualmente, sono arrivate le prime “scoperte”. Dal latte austriaco diretto a La Spezia alle cagliate provenienti dalla Germania e dirette in Puglia, ma anche pancette fresche, con marchio non identificabile, destinate ad un’industria di salumi di Verona, e porri e altre verdure provenienti addirittura dalla Svezia e destinate ad una cooperativa in provincia di Bergamo. Ecco quanto scovato dagli agricoltori che, affiancati da Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri dei Nas hanno già ispezionato decine di camion in transito al Brennero per portare in Italia prodotti dall’estero, pronti a diventare italiani. “Dalle cagliate con i colori della bandiera italiana dirette in Puglia per essere trasformate in mozzarelle - informa la Coldiretti - alle pancette fresche, con il marchio sbiadito, destinate ad una industria di salumi nel veronese, pronte ad essere stagionate per diventare italiane. Nella circostanza, il carico di pancetta è stato posto sotto vincolo sanitario da parte dei Carabinieri dei Nas che hanno effettuato il controllo. Tra i camion fermati anche uno che trasportava porri e altre verdure, figli per eccellenza del sole, ma in questo caso il camion, diretto in provincia di Bergamo, proveniva addirittura dalla Svezia”.
Una protesta clamorosa, come già fatto altre volte, quella della Coldiretti, ma giustificata, secondo l’organizzazione, perché “dall’inizio della crisi sono state chiuse in Italia oltre 172.000 stalle e fattorie ad un ritmo di oltre 60 al giorno, con effetti drammatici sull’economia, sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. Occorre fermare chi fa affari sulle spalle degli agricoltori e dei consumatori con le speculazioni sui prodotti favorite - sottolinea la Coldiretti - dalla mancanza di trasparenza sulla reale origine e sulle caratteristiche degli alimenti, che stanno provocando l’abbandono delle campagne, sulla base dei dati Unioncamere relativi ai primi sei mesi del 2015 sull’inizio della crisi nel 2007. Sono oggi meno di 75.000 le aziende agricole sopravvissute in Italia ma se l’abbandono continuerà a questo ritmo in 33 anni - calcola la Coldiretti - non ci sarà più agricoltura lungo la Penisola, con conseguenze devastanti sull’economia e sull’occupazione e sull’immagine del made in Italy nel mondo ma anche sulla sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini. Bisogna cambiare verso anche in agricoltura dove la chiusura di un’azienda significa maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all’incuria e alla cementificazione”.
“Sono questi - ricorda Coldiretti - i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente. “Rischiamo di perdere un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che faccia bene all’economia all’ambiente e alla salute” afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare che “l’invasione di materie prime estere spinge prima alla svendita agli stranieri dei nostri marchi piu’ prestigiosi e poi alla delocalizzazione delle attività produttive”.
“Oggi anche a causa della concorrenza sleale che fa chiudere le aziende agricole l’Italia - sottolinea la Coldiretti - è già costretta ad importare il 40% del latte e carne, il 50% del grano tenero destinato al pane, il 40% del grano duro destinato alla pasta, il 20 del mais e l’80 della soia. Ma l’invasione riguarda anche prodotti dove l’Italia è praticamente autosufficiente dall’olio di oliva con l’Italia che si classifica come il principale importatore mondiale per realizzare miscele di bassa qualità da “spacciare” come Made in Italy fino all’ortofrutta, dove il frutteto italiano che si è ridotto di un terzo (-33%) negli ultimi quindici anni con la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti. Senza dimenticare il settore delle carni, a partire da quelle bovine, spesso preda di traffici illeciti con l’importazione di animali privi dei necessari documenti e marchi auricolari, soprattutto dall’Est Europeo. A rischio per l’Italia è - conclude la Coldiretti - il primato europeo nella produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea per il crollo dei compensi pagati agli agricoltori che non riescono piu’ a coprire neanche i costi di produzione mentre al dettaglio i prezzi aumentano.
Ma la protesta degli agricoltori non si ferma al Brennero: a Bruxelles c’è tutto il Copa-Cogeca schierato, e anche Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, che chiedono interventi soprattutto sul fronte degli allevamenti.
“La situazione della zootecnia italiana - sottolinea Agrinsieme sta diventando sempre più insostenibile e gli agricoltori, nonostante i loro sacrifici, non riescono a lasciarsi alle spalle gli effetti della congiuntura sfavorevole che, purtroppo, stenta a tramontare. Da un lato il comparto della carne, che deve fare i conti con la sempre più pressante volatilità dei costi delle materie prime, con la forte dipendenza dall’estero dei ristalli e con i prezzi, sia dei bovini che dei suini da macello, fermo da diversi mesi a livelli non remunerativi; senza trascurare il tracollo del comparto cunicolo. Dall’altro lato il settore lattiero-caseario, che dopo trent’anni di sistema delle quote necessita di certezze per il futuro e le cui prospettive reddituali sono tutte da valutare. Tutto questo - osserva il presidente Scanavino - si traduce inevitabilmente in perdita di redditività con prezzi pagati agli allevatori spesso insufficienti a remunerare i costi produttivi. Per queste ragioni, siamo a Bruxelles per manifestare insieme agli altri agricoltori europei e per sollecitare i Governi dell’Unione ad avviare un’irrinunciabile cambio di passo in materia di gestione delle crisi. Così come emerso anche nel vertice di Madrid, che ha riunito i principali Ministri dell’Agricoltura del Sud Europa, gli strumenti a disposizione della Politica Agricola Comune (Pac) hanno mostrato negli anni tutti i loro limiti di efficacia. Un concetto che avevamo già ribadito nell’ultima riforma della Pac ma che, durante il negoziato, era stato disatteso. Questa di oggi rappresenta un’opportunità concreta per avviare finalmente una vera riflessione europea sul futuro della zootecnia”.
Ed i giovani della Coldiretti, intanto, hanno portato sacchi di polvere di latte, cagliate, imitazioni di prodotti italiani tipici sono, consegnati a Bruxelles all’Ambasciatore Stefano Sannino della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea a Rue du Marteau, dove è intervenuto il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo insieme al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, “per protestare contro i traffici di una Europa che chiude le frontiere ai profughi e le spalanca alle schifezze”.
“Il 29 settembre - sottolinea la Coldiretti - scadrà l’” ultimatum” fissato dalla Commissione Europea sulla richiesta all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale. La lettera di “diffida” della Commissione Europea sull’infrazione n. 4170 - precisa la Coldiretti - vuole imporre all’Italia di produrre “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. Si tratta in realtà - continua la Coldiretti - solo dell’ultima trovata delle burocrazie dell’Unione Europea da dove sono arrivate incomprensibili decisioni sulla tavola che allontanano cittadini e imprese dall’Europa, dal vino senza uva alla carne annacquata mentre circa la metà della spesa è anonima.
“Nell’Unione che si disinteressa e temporeggia sull’emergenza immigrati si consentono invece trucchi e inganni nel momento di fare la spesa con l’appiattimento verso il basso della qualità alimentare, anche a danno di Paesi come l’Italia che possono contare su primati qualitativi e di sicurezza alimentare”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare “le alchimie negli ingredienti che hanno snaturato anche gli alimenti più comuni come la carne e il latte mentre ancora troppo debole è l’iniziativa comunitaria nei confronti del falso made in Italy nel mondo. A differenza di quanto sta accadendo con le persone, per le merci il principio della libera circolazione è diventato per l’Europa un dogma da applicare senza limiti nonostante - continua Moncalvo - le situazioni di dumping economico e sociale ed i rischi per la sicurezza alimentare. Qualche cosa sta cambiando e la richiesta di trasparenza, tracciabilità ed etichettatura di origine per la quale si batte da anni la Coldiretti - conclude Moncalvo - è diventata un patrimonio comune come dimostrano la proposta alla Commissione Ue formulata dai Ministri Agricoli di Italia, Francia, Spagna e Portogallo ma anche le richieste avanzate da molti altri paesi dell’Unione”.
Perché quella di oggi a Bruxelles è una protesta europea, con oltre 1.500 trattori principalmente da Francia, Belgio e Germania, diretti verso la capitale europea, con la stima dei partecipanti arrivata a quota 5.000 persone.
I più agguerriti e da cui si temono possibili disordini di fronte al palazzo Justus Lipsius della riunione - spiega una nota Ansa - sono i “duri” dello European Milk Board, che terranno una protesta separata da quella organizzata dal Copa-Cogeca, rappresentativi della maggior parte delle sigle degli agricoltori e delle cooperative europei. I manifestanti chiedono a Bruxelles, anche se tramite “ricette” diverse, di correre ai ripari di fronte alle gravi difficoltà dei mercati, del settore lattiero in primis, poi della carne suina, bovina e dell’ortofrutta. Sovrapproduzione e embargo russo, in concomitanza con la fine delle quote latte, il rallentamento dell’economia cinese e la prolungata siccità di quest’anno, sono fra i principali fattori della crisi. La presidenza di turno dell’Ue a guida lussemburghese, che ha convocato il Consiglio straordinario prima della pausa estiva, si è impegnata “a dare risposte concrete”, mentre il commissario europeo all’agricoltura, Phil Hogan, pur riconoscendo le difficoltà, continua a vagliare diverse ipotesi di intervento. L’Italia, guidata dal ministro dell’agricoltura Maurizio Martina, è arrivata a Bruxelles con un pacchetto di proposte concordato insieme a Francia, Spagna e Portogallo. A cercare la quadra fra i 28 sarà la presidenza lussemburghese, che conta per il breve termine, “almeno sull’anticipo dei pagamenti diretti della Pac da dicembre a metà ottobre, per dare al più presto liquidità agli agricoltori”.
Altre ipotesi su cui lavora la presidenza Ue sono quelle dell’aumento delle misure di promozione nei Paesi terzi e un rapido via libera al nuovo programma di distribuzione di latte, frutta e verdure nelle scuole. Poi c’è l’aumento temporaneo del prezzo di intervento per il latte in polvere e l’estensione degli aiuti per frutta, verdura e prodotti lattiero-caseari. A medio termine, si parla inoltre di “trasparenza ed equità” lungo la filiera della distribuzione. Di pari passo con il rebus delle eventuali misure c’è quello di dove reperire i soldi per i possibili aiuti e su questo fronte l’aspettativa generale è nell’impiego del prelievo delle multe latte imposte dall’Ue per lo sforamento nel corso dell’ultimo anno del regime delle quote. Le ultime stime arrivano fino a 860 milioni di euro, ma il loro uso non è così scontato. Hogan ha fatto capire che dovrà comunque combattere per poter attingere a questi fondi, in caso di necessità. Chiaramente finora il dossier non è mai stato fra le priorità del presidente della Commissione europea: “Juncker adesso ha altre grane da risolvere” avvertono fonti Ue, riferendosi al dossier immigrazione”.

Focus - Coldiretti: “latte, da frontiere 3,5 milioni di litri al giorno diventano italiani”
Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. A dirlo la Coldiretti, secondo cui “tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta”, denunciano gli allevatori che hanno scoperto numerosi carichi di prodotti lattiero caseari pronti per essere nazionalizzati.
“In Italia le poco più di 35.000 stalle sopravvissute hanno prodotto, nel 2014, 110 milioni di quintali di latte mentre sono 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente: per ogni milione di quintale di latte importato in più - denuncia la Coldiretti - scompaiono 17.000 mucche e 1.200 occupati in agricoltura. E la situazione sta precipitando nel 2015 con il prezzo riconosciuto agli allevatori che - denuncia la Coldiretti - non copre neanche i costi di produzione e spinge verso la chiusura gli allevamenti. L’impatto negativo è però anche sulla sicurezza alimentare. Nell’ultimo anno - denuncia la Coldiretti - hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte pari al 10% dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. La situazione rischia di aggravarsi con la richiesta della Commissione europea all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale.
Una lettera di diffida, sollecitata dall’Associazione Italiana delle Industrie Lattiero Casearie (Assolatte), alla quale l’Italia dovrà rispondere entro il 29 settembre per evitare il rischio di una procedura di infrazione e il via libera ai formaggi senza latte ottenuti con la polvere. Gli industriali che premono in Europa per fare il formaggio senza latte sono peraltro - denuncia Coldiretti - gli stessi che sottopagano il latte italiano e fanno chiudere le stalle, mentre il Made in Italy alimentare nel settore lattiero caseario è dominato da una multinazionale straniera che impone unilateralmente agli allevatori le proprie condizioni, beffa le Istituzioni nazionali, minaccia la qualità della produzione italiana e inganna i consumatori italiani, considerato che il latte nel nostro Paese ha i prezzi al consumo più alti in Europa. Il tutto con il paradosso - rileva la Coldiretti - che gli italiani pagano un prezzo molto elevato per i formaggi e il latte fresco mentre agli allevatori si riduce la remunerazione senza tener conto della qualità del latte italiano. Lo dimostra il fatto che il prezzo del latte fresco moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale con un ricarico del 329%, che è esploso nell’ultimo anno per il taglio del 20% nel compenso riconosciuto agli allevatori, mentre il prezzo al consumo tende addirittura ad aumentare. Il risultato è che - precisa la Coldiretti - oggi il latte agli allevatori italiani viene pagato meno di venti anni fa. Occorre allora intervenire - sostiene la Coldiretti - per ripristinare le regole di trasparenza sul mercato di fronte ad un vero e proprio attentato alla sovranità nazionale che non sarebbe certo tollerato in altri Paesi dell’Unione Europea come la Francia. La Coldiretti intende attivare le opportune azioni legali a tutela degli interessi degli allevatori per assicurare l’attuazione della legge 91 del luglio 2015. Tale legge in esecuzione dei principi comunitari, impone che il prezzo del latte da riconoscere agli allevatori debba commisurarsi ai costi medi di produzione”.

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