Vino & frodi: 17 cantine tra Udine e Gorizia (ma anche due fuori dal Friuli Venezia Giulia) perquisite dalla Procura di Udine per un’inchiesta su un presunto giro di contraffazione del vino e, più in particolare, del Sauvignon. L’ipotesi a cui i Carabinieri del Nas di Udine stanno lavorando è che il vino sia stato alterato con l’uso di sostanze contrarie al disciplinare di produzione di vini Doc. Nella produzione, in altre parole, sarebbe stato aggiunto un esaltatore del sapore, un “aroma” che non proviene dalla spremitura dell’uva, bensì da operazioni di tipo chimico. Ma non pericoloso per la salute, specificano gli inquirenti. A comunicare la notizia il Procuratore Capo di Udine, Antonio De Nicolo, che ha tenuto a precisare come la coincidenza tra le perquisizioni e l’avvio, proprio nella giornata odierna, di Friuli Doc di Udine sia del tutto casuale.
“Avremmo preferito attendere la fine di friuli Doc - ha detto De Nicolo - e non è affatto nostra intenzione guastare la festa a nessuno, ma siamo stati costretti ad anticipare le perquisizioni e i sequestri, perché avevamo avuto sentore che la notizia delle indagini si stava diffondendo e non potevamo rischiare che trapelasse prima di eseguire gli accertamenti. Un’uscita prematura sulla stampa avrebbe vanificato il nostro lavoro”.
De Nicolo ha voluto, inoltre, lanciare un messaggio rassicurante ai consumatori, ricordando non soltanto come la sostanza su cui si indaga non sia dannosa per la salute umana, ma anche come l’inchiesta punti a mettere fuori gioco aziende che trasgrediscono la legge, a tutto discapito dei viticoltori onesti.
A rifornire le aziende finite nel mirino della Procura sarebbe stato un chimico friulano che produceva e vendeva loro la sostanza proibita; sono state proprio le segnalazioni di alcuni viticoltori che di quella sostanza non hanno mai voluto fare uso, a mettere sul chi va là gli investigatori, segnalando loro i suoi traffici. Tra le 17 aziende sottoposte a perquisizione e presenti nelle zone del Collio e dei Colli Orientali del Friuli, figurano anche i nomi di etichette molto note e con un vasto mercato commerciale. Per tutti, chimico compreso, l’ipotesi di reato contestata è il concorso in frode nell’esercizio del commercio. L’inchiesta è coordinata dal pm Marco Panzeri.
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