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Inchiesta Sauvignon Fvg: la cantina Tiare si dichiara “totalmente estranea”. Il Concours Mondial du Sauvignon di Bruxelles annuncia: “se aziende colpevoli agiremo di conseguenza”. L’Avv. Ponti commenta: “questione complessa, al limite del diritto...”

Ha varcato i confini italiani la notizia dell’inchiesta sull’utilizzo di sostante illecite (ma non dannose per la salute) per modificare il profilo aromatico di vini Sauvignon che ha coinvolto nei giorni scorsi 17 cantine del Friuli Venezia Giulia; e, in particolare, a Bruxelles, sede del Concours Modial du Sauvignon che, tra l’altro, ha visto il vino di una delle aziende indagate, Le Tiare, vincere il titolo di “miglior Sauvignon del mondo” nel 2014.
“Nel caso in cui verranno accertate delle responsabilità in capo alle aziende coinvolte nell’indagine e qualora fra queste risultasse colpevole anche qualcuna delle aziende che ha partecipato al Concours Mondial nelle passate edizioni, il Concours non farà altro che applicare il proprio regolamento revocando la medaglia assegnata ed escludendo il produttore colpevole dalla partecipazione al concorso per i successivi 5 anni”, si legge in una nota inviata da Bruxelles, dove si aggiunge: “oltre che tutelare il consumatore, il Concours con l’applicazione del regolamento intende da sempre sostenere i produttori onesti e scoraggiare pratiche scorrette e illegali ritenendole gravissime in quanto lesive dell’intero comparto vinicolo”.
Ma, intanto, nei giorni scorsi, anche l’Azienda Agricole Tiare di Dolegna del Collio, aveva preso posizione su quanto riportato dai giornali: “in relazione alle notizie apparse sui media relativa al presunto utilizzo nel Sauvignon di esaltatori di aromi, precisiamo che siamo completamente estranei alla vicenda - spiega Roberto Snidarcig, alla guida della Cantina - che danneggia gravemente la nostra reputazione. Ieri sono stati fatti dei controlli in 17 cantine, fra cui la nostra. Ci sono stati sequestrati lieviti indigeni ottenuti dalle nostre migliori uve dell’annata 2015, per i quali abbiamo già avanzato istanza di dissequestro. Siamo fiduciosi nella giustizia e attendiamo sereni che si faccia chiarezza al più presto su questa vicenda che penalizza gravemente non solo la nostra azienda, ma l’intera viticoltura friulana e vanifica anni di lavoro e impegno. Abbiamo già dato incarico allo studio legale Ponti di proporre in ogni sede più opportuna azione a tutela del nostro buon nome e della nostra immagine”. Avvocato Ponti che è lo stesso difensore del principale accusato, Ramon Persello di Attimis, consulente “bio-climatico” tra i più noti in Friuli.
Il legale, riporta “Il Messaggero - Veneto”, ha commentato così la vicenda: “è una questione complessa, al limite del diritto.
Un’inchiesta in cui si parla di frode ma in fondo parte tutto da un tentativo di innovazione. Il problema è che certe regolamentazioni rischiano di bloccare, nella loro dogmatica staticità, le nuove pratiche che possono portare benefici, in questo caso a un prodotto importante del nostro territorio. Nelle norme che regolamentano la composizione di un vino c’è una convenzione da seguire, che serve a fissare dei limiti, ma è un percorso che dovrebbe essere possibile modificare, nel rispetto della salute dei consumatori. Altrimenti si rischia di premiare le aziende che vanno a rimorchio e non chi investe sull’innovazione. In questo caso peraltro - sostiene Ponti - si tratterebbe dell’aggiunta di un prodotto completamente naturale, privo di qualsiasi rischio per chi andrebbe a consumare quei vini. Se un Sauvignon mi regala un’emozione e non è tossico, per quale motivo dovremmo privarcene?”.

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