Se non ci si muove da subito, c’è il rischio concreto che il vino, dal 2020, non abbia più un capitolo specifico e riservato nell’Ocm, come accaduto fino ad oggi, ma che venga trattato alla stregua di tutti gli altri prodotti agroalimentari, con forti ripercussioni negative. A dirlo, a WineNews, da Wine2Wine, il presidente di Unione Italiana Vini, Domenico Zonin, che lancia un allarme ed un appello.
“Dobbiamo andare di più a Bruxelles, non lo facciamo quasi mai, e quando ci andiamo - spiega Zonin - ci rendiamo conto che il grado di avanzamento dei pensieri e delle idee in Ue è molto più avanti di quanto ci diciamo in Italia. Dobbiamo capire che le regole riservate al vino, nell’Ocm, per ora, sono previste fino al 2020, ma a Bruxelles si sta ragionando sul futuro. E in fondo, la tutela della specificità del vino interessa davvero a 4-5 stati (Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Germania) e non di più, e tutti gli altri Paesi membri non capiscono perchè il vino debba avere un trattamento diverso dagli altri prodotti alimentari, all’interno dell’Ocm. Per noi Italia è scontato, al resto d’Europa non interessa niente. Dobbiamo stare attenti, il fatto che il vino in questi anni abbia saputo costruire un immagine ed un valore aggiunto nettamente superiori rispetto ad altri settori - spiega il presidente Uiv - è dovuto sicuramente alle caratteristiche intrinseche del prodotto, ma anche al fatto di aver avuto un capitolo su misura nell’Ocm, che ha permesso, per esempio, di riconvertire i vigneti per cambiare produzioni andando incontro ad un mercato sempre più globale, di promuovere queste produzioni all’estero, e di veder passare l’export da 3,7 a 5,5 miliardi, anche grazie a regole che hanno permesso al vino di valorizzare al massimo le proprie caratteristiche”.
“Dobbiamo stare attenti - aggiunge Zonin - perchè se perdiamo questa battaglia, che va combattuta da ora, e dal 2020 finiamo nel calderone con tutti i prodotti alimentari, il settore prenderà una batosta incredibile, e non potrà più sfruttare appieno le peculiarità che ha rispetto ad altri settori. Ed è un rischio grande, perchè il vino non fa bene solo a se stesso, ma a tutto l’agroalimentare, italiano ed europeo, è una bandiera fortissima del made in Europe, è il prodotto alimentare che crea più sogno, immagine e valore aggiunto. Dobbiamo cercare di far capire che questa specificità non è un favore a pochi Stati, Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Germania, ma ad un settore di nicchia che traina tutto l’agroalimentare europeo, e che ha ancora bisogno di essere gestito in modo diverso da altri, per rendere al massimo. Ma bisogna iniziare già da adesso a far pressione, a Roma e a Bruxelles, perchè questo avvenga”.
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