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A denominazione, biologico, vegano, senza solfiti e ora anche “a prova di mal di testa”: ecco “Low Histamines”, brand che “certifica” i vini a basso contenuto di istamine, che causano cefalee e altri sintomi. Le prime etichette sono “made in Langhe”

Italia
Sebastiano Ramello e i Low Histamines Wine a prova di mal di testa

Vino a denominazione, biologico, vegano, senza solfiti e ora anche “a prova di mal di testa”: ecco “Low Histamines”, un nuovo brand, nato dopo 5 anni di ricerca sviluppata dal consulente internazionale di vini Sebastiano Ramello con medici ed enologi, che “attesta i vini a basso contenuto di istamine, che si trovano nel vino e in altri prodotti alimentari ottenuti da processi di fermentazione, e sono responsabili di reazioni allergiche e di disturbi, come la cefalea tipica dell’assunzione di alcool, ma anche prurito, dermatiti e altri sintomi che variano in base alla concentrazione della sostanza e alla sensibilità individuale alle istamine.
Per i vini certificati “Low Histamines” (www.lowhistamines.com), il livello massimo di istamine consentito è 0,5 milligrammi per litro, spiegano gli ideatori, mentre i vini rossi normali variano da una media di 4 mg/litro a 20 mg/litro.
E i primi vini con questo nuovo marchio arrivano dalla Langhe, dall’azienda vinicola Veglio Michelino & Figlio di Diano D’Alba,
cantina a guida famigliare da cinque generazioni dove per più di un anno, l’enologo Osvaldo Veglio, oggi consulente della “Low Histamines”, ha studiato in vigna seguendo l’intera filiera di produzione in cantina ed elaborando un metodo per abbassare in modo naturale le istamine nel vino, stabilizzandone i valori senza modificare in laboratorio la qualità e le caratteristiche del prodotto.
Insomma, vini che vanno incontro a chi talvolta rinuncia ad un calice per la paura del mal di testa.
“Per i pazienti con deficit enzimatico - spiega il dottor Eugenio Franzero, medico nutrizionista ed esperto di intolleranze alimentari - la cefalea si può manifestare addirittura dopo assunzioni assai ridotte, fino ai casi limite dove risulta impossibile assumere il vino se non a rischio di mal di testa, rush cutanei e coliti. Nei pazienti con istaminosi l’utilizzo di un vino a basso contenuto di istamine riduce in modo significativo la possibilità di una reazione avversa all’istamina stessa, permettendo al paziente di ottenere una sensibile riduzione dell’intensità e della frequenza dei sintomi. Scientificamente si può definire l’intolleranza all’istamina come una ridotta capacità dell’organismo di smaltire un eccesso della stessa. Questo avviene per abusi di alimenti ad alto contenuto istaminico, e in questo caso parliamo di intolleranza temporanea, oppure per deficit di un enzima specifico, la Dao, che agisce a livello dell’intestino tenue degradando l’istamina, nella cosiddetta intolleranza permanente”.

Oggi, l’1,5% della popolazione mondiale ha un malfunzionamento dell’enzima Dao, mentre il 15% soffre di emicrania e mal di testa, per lo più causate da intolleranza alimentare provocata principalmente dalle istamine. Particolarmente a rischio sono le donne di mezza età: il 70% circa delle persone intolleranti alle istamine è di sesso femminile.
Le istamine, spiega “Low Histamines”, sono presenti nel vino, soprattutto quello rosso, con alti tannini e affinato in legno. Alcune nazioni, in Europa, hanno addirittura iniziato a raccomandare un livello massimo di istamine per il vino: in Germania il tetto massimo è di 2 mg/l, in Olanda 3 mg/l, in Francia 8 mg/l e in Svizzera 10 mg/l, ma in Italia non esistono limiti.

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