02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Dopo un secolo di storia siamo italiani solo nelle grandi occasioni: la Nazionale e i successi del nostro cibo nel mondo. Ma mangiamo local ogni giorno. Così l’Ufficio Studi Coop che lancia italiani.coop. Con una serie storica su vino & alcolici

Nel bene o nel male, dopo oltre un secolo di storia, siamo italiani solo nelle grandi occasioni. Lo siamo quando gioca la Nazionale (oltre 21 milioni di spettatori nell’ultima partita degli Europei), nelle emergenze e di fronte ai successi, come quello che il cibo made in Italy riscuote oltreconfine. Poi però, siamo “local” tutti i giorni: a 155 anni dall’Unità d’Italia, a più di 90 dall’avvento della radio e a oltre 60 della Tv, 1 italiano su 10 parla soprattutto dialetto in famiglia (2 su 100 anche con gli estranei), ognuno ha la sua squadra del cuore, nell’estrema attualità ci sentiamo europeisti “traditi”, e il 30% preferisce i prodotti di territorio a quelli globali (18%), perché più sicuri e per le ricadute locali delle loro scelte di consumo. Lo racconta “Un secolo di Italiani: come eravamo, come siamo e come saremo”, primo di una serie di speciali di www.italiani.coop, nuovo progetto culturale presentato oggi a Milano e curato dall’Ufficio Studi Coop con prestigiosi istituti di ricerca italiani ed esteri, evoluzione del Rapporto Coop (che sarà aggiornato, ndr), e portale pensato come strumento di ricerca ed analisi con numeri, dati e tendenze sulle metamorfosi della vita quoditiana degli italiani dell’Italia, dorsale della nostra storia anche quella futura, che tutti possono consultare.

“Nella ricostruzione di un secolo di valori di consumi procapite in quantità, abbiamo individuato una serie storica sulle bevande alcoliche che riconducono anche al vino - analizza con WineNews Albino Russo, responsabile Ufficio Studi e dg Ancc-Coop, e che ha illustrato il progetto insieme a Silvia Mastagni, responsabile Media e Comunicazione Istituzionale Coop - ed emerge una sinusoide che parte molto alta ad inizio Novecento quando il vino era un alimento e il consumo di bevande alcoliche era di 128 litri procapite l’anno, oscillazioni negli seguenti anche conseguenti alla fillossera, un punto di minima tra gli anni Quaranta e Cinquanta (77 litri), poi una nuova crescita molto rapida nel secondo dopoguerra e negli anni del boom economico quando il vino è ancora considerato un alimento e i consumi toccano i 123 litri tra gli anni Sessanta e Settanta, fino all’inizio dell’inesauribile calo (59 litri procapite nel 2016), dalle politiche di espianto allo scandalo del metanolo, alla rinascita del vino italiano, che diventa bene voluttuario ed inizia ad esser esportato”.


Di pari passo, dall’inizio del Novecento quando, poveri, sottonutriti, analfabeti e contadini, la spesa mensile degli italiani era pari a 140 euro a testa (valori espressi in euro costanti, anno di riferimento 2015, ndr) ed alimentari e bevande - e tabacchi - era la prima voce di spesa (66%), ad oggi, che, con il benessere raggiunto e pur avendo subito una flessione dovuta alla crisi, è quasi dieci volte di più (1.308 euro a testa) ma il cibo non è più la prima voce (sceso al 17%, comunque la più alta spesa procapite alimentare d’Europa), non c’è miglior testimone di noi della tavola. Da popolo cresciuto a pane, legumi, vegetali e con la carne, alimento nobile, che faceva la sua comparsa a domeniche alterne e nemmeno quelle (15 kg procapite l’anno nel 1901-1910, meno di una volta a settimana) ai figli del boom economico cresciuti a proteine (dagli anni Sessanta agli Ottanta il consumo di carne aumenta di 20 kg procapite), dagli anni Trenta quando era ancora sottonutrito un terzo degli italiani ad oggi che il 59% è sovrappeso, oggi nelle scelte alimentari prevale la salute, ma si torna indietro, mangiando meno carne e con ben il 49% degli italiani che, per il futuro, guarda al “veg”. Saremo, allora, sempre di meno, tutti più vecchi (in 100 anni la vita è raddoppiata), nerd (la maggior parte degli italiani, tra le professioni del domani, vorrebbe occuparsi di information technology, ma al secondo posto c’è l’educazione, al terzo ospitalità e turismo, e con agricoltura, cibo e risorse naturali che conquistano il 5% delle preferenze verso il 3% europei) e anche vegetariani?

Focus - Ufficio Studi Coop: l’identikit dell’italiano medio, in un secolo di storia

La lunga metamorfosi dell’italiano medio nell’ultimo secolo è evidente da “Un secolo di Italiani: come eravamo, come siamo e come saremo” dell’Ufficio Studi di Coop: nel 1901 la spesa annua procapite era pari a 1.600 euro annuali, 140 euro mensili, un decimo dei consumi di oggi, e solo dopo la Seconda Guerra Mondiale si sono raggiunti maggiori livelli di benessere e una maggiore agiatezza. Se ancora negli anni Sessanta i consumi erano compressi sotto i 5.000 euro annui (417 euro al mese a persona), la crescita è continuata costante toccando i 10.000 euro del 1979 (833 euro a testa) e fino gli oltre 17.000 euro nel 2010 (1.417 euro a testa) per poi scendere ai 15.700 euro del 2015 (1.308 euro a testa) per colpa della crisi.

L’identikit dell’italiano 2016 mostra lati contradditori, ma affonda i piedi nella tradizione. Una vita più lunga, più solitaria, in case più grandi (da 4 stanze per 6 di inizio secolo a 4 stanze per 2 di oggi) e fuori dai centri abitati. Meno figli di un secolo fa, e da agricoltori siamo diventati prima operai e poi terzisti, ma lavoro (e la paura di perderlo) e famiglia (non averla sembra essere più una necessità che una scelta) sono tasti dolenti e di insoddisfazione rispetto alla media europea. L’egoismo sociale aumenta, anche in ambito religioso. Tanto che, se fino al secondo dopoguerra era l’Europa la terra promessa e i primi sondaggi ci scoprono convinti sostenitori di un’Europa unita già nel 1952 (anno di fondazione della Ceca), la nascita dell’Ue negli anni Novanta ci trova più tiepidi, fino al punto di svolta dell’introduzione dell’euro e poi degli anni della crisi: nel 2015 i favorevoli all’Europa sono ampiamente sotto il 50%.

Focus - www.italiani.coop: Comuni d’Italia, più foodie al Nord e più giovani al Sud


La curiosità? Grazie ad un database inedito con i dati socio-economici dei singoli Comuni d’Italia, su www.italiani.coop, si scopre che il Comune con più abitanti under 35 è al Sud, mentre gli italiani più spendaccioni vivono al Nord. Dall’elaborazione “Comuni d’Italia” dell’Ufficio Studi Coop con il supporto scientifico di Ref Ricerche, si riesce a disegnare la mappa dei Comuni cicala contro quelli formica e di quelli golosi contro i misurati. Ciò che ne emerge racconta la storia dell’Italia sin dalle origini, cioè quella di una Nazione tagliata in due tra Nord e Sud. È, infatti in Lombardia il Comune più cicala di tutto il Paese: si va dai quasi 3.500 euro annuali di Campione d’Italia ai 1.273 euro di Dambei in Trentino. Una forbice ampia più di 2.000 euro che attraversa la penisola in maniera longitudinale come se in questo caso l’Appennino facesse da spartiacque tra una dorsale tirrenica dove i consumi alimentari viaggiano su quote ragguardevoli (comunque sopra ai 2.200 euro annuali) e le Regioni adriatiche che figurano in coda alla classifica. Così se il Molise è il fanalino di coda, anche le Marche viaggiano a mezza classifica (n. 13), la Puglia è n. 15, l’Abruzzo n. 17 e la Basilicata n. 18. Dal confronto testa a testa Roma vince su Milano (si va dai 3.275 euro spesi ai 3.029).

Ma si scopre anche che la Sicilia conquista il primato dei Millennials, che abitano a Platì, e viceversa il Comune old per eccellenza in Italia è Ribordone nel torinese dove la quota di giovani scende precipitosamente al 5,7%. Ancora il Sud vs il Nord e in effetti in questo caso la spaccatura taglia orizzontalmente la penisola con il blocco del Nord-Ovest (i Comuni della Liguria e del Piemonte in coda alla classifica). Ma un po’ sorprendentemente se si analizzano le Regioni è il Trentino l’under 35 per eccellenza e Campania, Sicilia Puglia e Calabria arrivano subito dopo. Milano e Roma sono appaiate (entrambe si collocano su un 33,3%).

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli