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Appunti per un viaggio all’insegna del nettare di Bacco: Vivino, l’app per trovare, recensire e dare una dimensione social al piacere enoico, ha messo in fila le destinazioni dove bellezza, buon cibo e buon vino sono tutt’uno. In Italia? L’Alto Adige

Italia
L’Alto Adige del vino tra le 8 mete da visitare nel mondo nell’estate 2016 secondo Vivino

Sono sempre di più i viaggiatori, sia italiani che stranieri, che non solo hanno un occhio di riguardo per le perle enogastronomiche della regione che visitano, ma che scelgono le proprie vacanze considerando queste eccellenze come il fattore primario della scelta ultima. Ed è per questo motivo che Vivino (www.vivino.com), app più popolare nel mondo di Bacco, con oltre 17 milioni di utenti, ha elencato otto aree tutte da scoprire, che vanno, ovviamente, dall’Italia alla Francia e dagli Stati Uniti alla Nuova Zelanda, e andando a coprire sia il “vecchio” che il “nuovo” mondo vitivinicolo.
Si parte dall’ Alto Adige, dove le influenze storiche della dominazione austroungarica si sentono anche nel modo di fare vino, sia che si tratti dei celeberrimi Pinot Grigio altoatesini, delle varietà di origine mitteleuropea o degli autoctoni Schiava e Lagrein. Un “micro-mondo” enoico fatto di cooperative improntate al comandamento della qualità, e dove l’altitudine e l’escursione termica contribuiscono a creare etichette uniche al mondo. Si prosegue, non sorprendentemente, con la Francia, per la quale vengono citate due regioni: la prima è la celeberrima Champagne, imperniata sul principe indiscusso delle bollicine mondiali, ma dove visite a piccoli produttori possono senz’altro aiutare a comprendere quanto è variegato il mondo dello sparkling più famoso del pianeta. E la seconda è l’Alsazia, anch’essa fortemente influenzata dalla cultura germanica e dove uve come il Riesling e il Gewürztraminer, insieme al Moscato, al Pinot Gris, al Pinot Blanc e così via, dominano i vigneti della regione, e dove La Route des Vins d’Alsace permette di visitare facilmente questo stretto territorio costellato da cento villaggi vinicoli.
“Doppietta” di menzione anche per il Portogallo, non certo avaro di fascino e dove al Porto, e alla valle del Douro, si accoppia l’Alentejo, nella parte meridionale del Paese: una regione enoicamente “giovane”, ma dove la qualità non manca, e dove vitigni autoctoni e internazionali sono ugualmente rappresentati (e ben interpretati) dall’industria vitivinicola del Paese di Pessoa. Decisamente meno canonica, invece, è la destinazione suggerita poi da Vivino, ovvero la regione greca della Macedonia Centrale; magari non la prima da esplorare se si è turisti eno-appassionati in erba, ma senz’altro non avara di sorprese, sia che ci si diriga verso Santorini che a Naoussa, dove i produttori stanno realizzando vini complessi a base di Xinomavro, varietà simile al nostrano Nebbiolo e dove il sole permette di far sviluppare le piante in una regione dal clima freddo.
Infine il “nuovo mondo”, con la regione dei Finger Lakes statunitense che viene menzionata al posto della celeberrima West Coast californiana. La zona, che prende il nome da una serie di undici piccoli laghi a forma di dita vicino alle città di Rochester, Ithaca e Syracuse, ha cominciato il suo cammino lungo il sentiero di Bacco circa 50 anni fa, e le cantine a bordo lago sono specializzate nelle uve tipiche di un clima freddo, come Riesling, Pinot Noir, Gewürztraminer e Cabernet Franc. Ultima ma non ultima la Nuova Zelanda, con la giovanissima regione vitivinicola di Martinborough che a dispetto dei suoi poco più di trent’anni di attività può vantare dei notevoli Pinot Nero e Sauvignon Blanc.

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