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Nell’Italia dei tanti vitigni e territori e delle oltre 500 tra Doc, Docg e Igt, i grandi numeri li fanno in pochi: le prime 10 Dop (Prosecco in testa) valgono il 52,6% dei volumi certificati, le prime 10 Igt l’85,6%, analisi WineNews su dati Ismea

La ricchezza culturale dell’Italia del vino sta, senza dubbio, nei suoi tanti vitigni autoctoni o di antica coltivazione, e nella sua grande varietà di territori e denominazioni di origine, con le sue 73 Docg, le 332 Doc e le 118 Igt. Ma la ricchezza economica del settore, nei fatti, è concentrata ancora in poche decine di denominazioni ed indicazioni geografiche, che sono quelle che fanno i numeri e, di conseguenza buona parte del mercato. È una delle letture possibili dei dati Ismea pubblicati in agosto sulle produzioni certificate dei vini del Belpaese, sulla base di quanto fornito dagli Organismi di Certificazione sulla campagna 2015/2016, resi noti proprio al via di quella 2016/2017. Da cui emerge, nel complesso, una crescita del 2,8% per i vini Dop, a 13,7 milioni di ettolitri, e dell’1% per i vini Igp, a 8,6 milioni di ettolitri. Trend sul quale, ovviamente, anche a livello di singole denominazioni, pesano sia l’andamento sui mercati che i livelli di produzioni dovuti all’andamento climatico delle annate.
Per i vini Dop, in ogni caso, oltre la metà del totale è rappresentata dalle prime 10.
Al top assoluto, neanche a dirlo, c’è il Prosecco Doc, con 2,684 milioni di ettolitri, in crescita del 15,4% sulla campagna precedente, e che da solo vale il 19,3% del vino a denominazione certificato. Sul podio anche il Montepulciano d’Abruzzo, con 857.501 ettolitri (-1,7%), che pesa per il 6,3% del totale, seguito dal Chianti, la più grande delle denominazioni toscane, a 720.382 ettolitri (-4,2%), che incide per il 5,3%. A seguire il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Docg con 629.174 ettolitri, in crescita del 7%, e che vale il 4,6% del vino a denominazione italiano. Stessa quota dell’Asti che, però, ha subito calo dell’11,8%, ed è a quota 629.821 ettolitri. La denominazione n. 6 per volumi è quella del Soave, a 422.793 ettolitri, il 3,1% del totale (nonostante il -13,6% sulla campagna 2014/2015), davanti al Chianti Classico, che è quella cresciuta di più tra le prime 10: +36,6%, a 413.213 ettolitri,il 3% del totale. A chiudere la “top 10” l’Alto Adige a 309.074 ettolitri (+5,6%), il 2,3% del totale, il Trentino a 307.890 ettolitri (+5,4%), il 2,2%, e il Piemonte, a 260.881 (+0,7%), ovvero l’1,9% del totale. Da notare, nelle prime 30 Dop vinicole del Belpaese, la crescita della Doc Venezia, che passa da 41.461 a 93.248 ettolitri, con un balzo del 124,9% di vino rivendicato sotto la denominazione in un solo anno.
Sul fronte della Igt, la concentrazione è ancora maggiore: le prime 3 assommano da sole il 46,9% del totale, con le prime 10 si supera l’85%. Al top ancora i vini veneti: 1,6 milioni di ettolitri per l’Igt delle Venezie, che vale da sola il 19,1% del totale, in crescita del 12,5%, poi la Terre Siciliane, stabile a 1,2 milioni di ettolitri, il 14,6% del volume complessivo, e ancora l’Igt Veneto ad 1,1 milioni di ettolitri (+0,4%) che pesa per il 13%. Ai piedi del podio, con un calo importante del -25,3%, l’Igt Emilia, che scende a 837.576 ettolitri (9,7% del totale), a cui fa da contraltare il balzo della Puglia, +53,5% a 599.690 ettolitri, arrivando a rappresentare il 9,7% del vino Igt italiano. Sostanzialmente ferma la Toscana (-0,3%), a quota 575.087 ettolitri, per il 6,9% del totale, seguita dall’Igt Rubicone, in calo del -3,4 a 540.832 (6,3% del totale) e dal Salento, che cresce del +28,2%, a 372.857 ettolitri (4,3%). Pesano per il 2,4% del totale, invece, sia l’Igt Provincia di Pavia, che crolla del -38,5% a 205.442 ettolitri, sia la Vigneti delle Dolomiti, che perde il -5,9%, a 205.243 ettolitri.

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