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Dalla Regione Veneto via libera al taglio percentuale delle uve per Amarone e Recioto 2016, da 65% a 40%. Sabrina Tedeschi (Famiglie Amarone d’Arte): “sistema che non funziona”. Marchesini (Consorzio Valpolicella): “scelta dolorosa ma condivisa”

Italia
Dalla Regione Veneto via libera al taglio percentuale delle uve per Amarone e Recioto 2016

Nonostante i dubbi espressi da una parte importante dei produttori di Amarone, quella rappresentata dalle “Famiglie dell’Amarone d’Arte”, per bocca della presidente Sabrina Tedeschi, che, a WineNews, ad agosto, aveva definito “quantomeno affrettato” (http://bit.ly/2cijL0N) il provvedimento chiesto dal Consorzio Tutela Vini della Valpolicella alla Regione Veneto, di ridurre la percentuale di cernita delle uve atte a produrre i vini Amarone della Valpolicella e Recioto della Valpolicella per la campagna 2016 al 40%, arriva la decisione della Giunta Regionale che, come previsto ed annunciato a suo tempo, ha modificato, per la vendemmia 2016, la percentuale della resa delle uve da mettere a riposo per la produzione del Recioto della Valpolicella e dell’Amarone. Rispetto ai disciplinari di produzione delle due Docg, che individuano nel 65% il quantitativo massimo di uva da mettere a riposo, pari a 7,8 tonnellate per ettaro, i quantitativi per l’attuale vendemmia non dovranno superare le 4,80 tonnellate per ettaro, pari a 19,20 ettolitri di vino finito per ettaro.

Sul tavolo, ovviamente, restano tutti i dubbi espressi da chi, come appunto le “Famiglie dell’Amarone d’Arte” (che producono 2,2 milioni di bottiglie di Amarone su un totale, mediamente, di 13 milioni di bottiglie complessive, ndr), questo provvedimento non lo vedono per niente di buon occhio, per svariate ragioni. “Non siamo d’accordo - commenta, a WineNews, Sabrina Tedeschi, a capo delle “Famiglie dell’Amarone d’Arte” - e avevamo mandato, infatti, le nostre osservazioni alla Regione, insieme ai produttori della Fivi. Ci siamo opposti per una questione di gestione del territorio che noi vorremmo fosse di tipo qualitativo e non quantitativo: il taglio netto della produzione, fatto per tenere alta la redditività di tutti, secondo noi non funziona. È una pratica, adottata dal 2009, che, nelle cattive annate, ha un senso, per limitare - continua la Tedeschi - la produzione ai grappoli migliori, ma nelle altre si è dimostrata una misura poco efficace e poco idonea per tenere sotto controllo la produzione di un territorio. Bisogna lavorare in maniera diversa, puntando sulla qualità del territorio”.

Gli effetti, spiega ancora Sabrina Tedeschi, ricadranno per intero sui piccoli e medi produttori, “perché i grandi, potendo contare su enormi superfici vitate, da sempre lavorano su rese anche inferiori al 40%, mentre produttori che magari hanno speso molto in collina, e che riescono a gestire tutta la filiera in maniera virtuosa, creando valore aggiunto e lavorando per il bene del territorio, si vedranno ridotta la produzione di anno in anno, senza avere certezze. C’è bisogno di una zonazione che permetta di intervenire in maniera adeguata sulle singole aree produttive, e di un intervento a lungo termine, lavorando tutti insieme al futuro del territorio. Per farlo, però, ci vuole un livello di rappresentanza maggiore, i consiglieri devono consultarsi con le diverse anime produttive, come noi, che non siamo stati consultati. Ci vuole dialogo - conclude la presidente delle “Famiglie dell’Amarone d’Arte” - perché noi non auspichiamo nessuna guerra intestina, ma solo maggior democrazia per poter cambiare ciò che non va: nelle buone annate le altre denominazioni cercano di produrre di più, non di meno”.

Nonostante tutto, però, è stata una scelta collegiale e condivisa, come spiega Christian Marchesini, presidente del Consorzio. “La richiesta della riduzione della percentuale di cernita delle uve da mettere a riposo dal 65% al 40%, condivisa con le associazioni di categoria, è stata una scelta dolorosa - dice Marchesini - ma necessaria per evitare l’inflazione dell’offerta di Amarone e salvaguardare il Valpolicella che è il vino che più racconta il territorio. La richiesta, basata sui numeri della denominazione e sulla congiuntura di mercato, ha terminato il suo iter ed è stata definitivamente approvata dalla Regione Veneto con il Decreto n. 18 del 14 settembre 2016, pubblicato sul sito della Regione Veneto. Per il 2016 sono attesi 140.000 ettolitri di Amarone - continua Marchesini - contro i 100.000 venduti in media negli ultimi 5 anni e, inoltre, si registra un aumento dell’imbottigliato del 5%, mentre il Ripasso sta subendo una flessione sui mercati in particolare del Nord Europa per la concorrenza di altri vini da appassimento”.

“Si tratta - spiega l’assessore all’agricoltura della regione Veneto, Giuseppe Pan - di una decisione assunta in considerazione della situazione congiunturale e tenuto conto delle disponibilità dei vini attualmente in fase maturazione Con questa operazione di contenimento del quantitativo delle uve da destinare all’appassimento nella misura massima del 40%, si intende assicurare anche per il futuro redditività ai produttori vitivinicoli attraverso una maggiore stabilità dell’offerta delle due Docg. Nel contempo, la Regione Veneto impegna il Consorzio di tutela a predisporre con tempestività l’analisi dei meccanismi produttivi, recependo così le indicazione delle organizzazioni professionali di categoria appositamente convocate a Verona”.

Il decreto regionale - come si legge nel comunicato della Regione Veneto - affida ad Avepa (Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura) il compito di garantire la compilazione della dichiarazione unificata e la coerenza tra il potenziale produttivo di ciascun produttore, così come risulta nello schedario viticolo veneto. Ad assicurare che le decisioni regionali saranno puntualmente applicate vigileranno l’Ufficio di Susegana dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari e la Società italiana per la qualità e la rintracciabilità degli alimenti spa, oltre, naturalmente al Consorzio tutela vini Valpolicella.

Focus - Valpolicella: l’annata 2016 si annuncia ottima per buon accumulo di zuccheri, acidità sostenuta e grande dotazione in antociani. La vendemmia, già iniziata, entrerà nel pieno nelle prossime settimane

La 2016 sarà una ottima annata. Somiglia alla 2015 per l’area di alta pressione sull’Italia che fa passare le perturbazioni “al di sopra” delle Alpi (cosa che nel 2014 non era accaduta determinando una situazione di gran lunga diversa che i produttori ben ricordano) ma è stata calda “il giusto”: le temperature non sono salite oltre i 35 °C, quindi non si sono registrati gli eccessi che hanno caratterizzato la 2015. Anche i parametri qualitativi sono intermedi tra quelli del 2014 e 2015: le uve presentano un buon accumulo di zuccheri e buone acidità con le attese differenze tra le giaciture di pianura e collina. Da segnalare la ricchezza in antociani, superiore alle annate precedenti, dovuta all’escursione termica giornaliera più accentuata nei giorni dell’invaiatura. Un quadro generale molto positivo per i vini Valpolicella all’inizio di una vendemmia che in cui il 40% delle uve potranno essere destinate ad Amarone e Recioto della Valpolicella Docg.

Venendo alla qualità delle uve, come premesso, le analisi effettuate dal Consorzio (l’ultimo rilievo è del 5 settembre) annunciano una annata che ha tutti i numeri per essere ricordata. Qualcuno ha cominciato a raccogliere la Corvina, ma la vendemmia entrerà nel pieno nei prossimi giorni: le indicazioni del Consorzio per l’inizio vendemmia suggeriscono la metà di settembre per la pianura e dal 19-20 per le zone di collina.
Nel dettaglio, il grado zuccherino ha raggiunto ottimi livelli, di poco inferiori a quelli del 2015 sia in collina che in pianura. L’acidità totale, corretta per il periodo, risulta intermedia rispetto ai due anni precedenti un po’ anomali, con medie intorno a 7 g/L in collina e leggermente più basse in pianura e andamenti che rispecchiano le previsioni. Il pH, discreto, rispecchia anche la buona acidità di quest’annata attestandosi su valori intermedi rispetto alle due annate precedenti in collina, mentre in pianura sono simili ai tenori dell’annata 2014, in generale con valori medi di 3. La dotazione acidica sia in malico sia in tartarico è su livelli più che buoni con medie che si collocano in mezzo tra quelli delle ultime due annate. Il malico ha valori medi compresi tra 1,2 e 1,6 g/L; il tartarico di 6,8 -7,3 g/L (questi dati sono riferiti al 13 settembre). Il potenziale in antociani è superiore rispetto alle annate precedenti, grazie all’escursione termica giornaliera più accentuata nei giorni dell’invaiatura rispetto alle scorse annate, e anche l’estraibilità è buona. Alcuni registrano una certa disformità tra i grappoli per cui sarà cruciale una buona cernita per le uve da destinare ad Amarone e Recioto della Valpolicella.

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