Con 130.000 persone accolte nei primi tre mesi di apertura, quella della Cité du Vin di Bordeaux sembrava una di quelle rare storie di programmazione e progettazione a cui, in Italia, siamo ben poco abituati. Consegne rispettate, ritardi alla consegna quasi impercettibili, previsioni finanziarie rivista al rialzo, ma senza buchi di bilancio grazie al coinvolgimento dei privati. E invece, a quasi 4 mesi dall’inaugurazione, ecco emergere il primo problema.
Legato ai diritti intellettuali della Cité du Vin, rimasti, forse per una svista, forse per una dimenticanza, in mano alla società parigina che l’ha progettata, la Xtu, degli architetti Anouk Legendre et Nicolas Desmazières. Diritti senza i quali, però, lo sfruttamento commerciale del progetto, e quindi di tutto il merchandising che ne è nato e nascerà, è impossibile.
Due le strade possibili: riconoscere alla Xtu le royalties per ogni gadget o riproduzione a fini commerciali, o riappropriarsi dei diritti intellettuali della Cité, che prevedono anche il diritto allo sfruttamento dell’immagine della Cité. La giunta della città, guidata ancora da Alain Juppé, non ha indugiato, e il 26 settembre ha deciso di percorrere la seconda strada, sbloccando i 450.000 euro chiesti dagli architetti. E scatenando, inevitabilmente, un’orda di polemiche, tra chi considera esose le richieste della Xtu, e chi dà dell’inadeguato all’amministrazione comunale ...
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