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Vladimir Vagner ha vinto la sua sfida, e la Siberia si iscrive nell’atlante delle regioni enoiche: le prime bottiglie di “Altai Vine” sono pronte, un Moscato ed un ice wine, ma la produzione è solo domestica, in attesa di nuovi finanziamenti ...

Sull’atlante delle regioni del vino del mondo, la Siberia non c’è, e solo l’idea strappa più di un sorriso: clima rigido, nessuna tradizione enoica, temperature medie che, a gennaio, precipitano a 17 gradi sotto zero, con il mese più caldo, luglio, che raggiunge “addirittura” i 13,8 gradi centigradi. Eppure, Vladimir Vagner, a capo della Altaiskaia Loza (“Altai Vine”), sui Monti Altaj, è da sempre convinto delle potenzialità della sua amata Siberia, ed ha deciso, anni fa, di dimostrarle a tutto il mondo. Per la sua impresa, che qualcuno potrebbe definire disperata, ha coinvolto esperti francesi affinché individuassero varietà in grado di sopravvivere indenni ad inverni tanto rigidi.
Ci sono voluti due anni di studio, in cui il clima ed il suolo sono stati analizzati minuziosamente, e nel 2009 furono piantate le prima barbatelle, 20 varietà diverse, scelte per la loro robustezza, allevate dai vivaisti Guillaume ed utilizzate in regioni del Nord Est della Francia come la Franca Contea (ne scrivemmo anche noi, nel 2010: http://bit.ly/2deEBRH).

Oggi, l’azienda ha prodotto i sui primi vini, essenzialmente da 4-5 varietà incluse Pinot Nero e Moscato Bianco. “L’anno scorso - racconta Vladimir Vagner alla Bbc (www.bbc.com) - abbiamo prodotto il nostro primo bianco, basato sul Moscato, e come esperimento il primo vino da uve ghiacciate, un ice wine, procedimento che useremo anche in futuro viste le condizioni climatiche in cui viviamo. La nostra - continua Vagner - è un’azienda totalmente organica, non usiamo alcun prodotto chimico, ma i nostri vini hanno bisogno di tempo per esprimere il proprio potenziale aromatico, all’inizio tendono ad essere scarichi di zucchero e leggermente amari”. Un limite che sta già trovando soluzione, l’altro è l’aspetto economico. “In Russia per avere una licenza commerciale e quindi mettere il nostro vino sul mercato (oggi la produzione è solo domestica, ndr) - conclude Vagner - ci vogliono 20 milioni di rubli (260.000 euro), avremmo bisogno di investimenti, sperando che il vino venga considerato, prima o poi, come alimento, e non come alcol anche dal nostro Governo”.

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