02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Altro che nicchia, la realtà dei vini naturali vale il 5% del mercato enoico mondiale, e i “bio wine lover” crescono anche in Italia: appuntamento a Roma, con il Salone VinNatur (12-14 novembre), ed a Faenza, con “Back to the Wine” (13-14 novembre)

Lungi dall’essere una moda, o al più una nicchia produttiva, quella dei vini naturali è ormai un’affermata ed importante realtà produttiva, che vale, secondo le stime dell’ultimo ProWein, la fiera del vino di Düsseldorf, il 5% dell’intero mercato enoico che, nel suo complesso, muove 300 miliardi di dollari l’anno. Quella dei vignaioli naturali, o organici, o biodinamici, per usare le definizioni più popolari, è una scelta produttiva antisistemica, che vede nel vino un atto culturale, prettamente agricolo, sposata da sempre più aziende, anche in Italia, con un seguito di “adepti”, di “bio wine lover” che, questo week end, avranno solo l’imbarazzo della scelta.

A Roma, infatti, dal 12 al 14 novembre, il Salone dei vini naturali VinNatur (www.vinnatur.org) riunirà 78 vignaioli da 13 Regioni italiane ed altre 47 da Francia, Slovenia, Spagna ed Austria. Un momento di assaggio e di incontro, ma anche e soprattutto di confronto, perché il dibattito sui vini naturali, sulle regole da seguire in vigna ed in cantina e su veri e propri disciplinari di produzione, è più vivo che mai. VinNatur a luglio ha approvato il suo disciplinare di produzione, suscitando reazioni più o meno positive, critiche e domande, al centro del dibattito “Vino Naturale: dalle discussioni al disciplinare di produzione”, di scena il 12 novembre, in cui si parlerà di regole (“Regole e strategie per la sostenibilità dell’agricoltura: le sfide del vino”), rapporto con il mondo del biologico (“Vino biologico e naturale, due fratelli che dovrebbero parlarsi di più”) e salute (“Il vino fa buon sangue?”). Un’analisi che continuerà il 13 novembre, quando Sandro Sangiorgi, fondatore del magazine “Porthos” e Angiolino Maule, presidente di VinNatur, si confronteranno sul tema “Disciplinare il vino naturale: sì o no? E perché?”.

A Faenza, invece, 130 vignaioli artigiani del Belpaese, con una manciata di ospiti da Francia, Germania, Slovenia e Croazia, si danno appuntamento a “Back to the wine”, il 13 e 14 novembre: curata da Andrea Marchetti, ideatore della comunità di “Vinessum”, la kermesse vuole essere il manifesto del “vino come atto agricolo responsabile”, attento all’impatto ambientale, frutto di pratiche di cantina dall’intento di accompagnare l’uva in una trasformazione più naturale possibile, limitando al minimo le manipolazioni (www.backtothewine.it). Spazio anche al food, con gli chef che seguono un approccio bio in cucina da tutta Italia, alla birra, all’olio ed alla cultura, tra musica, letture e confronti aperti tutti dedicati al vino ed al cibo. “E’ giunto il momento per il mondo del vino di fare un passo indietro - spiega Andrea Marchetti, regista di “Back to the Wine” - per capire che un approccio competitivo e schemi prefabbricati sono un sistema limitato, pieno di falle, spesso incompatibile con la vera natura del vino: una natura a matrice tradizionale, culturale, territoriale, emozionale, artigianale, ma soprattutto umana. “Back to the Wine” è un omaggio ai vignaioli artigiani, a chi quotidianamente vive la terra lontano dai riflettori della popolarità per rivendicare un linguaggio popolare, come è sempre stato il vino sulle nostre tavole”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli