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Il mondo del Prosecco, al centro dell’ultima puntata di “Report”, si difende. Consorzio Prosecco Doc: “nessuna situazione di allarme, dalle analisi della Ulss 7 Veneto valori molto sotto i limiti”. E tra i produttori c’è chi scrive a Milena Gabanelli

“Report”, uno dei programmi d’inchiesta più seguiti in tv, torna a guardare al mondo del vino italiano, o meglio a uno dei suoi “distretti” più importanti, quello del Prosecco, dopo lo speciale del Settembre 2004, “In Vino Veritas”. La firma è ancora di Bernardo Iovine, che torna a confrontarsi con il settore enoico facendo le pulci al fenomeno Prosecco e a certe problematiche, specie ambientali e territoriali, ma con lo stesso stile, diretto e supportato dalla forza delle immagini. Uno scenario, quello offerto al grande pubblico dall’inchiesta, da cui emergono pratiche di gestione del vigneto poco ortodosse, con i trattamenti che, tra i filari della Docg del Prosecco Superiore, tra Conegliano e Valdobbiadene, vengono dati con una frequenza straordinaria, anche 18 volte da marzo ad agosto, senza curarsi troppo della vicinanza di scuole e abitazioni private. Una puntata che, così ripercorre le orme di un altro servizio, quello del programma francese “Cash Investigations”, che a febbraio mise alla gogna i produttori di Bordeaux, rei, appunto, di eccedere nell’uso dei pesticidi in vigna anche nelle vicinanze di 132 scuole (qui potete rivedere “La frazione di Prosecco”: www.report.rai.it). Ma non è tutto, perché la trasmissione condotta da Milena Gabanelli focalizza la propria attenzione anche sulla zona della Doc, dove, racconta la giornalista, “il Consorzio ha chiesto e ottenuto dalla Regione di incrementare la superficie coltivabile a prosecco di altri 3.000 ettari”. Una richiesta dettata, come ben spiega il presidente del Consorzio del Prosecco, Stefano Zanette, dalle dinamiche di mercato. E che solo il territorio del Prosecco può accogliere, almeno da quando la denominazione è legata al piccolo paese di Prosecco, in Friuli Venezia Giulia, grazie al quale la produzione del Prosecco, da uve Glera, è vietata in qualsiasi altra parte d’Italia e d’Europa. Ma il fenomeno delle bollicine venete, racconta ancora “Report”, ha lasciato dietro di sé la disillusione proprio dei produttori del Carso, cui il Ministero e la Regione, all’epoca della nascita della Docg, promisero la bonifica del costone carsico per renderlo accessibile all’agricoltura viticola, senza però dare seguito a quegli accordi.
“Report”, come è nel suo stile, si addentra in un terreno complesso e scivoloso, e in un territorio vasto, puntando forte, in termini giornalistici, sul tema dei fitosanitari e del glifosato, già al centro di decine di inchieste, che ne hanno rivelato la possibile pericolosità per l’uomo. Ed è proprio questo l’aspetto su cui si concentra la risposta del Consorzio Prosecco Doc che, in una nota, sottolinea come “il Consorzio di tutela del Prosecco Doc continuerà la sua attività, intrapresa fin dalla propria costituzione, volta al miglioramento e alla diffusione di tutte le tecniche agronomiche ed enologiche tese all'incremento della compatibilità ambientale e sociale della propria denominazione. Lo stesso Consorzio non mancherà di segnalare alle autorità competenti eventuali comportamenti non rispettosi delle attuali normative - ancorché commessi dalla propria filiera - ritenendo tali comportamenti riferibili a singoli soggetti e non all'intero sistema produttivo. In questo senso - conclude la nota - ci sentiamo amareggiati dagli attacchi generalizzati ricevuti da parte di alcune persone, riteniamo in buona fede, ma non tollereremo ulteriormente atteggiamenti vessatori da parte di coloro i quali operano al solo scopo di incrementare la propria visibilità personale o il proprio profitto a danno del sistema da noi rappresentato”.
In questo senso, di fondamentale importanza sono i risultati delle analisi di campionamento sulla produzione del Prosecco Docg, portati avanti dalla Ulss 7 del Veneto, da cui emerge come “i risultati degli studi effettuati non evidenziano situazioni di allarme epidemiologico né particolari preoccupazioni sul fronte della sicurezza alimentare”, come spiega il direttore generale della Ulss 7 Francesco Benazzi. “In aggiunta ai controlli ordinari che ogni anno l’Ulss 7 effettua sul vino imbottigliato, risultati stabilmente favorevoli per il rispetto dei limiti di legge, è stato attivato - come si legge nella nota della Ulls 7del Veneto - un Piano straordinario di campionamento. Le analisi hanno interessato, nella prima fase, 50 bottiglie delle più importanti aziende locali di produzione del Prosecco Docg, vendemmia 2015. Le analisi sono state eseguiti presso il laboratorio specializzato del Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano (Crea - Vit): sono stati studiati 17 principi attivi, presenti nei composti fitosanitari di maggiore interesse ambientale, utilizzati nella coltivazione della Glera. Tutti i campioni sono risultati conformi, con tracce micromillesimali (da 5 a 500 volte inferiori ai limiti) di alcuni (da 3 a 5) principi attivi antiperonosporici e antibotritici.
E non sono mancati, ovviamente, i distinguo dei singoli produttori. Desiderio Bortolin, che nel territorio della Docg ha la sua cantina, ha scritto a Milena Gabanelli una lettera aperta, in cui ha voluto sottolineare le mancanze dell’inchiesta “La frazione di Prosecco”, rea, secondo il produttore, di non aver sottolineato la distinzione esistente tra Prosecco Docg e Prosecco Superiore Docg, “mettendo così anche noi nel mucchio di coloro che sono stati accusati più o meno velatamente di essere dei produttori senza scrupoli, interessati solo ad aumentare la produzione, noncuranti della salute dei cittadini e della tutela del territorio, quando siamo i primi a voler prendere le distanze dal “fenomeno Prosecco”, i primi ad essere danneggiati dall’allargamento della Denominazione, i primi a non voler intensificare le coltivazioni. La nostra Denominazione Conegliano-Valdobbiadene - continua la lettera - prevede una resa per ettaro molto inferiore rispetto a quella della Doc (135 contro 180 quintali ettaro), un modo questo per migliorare la qualità delle uve ma anche per rispettare le nostre colline, tutelando il paesaggio. La coltivazione intensiva dei vigneti non è nell’interesse dei coltivatori di Valdobbiadene, così come non lo è l’utilizzo di trattamenti che possano danneggiare la salute di tutti noi che viviamo con le nostre famiglie proprio immersi tra questi vigneti”.
“Riguardo ai trattamenti, a meno che non ci sia l’esplicita volontà di parteggiare per i vini bio contro tutti gli altri, è necessario spiegare ai tanti spettatori del programma che è normale eseguire dei trattamenti, qualsiasi sia la coltura agricola. A sentire il vostro servizio - continua il produttore - sembrerebbe davvero che da parte nostra non ci sia la ben minima cura e rispetto del territorio e delle persone: mi creda, tolto qualcuno privo di buon senso, il resto degli addetti ai lavori sa bene come comportarsi e svolge il suo lavoro attenendosi scrupolosamente ai regolamenti in materia. È nostro primario interesse come cittadini di questo territorio denunciare coloro che non rispettano la legge e pretendere che vengano sanzionati. Per questo chiediamo maggiori controlli”.

“Ma al tempo stesso non possiamo tacere di fronte alla presentazione di una versione distorta della realtà: nel vostro reportage - dice ancora Desiderio Bortolin - si mostrano ripetutamente trattamenti eseguiti da elicotteri non più in uso da almeno 3/4 stagioni. Una pratica che comunque veniva utilizzata solo per 380 ettari all’anno su 6.500 ettari coltivati in quell’epoca. Poco più del 5% eppure sembrava quasi usassimo solo quello. Mi dispiace davvero dover osservare la confusione con cui è stato montato il servizio, generalizzando i problemi senza però affrontare il problema vero. Il “fenomeno Prosecco” non appartiene a Valdobbiadene - aggiunge il produttore di Prosecco Docg - ma è qualcosa che a noi coltivatori di Valdobbiadene fa rabbrividire, che noi stessi contrastiamo puntando sulla qualità dei nostri prodotti e non sul numero di bottiglie. Basti pensare che il Consorzio del Conegliano-Valdobbiadene Docg produce quasi 80 milioni di bottiglie, con crescita annua di un paio di milioni di bottiglie, mentre il Prosecco Doc nel 2015 ha prodotto 355 milioni di bottiglie, 50 milioni in più rispetto all’anno precedente, quasi 2/3 della nostra intera produzione”.
“È da tempo che sostengo la necessità per noi viticoltori di Valdobbiadene di sdoganarci dal nome “Prosecco” che è ormai sfruttato da tanti come opportunità di business internazionale, data la richiesta del mercato. E il mercato, soprattutto quello internazionale, non ha ancora capito la differenza né è in grado di apprezzare il valore della nostra viticoltura eroica, della nostra storia. Non ci interessa vendere di più - conclude Bortolin - semplicemente perché più di così non possiamo produrre senza danneggiare irrimediabilmente questo territorio straordinario e bellissimo”.

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