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Il Regno Unito, nonostante l’incombenza della Brexit, resta uno dei mercati di riferimento per l’export enoico mondiale. Specie per l’Italia, unico dei big a crescere anche nel 2015, sulla spinta delle bollicine, a quota 579 milioni sterline

Sul Regno Unito incombe il peso della Brexit, ma resta il secondo importatore di vino mondiale in termini di valori, dietro solo agli Stati Uniti, a quota, nel 2015, 4,123 miliardi di euro (+7,7% sul 2014), e secondo anche in volumi, ma dietro alla Germania, con 1,410 miliardi di litri importati (+0,5%), al sesto posto per consumi complessivi, con una crescita dello 0,3%. Chiaro, quindi, che resti uno dei mercati di riferimento per i Paesi produttori, nonostante la nascita, relativamente recente, di una viticoltura piuttosto promettente nel Sud dell’Inghilterra, nel Sussex, dove oggi si producono 5,06 milioni di bottiglie, perlopiù di bollicine, di cui gli inglesi sono a dir poco innamorati. Le importazioni di spumanti, infatti, sono cresciute del 22,41% dal 2011 al 2015 in valore e del 43,82% in volume, con un andamento più solido sul canale on trade, cresciuto del 40% in volume e del 29% in valore, dove muove qualcosa come 4,2 miliardi di sterline, rispetto all’off trade, comunque forte di un +14% nei volumi e di un +15% nei valori.

Quello inglese è un mercato maturo, dove il prezzo medio a bottiglia è decisamente alto (5,40 sterline), anche se incidono molto le tasse, cresciute del 70,5% dal 2004, a quota 2,08 sterline a bottiglia. E per risparmiare qualcosa, parallelamente ai canali di distribuzione classici, si impongono l’online e le catene dei discount, con una crescita potenziale, secondo l’Observatorio Español del Mercado del Vino (www.oemv.es), rispettivamente del 92,9% e dell’82,2% entro il 2020. Interessante, in questo senso, come siano calate, nel 2015, le vendite delle bottiglie allo scaffale tra le 4 e le 5 sterline (-3%) e tra le 5 e le 6 sterline (-5%), a fronte di una crescita del segmento 6-7 sterline (+4%), come raccontano i dati Nielsen.
In questo panorama, l’Italia enoica gioca un ruolo di primissimo piano. Seconda solo alla Francia in termini di valori spediti sulla piazza britannica, a quota 579 milioni di sterline nel 2015, è l’unico dei big in crescita (+1,57% sul 2014), con una quota di mercato del 19,49%, mentre la Francia perde il 5,53%, la Spagna il 4,9% e l’Australia il 9,63%. Resiste, invece, il primato italiano nei volumi, a quota 313,48 milioni di litri, in crescita del 6,19% sul 2014, per una quota di mercato del 22,23%. Dietro calano sia i volumi in arrivo dall’Australia (-2,5%, a 244 milioni di litri) che dalla Francia (-8,43%, a 187,94 milioni di litri).

Meritano un’analisi a parte, invece, le importazioni degli spumanti, che, come raccontano i dati ufficiali del Global Trade Atlas, sono cresciute dal 2011 del 22,41% in valore, a quota 620 milioni di sterline.
La Francia, nonostante un calo del -2,93%, continua a comandare abbondantemente in termini di valori, a quota 376,23 milioni di sterline, per una quota di mercato del 60,59%, con l’Italia che segue, sulle ali di una crescita impressionante tra il 2011 ed il 2015, pari al +299%, a quota 180 milioni di euro (il 30% dell’export italiano è rappresentato dalle bollicine, ndr), pari ad una quota di mercato del 29%, davanti alla Spagna, a 37,7 milioni di sterline (-12,09% sul 2014). Ancora più spettacolare è stata la crescita delle bollicine italiane in termini di volumi, trainate ovviamente dal Prosecco, e saldamente al primo posto: oggi in Uk volano 80,5 milioni di litri di spumante, contro i 14,2 del 2011, il 466% in più, ed il 30,54% in più sul 2014. La Francia segue da lontano, a quota 28 milioni di litri, stabile sul 2014 (+0,56%) ed anche in una dinamica di lungo periodo, dimostrando come il Prosecco, e le bollicine italiane in generale, in effetti non abbiano eroso quote di mercato allo Champagne, ma creato un’occasione di consumo nuova e diversa, alla portata di qualunque wine lover. Male, anche nei volumi, il Cava e le bollicine spagnole in genere, che perdono il 9,8% sul 2014 e si fermano a 20 milioni di litri.

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