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Dal Far West degli Stati Uniti al Sol Levante del Giappone, il “fenomeno” vini naturali sembra non conoscere confini: da “Wine2Wine”, le esperienze e i punti di vista di Angiolino Maule (Vinnatur) e della wine writer Alice Feiring

Italia
Angiolino Maule

Geograficamente separati dall’Oceano Pacifico - a poli opposti dal punto di vista dell’Italia enoica - e diversissimi tra di loro, sia per le culture alimentari che per le abitudini di consumo di vino e bevande alcoliche, Giappone e Stati Uniti hanno in comune una passione innegabile: quella per i vini naturali, la cui prepotente ascesa, dopo gli anni ‘90 (il “decennio degli errori”, nelle parole di Angelino Maule, produttore con La Biancara e padre nobile dell’Associazione Vinnatur), si sta facendo, forse, inarrestabile. Della parabola dei vini “senza” in questi due mercati, ma non solo, si è parlato a “Wine2Wine”, il forum business to business by Veronafiere: e secondo Maule, che in Giappone opera da 18 anni, un fattore da tenere molto ben presente è la cultura alimentare del Paese, che predilige una cucina “integra”, spoglia da addobbi gustativi non necessari e che predilige la semplicità come valore intrinseco.
Una cucina “che con i vini naturali è un abbinamento perfetto: se riusciamo a sostituire birra e sake nel ruolo di accompagnamento ai pasti, non ci basterà tutto il vino naturale che produciamo in Italia per soddisfare la domanda giapponese”, ha sottolineato. Inoltre, c’è anche un fattore culturale “puro”, per così dire: “quella del Giappone una cultura nella quale conta molto dire la verità e tener fede alla parola data: è una cultura che ammira la perfezione, ma altrettanto fa con l’imperfezione, come simbolo di genuinità”, e quindi, anche in questo, un destro perfetto per un mondo produttivo dove la genuinità è un termine chiave. In conclusione, per il patron de La Biancara, il comandamento da seguire per il vino naturale in Giappone è “Fai quello che dici, dici quello che fai”, e il resto lo faranno i vini.
Secondo Alice Feiring, che, negli Stati Uniti, è divenuta un’autorità in materia con la sua newsletter “The Feiring Line”, che è espressamente dedicata al mondo dei vini naturali, il Giappone ha avuto un ruolo pionieristico come mercato, e si è sviluppato prima di quello statunitense: ma in quest’ultimo, in compenso, “dagli anni 2000 ad oggi il settore sta esplodendo: è divenuto nazionale” - intendendo con questo una sua diffusione dalla California al Massachusetts e dal Texas all’Illinois in egual misura - “e ha generato un intero settore di off premise che è dedicato solo al settore dei vini naturali”. Ci sono oggi negli States “wine bar che si dedicano solo a questi vini, e ristoranti che propongono carte dei vini fondate sul biologico o il biodinamico. Gli appassionati di questo tipo di vini non leggono la stampa tradizionale, comunicano fra di loro, sono giovani e appassionati, e sono quelli che stanno generando un sold out dietro l’altro negli eventi dedicati ai vini naturali” - e che hanno reso Hudson, nello Stato di New York, e la canadese Montreal le capitali dei vini di questo tipo nel continente nordamericano. Per Feiring, in conclusione, il vino naturale, particolarmente quello italiano, sta generando un movimento “dal basso” che è riassumibile in uno slogan assai pregnante: “back to sanity”, ovvero “ritorno alla sanità mentale”.

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