“Il cibo virtuoso ha la capacità di contaminare gli altri settori”. Le parole sono di Giacomo Mojoli, uno dei fondatori di Slow Food e oggi “pensatore” del cibo, e sono state pronunciate a Milano nell’annuncio di una partnership inedita tra due mondi che non hanno molto in comune, quella tra Slow Food Italia e Garnell , gruppo milanese attivo nella finanza d’impresa e nella consulenza a grandi investitori. Dopo 18 mesi di dialogo e di progettazione, è nata l’alleanza strategica, che ha dato il primo frutto: Agrifood One, un fondo di investimento destinato a promuovere e a valorizzare l’economia reale, l’innovazione e la sostenibilità dell’agroalimentare italiano. Agrifood One (www.garnell.it/investimenti/agrifood/) punta a trovare risorse per le piccole e medie imprese italiane, con l’obiettivo di sostenere processi virtuosi di crescita, con un occhio (anzi tutti e due) alla sostenibilità. Ed è qui che entra in gioco Slow Food Italia, che interagirà con Garnell con una specifica consulenza nel verificare la sostenibilità economica, sociale e ambientale dei potenziali progetti d’investimento. Oltre ai tradizionali indicatori di ritorno economico tipici della finanza, saranno infatti sistematicamente valutati anche gli impatti ambientali, sociali e di governance (“buon governo”) generati dagli investimenti attraverso la produzione di indicatori di performance non monetarie.
Garnell, che con Agrifood One si candida a diventare leader tra i fondi di private equity nella filiera agroalimentare, promuoverà una concezione dell’impresa che tiene al centro l’uomo: il profitto dell’azienda dovrà integrare il bene del territorio e della comunità di stakeholder: azionisti, lavoratori, clienti, fornitori.
“Investiremo per l’economia reale del nostro Paese mettendo al centro l’uomo - ha detto l’amministratore delegato di Garnell, Filippo La Scala - e mettere al centro l’uomo è una sfida all’avanguardia, non un concetto romantico. Ma è una scelta di valore che porta a risultati concreti nel medio-lungo periodo, come dimostrano numerosi studi”. Garnell punta a raccogliere tra i 40 e i 100 milioni di euro da investitori qualificati. Poi avvierà una fase di selezione delle aziende. Sceglierà al massimo 6-7 aziende, perché oltre a investire il fondo di private equity dovrà anche aiutare a gestire l’azienda, a farla crescere e a farla espandere all’estero.
Ma che cosa hanno in comune finanza e sostenibilità del cibo? “Il tempo, la capacità di avere una visione a lungo termine, la scommessa di investire sul futuro”, ha commentato Mojoli. Chi investirà dovrà, infatti, saper aspettare: il fondo avrà una durata di 10-12 anni prima di passare al disinvestimento. È il concetto del “capitale paziente” o, come lo ha chiamato il presidente onorario di Slow Food Italia Roberto Burdese, è il concetto di “slow money”: “ormai da molti anni Slow Food ragiona sulla funzione che l’economia reale e la finanza possono avere in una società che ricerca il buono e il giusto. Non a caso, da diverse edizioni di Terra Madre - dice Burdese - parliamo di slow money. Finalmente attraverso questo progetto avremo la possibilità di passare dalle parole alla pratica, mettendo la nostra esperienza e la nostra visione del cibo al centro di un laboratorio, con un ruolo attivo e, per certi versi, pragmaticamente sperimentale”.
Chi sarà “baciato” dalla partnership? L’agro-alimentare è un settore molto ampio, ma in particolare Burdese ha citato l’attivismo italiano nella produzione di birra - “negli ultimi 20 anni sono nati un migliaio di birrifici artigianali, mentre la grande industria tende a concentrarsi in maniera sempre più spinta” - e l’importanza del settore dell’olio di oliva. Anche qui, con i marchi italiani diventati stranieri e che poco hanno conservato di made in Italy, e tenendo conto della crisi che sta vivendo il settore, che in Italia significa non soltanto produzione di olio extravergine di eccellenza, ma anche bellezza del paesaggio. “Garnell parla il nostro stesso linguaggio - ha detto Burdese - e Agrifood One è un fondo che ha una cultura artigianale. Investirà nelle opportunità inespresse dell’agro-alimentare italiano, ma anche in aziende di valore che stanno attraversando un momento difficile”.
Gli investitori ci crederanno? “Investire nell’economia reale ci consente di offrire agli investitori ritorni adeguati rispetto al livello di rischio assunto e la possibilità di diversificare su una asset class che contribuirà sempre di più a incrementare i rendimenti e la loro stabilità - assicura Filippo La Scala - si tratta di investimenti che non soffrono delle continue oscillazioni dei mercati finanziari, la cui volatilità è da tempo molto elevata, indice della loro sempre più alta rischiosità”.
Fausta Chiesa
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