Il Gallo Nero tira, eccome se tira, non solo inteso come Chianti Classico, che nel 2015 è cresciuto dell’8% soprattutto grazie ai mercati esteri, dove finisce l’80% della produzione, ma anche come brand, tanto che la piaga della contraffazione, che da anni minaccia la produzione enoica della denominazione toscana, ha travalicato i confini del mondo enoico per sconfinare nell’oggettistica, ovviamente marchiata Gallo Nero. Sono 6.000 gli articoli contraffatti raffiguranti lo storico simbolo del Gallo Nero sequestrati dalla Guardia di Finanza di Siena al termine di un’attività d’indagine avviata nel maggio 2016.
Tra i gadget, magliette, grembiuli e magneti di vario tipo riportanti il marchio del Chianti Classico, di cui l’omonimo Consorzio detiene i diritti. Le indagini hanno preso il via da un esercizio commerciale di San Gimignano e sono proseguite prima a Siena, dove è stato scoperto il grossista, e poi a Roma e Firenze, dove erano ubicati il produttore e il distributore degli articoli contraffatti. I tre sono stati denunciati per commercio di merce contraffatta e rischiano da uno a quattro anni di reclusione, oltre ad una multa da 3.500 a 35.000 euro e alla confisca del materiale già sequestrato.
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