02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Vino italiano sempre più “bio”, e dalla Sardegna è in arrivo una delle riconversioni più grandi del Belpaese: dal 2018 tutti i 541 ettari di vigneto della storica Sella & Mosca (520 in corpo unico) oggi della famiglia Moretti, saranno a biologico

Il vino italiano spinge sempre di più sul tema della sostenibilità (ambientale, sociale, economica) e del biologico: nel 2016, secondo i dati Sinab sono 83.643 gli ettari vitati “bio” nel Belpaese, con un aumento di 11.300 ettari sul 2014. E molti sono quelli in conversione, in tutta Italia. E dalla Sardegna arriverà quella che, probabilmente, passerà alla storia come una delle riconversioni a bio più grandi del Belpaese: a firmarla Sella & Mosca (www.sellaemosca.it), realtà storica e di primissimo piano dell’enologia sarda, fondata nel 1899 Erminio Sella, nipote dello statista Quintino, e dell’avvocato Edgardo Mosca, e oggi di proprietà del Gruppo Terra Moretti (in partnership con Simest e la società di Hong Kong NUO Capital SA).

Dal 2018, infatti, saranno tutti a biologici in 541 ettari della tenuta, di cui 520 a corpo unico, uno dei più grandi appezzamenti d’Europa, ad Alghero, 16 in Gallura (Vermentino) e 5 nel Sulcis (Carignano).
Un percorso verso il bio già iniziato a Sella & Mosca sotto la proprietà del Gruppo Campari, e che poi ha trovato nuovo forte impulso con la nuova proprietà guidata dalla famiglia Moretti, che sosterrà lo sviluppo verso l’ulteriore miglioramento qualitativo dei vini della tenuta (che ha una produzione intorno ai 5,4 milioni di bottiglie, espressione delle diverse anime della Sardegna, con etichette di alta gamma come Marchese di Villamarina, Terre Bianche 161 con vitigno aziendale Torbato, Anghelu Ruju).
D’altronde, i temi della sostenibilità e della biodiversità sono valori ancestrali del retaggio di Sella & Mosca: quando la realtà fu fondata, alla fine dell’Ottocento, in un’Europa del vino devastata dalla Fillossera, fu messa in atto un’opera di bonifica pionieristica e visionaria per quell’epoca, e nella zona de “I Prati”, cuore dell’azienda, vennero rimossi migliaia di massi ed uno strato massiccio di Arenarie, oltre a Trachite e Calcare, che avrebbe impedito il normale sviluppo delle viti. E nacque, così, quello che, all’epoca, era anche un vero e proprio vivaio ampelografico, dove erano presenti oltre 1671 esemplari di vite diversi. Una biodiversità straordinaria che vive ancora oggi tra i filari dell’azienda, dove vengono allevate e vinificate oltre 20 varietà di uva, tra vitigni autoctoni, di antica coltivazione ed internazionali. Che, dal 2018, saranno tutti in regime biologico.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli