Sebbene sia innegabile il fatto che all’interno dei cataloghi delle grandi aste enoiche internazionali l’Italia deve giocoforza cedere il posto d’onore alla Francia, e non da oggi, i risultati che il tempo e gli sforzi dei migliori produttori nazionali hanno saputo donare all’Italia dei fine wine si fanno sentire ogni giorno di più. E a confermarlo arriva anche la più recente analisi interna di “Wine Lister” (https://goo.gl/Xvzc9u), che ha comparato l’andamento aggregato dei prezzi spuntati nel corso degli ultimi due anni dalle etichette che compongono gli indici delle regioni enoiche più blasonate del pianeta, ovvero Borgogna e Bordeaux per la Francia, Piemonte e Toscana per l’Italia e la California.
Con risultati quantomeno sorprendenti: l’indice che ha totalizzato l’aumento percentuale più alto nel periodo di riferimento, il 58%, è stato quello dei vini piemontesi, composto dal Barbaresco e dallo Sperss di Gaja, dal Monfortino e dal Cascina Francia di Giacomo Conterno e dal Barolo di Bartolo Mascarello. Inoltre, il “WL Piedmont Index” è stato anche quello dall’andamento più costante di tutti, dato che ha virato in negativo solamente in tre dei 48 mesi presi in esame, ovvero il novembre 2015, il maggio 2016 e l’aprile 2017. Secondo posto per la Borgogna, il cui indice (composto di sole etichette del Domaine de la Romanée-Conti) è comunque cresciuto del 50% dal settembre 2015 al settembre 2017. In terza posizione, poi, un’altra sorpresa, ovvero la Toscana, con un apprezzamento del 33% dell’indice, composto esclusivamente dalla crème de la crème dei Supertuscan - Masseto, Ornellaia, Sassicaia, Tignanello e Solaia - e una liquidità che, sottolineano gli analisti di “Wine Lister”, ne ha garantito la parabola ascendente.
Una parabola che ha relegato l’indice relativo a Bordeaux, contenente nomi come Haut-Brion, Lafite, Latour, Margaux e Mouton-Rothschild, in quarta posizione e fuori dal podio, con una crescita del 28% e, sottolineano gli analisti, non solo la peggiore performance di tutti gli indici presi in esame, dato che anche l’indice californiano ha fatto di meglio (+29%), ma una crescita di prezzo che sta rallentando visibilmente, suggerendo di conseguenza un mercato in fase stagnante dal finire del 2016.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025