Al di là della poesia dei territori, dei lustrini e delle paillettes che scinitllano, il business del vino è assai complicato. Bisogna produrre vini di qualità, ormai un prerequisito per stare sul mercato. Poi, cosa ancora più complessa, il vino c’è da venderlo, in uno scenario globale sempre più grande, ma anche sempre più competitivo e con margini che si comprimo. E, last but not least, una volta venduto il vino, bisogna incassare. Ovvio, ma non semplicissimo, soprattutto per le piccole realtà che hanno del canale Horeca il loro mercato principale, nonostante sia ormai in vigore dal 2012 l’articolo 62 della legge 27/2012, che ha fissato i termini di pagamento per le merci agricole e alimentari, entro 30 giorni per quelle deperibili ed entro 60 giorni le non deperibili (dopo il quale scattano gli interessi, che sono inderogabili, e oggi per il vino sono al 12,05%).
“Anche perchè, di fatto, il termine dei 60 giorni, non lo rispetta nessuno”, spiega, a WineNews, Marco Giuri dello Studio Giuri Avvocati, che, ieri, a San Casciano Val di Pesa (Firenze), ha organizzato il primo di una serie di workshop itineranti sul tema del credito, insieme ad Eurocredit Business Information, società di informazioni commerciali operante da anni nell’agroalimentare. “Anzi - aggiunge Giuri - dalla nostra esperienza, visto che abbiamo come clienti oltre 50 tra le più importanti cantine italiane, possiamo affermare che nel vino i ritardi sono più consistenti che in altri settori. In media, se nell’agroalimentare si incassa a 90 giorni, nel vino si arriva tranquillamente a 120”.
Un problema che coinvolge imprese di ogni dimensione e blasone, anche quelle toscane, “conosciute in Italia e nel mondo per l’eccellenza dei propri vini - ha detto Federico Rossi Ferrini, responsabile Ufficio Agricoltura ChiantiBanca che ha ospitato il seminario - ma a una certa facilità nel vendere i prodotti non sempre corrisponde una gestione virtuosa degli incassi, soprattutto sul mercato interno, con dispendio di energie e risorse nel recuperare i propri crediti”.
Secondo i dati presentati da Eurocredit Business Information, nel complesso, i pagamenti alla scadenza del settore del vino, mettendo insieme i dati di Horeca, commercio all’ingrosso e al dettaglio, sono appena il 16% del totale (contro il 38% della media di tutti i settori), quelli con un ritardo compreso in 30 giorni il 63%, mentre il 21% paga con ritardi di oltre un mese. E in particolare, nel settore dell’Horeca, dal 2010, si segnala un aumento dei ritardi gravi del +133%.
E non ci sono particolari differenze di comportamento tra le diverse tipologie di esercizio. Nella ristorazione, per esempio solo il 17% delle fatture del vino è pagato alla scadenza, il 60% entro 30 giorni, ed il 23% oltre due mesi. Percentuali simili a quelle di vendita al dettaglio e in gdo: 17% alla scadenza, il 63% entro i 30 giorni, il 20% oltre i 60 giorni.
Leggermente meglio va con gli ingrossi: il 18% paga entro la scadenza, il 68% entro i 30 giorni di ritardo, e “solo” il 14% va oltre.
In media, l’importo della fattura da incassare è di 400 euro, quello dell’insolvenza di 1.300 euro. Cifre relativamente piccole, ma che possono diventare enormi se si tiene contro della enorme pluralità di esercizi coinvolti. E c’è un altro dato, a suo modo, allarmante: tra il 2015 ed il 2017, ha sottolineato la dg Eurocredit Carla Vollaro, delle 164.765 nuove aziende aperte, soprattutto nel settore Horeca, 32,490 sono stante coinvolte i procedure concorsuali di recupero crediti, e ben 103.115 hanno già cessato l’attività. In questo quadro, però, non vuol dire che l’articolo 62 non abbia sortito alcun effetto. “Importanti aziende, facendo leva sui termini fissati dall’articolo 62, negli anni hanno accelerato le procedure. Molti fanno un sollecito appena scade la fattura, poi appena i tempi lo consento si va per avvocato e per via giudiziaria. Prima molti aspettavano anche 6 mesi, o un anno, me nel frattempo capitava sovente che il debitore chiudesse l’attività. Così facendo, invece, il tasso di recupero crediti andati a buon fine è cresciuto in molti casi anche del 30%”. Fondamentale, in questo senso, la cooperazione tra le aziende, una sorta di alleanza contro i cattivi clienti perchè, come evidenzia ancora Giuri, “spesso i cattivi pagatori sono gli stessi per diverse aziende, ed è chiaro che condividere informazioni, come facciamo tra i nostri clienti con strumenti dedicati, ma anche dare vita ad azioni congiunte contribuisca a risultati migliori”.
E in questo senso, gli strumenti non mancano, come Iride, sistema creato dalla stessa Eurocredit, che consente la condivisione di informazioni fra aziende, in forma anonima, che consentono così di “dare un rating” ai clienti, segnalando, ad esempio, quelli morosi. Sistema che, ora, fa parte di una partnership tra Eurocredit e Studio Giuri, per “na condivisione di dati in sede preventiva col sistema Iride ed una condivisione in sede di recupero del credito con le informazioni conferite e gestite dallo Studio Giuri. In buona sostanza - conclude Marco Giuri - una sorta di “tripadvisor” del cattivo pagatore, per non dare scampo ai “furbetti” del vino”.
“È la conoscenza approfondita dei clienti e l’analisi delle abitudini di pagamento che consente di prevenire in molti casi i rischi di insolvenza dei propri crediti - ha aggiunto Rossi Ferrini - oltre ad avere informazioni utili per stabilire il corretto prezzo dell’eventuale fornitura. ChiantiBanca ha messo a disposizione per le imprese del settore vitivinicolo l’offerta finanziaria “PerBacco!” pensata per venire incontro alle esigenze produttive e commerciali delle imprese, commisurando durate e rientri dei finanziamenti sulla base dell’entrata in produzione e dei flussi di incasso degli investimenti pianificati”.
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