Ripartenza bagnata, ripartenza fortunata. O almeno questo è l’augurio, implicito, di tutto il mondo della ristorazione e dell’accoglienza del Belpaese. Che, in questi primi giorni di riapertura, ha dovuto fare i conti con i limiti di un Decreto Legge nato come punto di incontro tra le necessità di un settore fermo da mesi e una situazione sanitaria ancora pericolante. La possibilità di accogliere i clienti solo negli spazi esterni taglia fuori una buona metà dei locali, mentre il coprifuoco alle 22 “uccide” l’orario della cena. Se il primo problema è particolarmente limitante per la ristorazione delle città, dove gli spazi all’aperto sono un problema non da poco, il secondo è un ostacolo insormontabile per tante strutture di campagna, distanti chilometri dai centri abitati, comprese quelle ospitate dalle cantine delle griffe enoiche italiane.
Che, spesso e volentieri, all’aspetto produttivo abbinano accoglienza, ristorazione e ospitalità. E se qualcuno ha già riaperto i battenti, altri scalpitano per poter tornare a dare il benvenuto a clienti e wine lovers. Per i primi tempi con il freno a mano tirato, e con l’incognita del maltempo a dettare le fortune, ma è un primo passo, un segnale di speranza, un inizio, specie in vista dell’estate. I dubbi sono molti, e sono destinati a rimanere irrisolti, e i tempi non saranno brevi prima di rivedere americani e canadesi, i veri big spender dell’enoturismo internazionale, tra i vigneti. E poi c’è da fare i conti con la variabile, non da poco, geografica: se al Sud maggio è già il mese giusto per mangiare fuori, al Nord è una prospettiva un po’ meno allettante.
Comunque sia, come raccontano imprenditori e manager del vino a WineNews, tra i ristoranti e le strutture delle cantine italiane, si respira un cauto ottimismo. Le prime prenotazioni iniziano ad arrivare, se non a fioccare, e c’è voglia di tornare a respirare normalità e gioia di stare insieme, rispettando ovviamente le debite distanze. In campagna, sì, ma anche in città, dove le griffe “apparecchiano” spesso tavole importanti. La parola al mondo del vino, da Martino De Rosa, alla guida del settore hospitaity del gruppo Terra Moretti, e quindi del Relais e Chateaux L’Albereta, a Enrico Viglierchio, amministratore delegato della Castello Banfi, che accoglie l’Hotel Il borgo e il ristorante La Sala dei Grappoli, da Danilo Guerrini, direttore di Borgo San Felice e presidente della delegazione italiana di Relais & Châteaux, a Stefano Chiarlo, alla guida della griffe del Barolo Michele Chiarlo, cui fa capo Palás Cerequio. E ancora, Alessio Planeta, che in Sicilia, ramo hospitality, significa La Foresteria a Menfi e Palazzo Planeta a Palermo, Alberto Tasca, con 4 tenute sull’Isola, a partire da Capofaro, Matteo Bisol, direttore di Venissa, Wine Resort con ristorante stellato nell’isola di Mazzorbo, a Venezia, e Marilisa Allegrini, con la bellissima Villa della Torre in Valpolicella.
Quindi Pierangelo Tommasi, alla guida della Tommasi Family Estates, con sette tenute in tutta Italia ma anche il wine hotel Villa Quaranta e il Caffè Dante, nel cuore di Verona, Enrico Chiavacci, direttore marketing di Marchesi Antinori nonché Responsabile del comparto ristorazione dell’azienda, che vanta il Rinuccio 1180, l’Osteria del Tasso, l’Osteria di Passignano, la Trattoria della Fonte, Cantinetta Antinori e Procacci, oltre al country resort Fonte de’ Medici, Giovanni Folonari, alla guida di Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, con l’ospitalità a Borgo del Cabreo, Tenuta di Nozzole e Tenuta la Fuga, e Andrea Machetti, amministratore delegato di Mastrojanni, griffe del Brunello di Montalcino di Riccardo Illy, anche realais e ristorante tra i vigneti. Infine, Francesco Sorelli, responsabile della comunicazione di Ruffino, che ospita la “Locanda le Tre Rane”, l’Agriresort e la Bottega del Vino, e Ornella Venica, che nel Collio ha fatto dell’ospitalità un fiore all’occhiello di Venica & Venica.
“Speriamo che quello che ci stiamo mettendo alle spalle sia davvero l’ultimo stop, perché c’è bisogno, oltre che voglia, di ripartire. Di certo, il Decreto Legge attuale non ci aiuta sul breve periodo, ma ampliando l’orizzonte al prossimo futuro il sentiment è positivo, augurandoci che da qui in avanti non si torni in dietro. Le difficoltà di questa riapertura sono latenti: è difficile lavorare con molti meno tavoli del solito, e solo dove è possibile. Non tutti i locali hanno il beneficio di spazi adeguati per poter stare all’esterno. A livello operativo, poi, è difficilissimo gestire le prenotazioni dei clienti in base alle bizze del clima. È tutto oggettivamente molto complicato, a volte le intemperie arrivano in corso d’opera, e così si rischia di scontentare i clienti che, invece, siamo abituati a coccolare. Cerchiamo sempre di dare e offrire soluzioni, ma l’esperienza che offriamo rischia di risultarne svilita. Via via che la stagione migliorerà, e che si allenterà la stretta che regolamenta le aperture, sia in temi di spazi che di orari, siamo convinti che tornerà il sereno”. Così, a WineNews, Enrico Chiavacci, direttore marketing di Marchesi Antinori nonché Responsabile del comparto ristorazione dell’azienda.
Diversi sono i locali della Marchesi Antinori, principalmente in Italia ma anche all’estero, da Procacci, “che non ha mai chiuso, ha un bel dehor e riesce a lavorare bene, ovviamente con i limiti imposti dal tempo, assolutamente aleatorio, e dagli orari”, alla Cantinetta Antinori, a Rinuccio 1180, nel Chianti Classico, “che riapre da venerdì 7 maggio, così come le visite in cantina, seppure con qualche difficoltà: è un mondo a parte, perché le degustazioni non si possono, al momento, fare dentro, ma solo all’esterno, con le difficoltà che ci sono. Abbiamo dovuto creare delle location tutte nuove per farci trovare pronti”, riprende Enrico Chiavacci.
E ancora, Fonte de’ Medici, “che riapre oggi, e sarà aperta anche la Trattoria della Fonte, con un bello spazio all’aperto. L’Osteria di Passignano riaprirà probabilmente a metà maggio, ma solo dal venerdì a domenica, come l’Osteria del Tasso a Bolgheri”. Anche Procacci a Forte dei Marmi è aperto, “e questa settimana abbiamo salutato l’apertura di Tormaresca Vino e Cucina a Milano, che inaugureremo a metà maggio, un locale bellissimo”, ci tiene a precisare Enrico Chiavacci. Da ricordare, infine, le sedi estere della Cantinetta Antinori, da quella di Zurigo, di nuovo aperta, a quella di Vienna, che riaprirà, come deciso dal governo austriaco, il 19 maggio, da quella di Mosca, che non ha praticamente mai chiuso, a quella di Montecarlo, rimasta sempre aperta, fino alla Cantinetta Antinori di Astana, in Kazakistan, anche questa sempre aperta”.
“L’Albereta - racconta Martino De Rosa, che con Carmen Moretti coordina il settore hotellerie del Gruppo Terra Moretti, che comprende il Relais e Chateaux L’Albereta e la Tenuta l’Andana, in Maremma - è rimasta sempre aperta, eccetto il primo lockdown. Da giugno 2020 abbiamo chiuso solo a gennaio, per 20 giorni. Da allora siamo stati aperti ininterrottamente, ma tenendo un livello di guardia altissimo. Siamo agevolati dal fatto che la parte di Spa è un centro medicale, per cui siamo strutturati per controlli continui, i dipendenti, essendo personale medicale, sono tutti vaccinati. Se abbiamo lavorato è perché L’Albereta gode di un certo prestigio, peccato che adesso che possiamo far mangiare anche gli esterni, all’aperto, sia arrivata la pioggia”.
Spostandoci in Maremma, “all’Andana, invece, abbiamo posticipato l’apertura, da Pasqua al 6 maggio, e vediamo cosa succede”, riprende De Rosa. “Diciamo però che oltre al dover pensare al controllo e alla sicurezza c’è anche l’incertezza e la non considerazione delle complicazioni che tutto questo comporta: approvvigionamento, personale, casse integrazioni. Il non lavorare sul lungo è più deteriorante di ogni altra cosa, più dell’emergenza stessa. L’incertezza ci uccide, ma noi siamo strutturati e abbiamo il modo e la voglia di dare continuità al nostro lavoro. Che è fatto di programmazione, ma così è tutto più difficile. Speriamo che si corra sui vaccini, adesso sembra che stia andando bene, ma dobbiamo tenere alta la guardia, consentendo alla gente di lavorare. Lo spazio è sempre stato un nostro key point, e questo ci ha agevolato, così come vicinanza a Milano.
Sull’estero sarà ancora lunga, cerchiamo però di non raddoppiare il danno: Spagna e Grecia sono aperte, rischiamo di perdere anche il turismo italiano. Dai Paesi Europei, specie vicini, come Francia e Germania, i turisti torneranno presto, ma gli americani no, anche perché la campagna di comunicazione che sta passando in Usa è quella di un’Italia ancora alle prese con il Covid ed i disordini. Non sarà un’estate per stranieri, comunque. I voli sono complessi e ce ne sono ancora pochi, le regole sono confuse, tra tamponi e vaccini, ma è così in tutto il mondo”. Infine, una stilettata al Governo, perché “mancano le competenze tra chi decide: se uno non conosce il settore non può gestire con buonsenso, e questa crisi, a livello di settore, non è stata gestita come l’avrebbe gestita una persona del nostro mondo, per quanto sia oggettivamente difficile e complessa come situazione”, conclude De Rosa.
Dalla Valpolicella, Marilisa Allegrini racconta come in questo anno, difficilissimo, abbia “gettato le basi per ripartire, consapevoli che un giorno le cose sarebbero cambiate. Stiamo potenziando il nostro servizio, sia legato all’ospitalità - quindi degustazioni e ricettività, con dieci camere - che alla parte food, in maniera più organizzata. Stiamo collaborando con Fabio Groppi, chef che in passato ha avuto anche una stella Michelin, e con lui vorremmo fare una proposta più ampia di quella precedente. Oltre alla Villa abbiamo aperto una Taverna, e poi avendo spazi molto bellissimi, sia all’aperto che al coperto, pensiamo che ne possa nascere una bella soluzione. Nei vari vigneti invece organizziamo dei picnic, per passare dei bei momenti in vigna, magari con una grigliata”.
“Ovviamente - riprende Marilisa Allegrini - le nostre sono proposte basate sulla qualità, e così sarà sempre. A San Polo (Montalcino), stiamo trasformando la struttura ricettiva in agriturismo, e a Bolgheri (Poggio al Tesoro) abbiamo in dirittura d’arrivo una bellissima guesthouse. Il concetto, trasversale a tanti imprenditori del mondo del vino è quello di legare l’ospitalità alla produzione: è un modo più completo e bello di comunicare il vino, di rivedersi dopo tanto tempo. Ci sono tanti americani che stanno pensando di tornare in Italia, i vaccinati potrebbero già venire, ma ci vuole pazienza perché tutto torni a posto. Più che ottimismo, ci vogliono realismo e cautela, ma la gente ha tanta voglia di rinascita”, dice ancora la produttrice, tra Valpolicella e Toscana.
“Il Covid ha portato tanti cambiamenti, l’unico lato positivo è stato quello di potersi fermare a pensare”, racconta a WineNews Alberto Tasca. “Riapriamo con le incertezze dello scorso anno, ma con maggiore esperienza e con ancora più sicurezza per gli ospiti. Le incognite riguardano ciò che non possiamo controllare, ossia tutti gli aspetti relativi alla logistica e ai trasporti.
La parola d’ordine è flessibilità, di certezze per programmare ce ne sono poche, ma c’è gran voglia sia da parte nostra che dei clienti. Anche americani, che già stanno prenotando, almeno i vaccinati: qualche volo internazionale c’è, ma sono cose che non possiamo controllare, ci vuole il coordinamento tra i Governi e tra Governo e Regione. L’isola è attrezzata, Capofaro è ideale, è una meta super ambita perché ha spazi all’area aperta, ingressi privati agli alloggi e spazi comuni enormi. Noi siamo pronti e carichi, così come gli operatori di settore e i clienti, bisogna però essere flessibili, come lo sono le norme sulle prenotazioni. C’è una voglia di Sicilia pazzesca - conclude Alberto Tasca - e questo vuol dire che negli anni passati abbiamo lavorato molto bene”.
Alessio Planeta, invece, è felice in primis “per i nostri dipendenti, che hanno bisogno di tornare a lavorare e rimettersi in gioco, pur con tutte le difficoltà del caso, anche perché tutti i nostri luoghi - la Foresteria ma anche le cantine - sono dei viaggi che prevedono programmazione, che è difficoltosa, per non dire impossibile. C’è ottimismo, perché la Sicilia d’estate un anno fa andò benissimo, mi auguro che le persone che hanno accumulato bisogno di benessere e relax destagionalizzino le loro abitudini e magari ad ottobre e novembre qualcuno possa avere voglia di allungare i propri tempi. È un campo minato, per chi fa turismo di un certo livello, con necessità di personale e senza improvvisare, organizzare il lavoro da un giorno all’altro, ma da ora in avanti le cose non possono che migliorare”. C’è spazio, infine, anche per una critica, neanche troppo velata, ad una regolamentazione sin troppo rigida, tanto, come sottolinea Alessio Planeta, da sfociare “nell’assurdo che un ristoratore, che ovviamente può mettere i tavolini solo all’esterno, in caso di pioggia non possa far riparare all’interno i propri clienti. Capisco che ci sia bisogno di regole ferree, ma la pioggia è un dato di fatto, servirebbero formule per cui in caso di pioggia ci si possa spostare dentro, altrimenti la vita dei ristoratori diventa impossibile. Ogni giorno di pioggia rischiano di perdere più soldi stando aperti che stando chiusi...”
Nel cuore del territorio del Brunello di Montalcino, al Ristorante la Sala dei Grappoli della Castello Banfi, “non c’è ancora una data precisa per la ripartenza, perché aspettiamo di capire che evoluzione prende la gestione degli spazi, tra quelli al chiuso e quelli all’aperto”, dice a WineNews l’amministratore delegato Enrico Viglierchio. “Per quanto riguarda Il Borgo, penso che riapriremo tra fine maggio e i primi di giugno, ma il turismo americano lo rivedremo solo alla fine dell’estate. Secondo me qualche segnale arriverà già da luglio, ma solo a fine agosto si tornerà a parlare di numeri importanti. Il pass vaccinale in Europa avrà un ruolo importantissimo, così come l’evoluzione della campagna vaccinale nel mese di maggio. Comunque sia, anche se la situazione dovesse mutare in senso positivo, il turista americano che non ha ancora prenotato difficilmente verrà prima di settembre”.
A Borgo San Felice, tra le colline del Chianti Classico, come spiega il direttore Danilo Guerrini, presidente della delegazione italiana di Relais & Châteaux, “veniamo da un letargo prolungato, l’arrivo della primavera ha portato un tornado di emozioni, in questo periodo le persone hanno subito un cambiamento profondo, dal personale agli ospiti esterni, si respira l’aria di un nuovo Umanesimo. Riapriremo il 15 giugno, e la scelta è in considerazione anche di quello che sta succedendo. Avevamo deciso per il 1° maggio, ma per come stava andando la situazione a febbraio ci siamo resi conto che non avrebbe avuto senso. Così, apriamo in maggiore sicurezza, ed evitiamo di accumulare guai economici ulteriori aprendo in mezzo a troppe incertezz”.
Non mancano certo i motivi per credere in una vera ripartenza, “perché è più facile oggi trovare chi ha fatto almeno una dose di vaccino, e questo restituisce fiducia. Le agenzie intanto tornano a trovarci, e noi contiamo di allungare la stagione, anche in ottica post vendemmia: le richieste si concentrano tra agosto ed ottobre. Europa e Usa sono i mercati che ci sostengono, ma qui da noi il 60% degli osppiti arriva dall’Unione Europea, e ieri per la prima volta, andando in giro, ho visto, dopo tanto tempo, macchine con targhe straniere, segno di un ritorno alla normalità. Il vino fa da attrattore per tutti, ma in generale, tra campagna e costa, lavorando in sinergia con le altre strutture del lusso, il trend è quello di ripartire tra fine maggio e giugno, e tornare a pieno regime da agosto. In realtà, per restituire fiducia serve relativamente poco, basta una dichiarazione da parte di un leader mondiale per vedere l’impennata delle prenotazioni. Intanto, nelle ultime 4 settimane le prenotazioni nelle strutture toscane del circuito Relais & Châteaux sono arrivate al 60% del 2019, che però fu un anno straordinario. Anche la ristorazione - lo stellato Poggio Rosso, con la cucina del giovane chef Juan Camilo Quintero guidato da Enrico Bartolini, e l’Osteria del Grigio - ripartono da metà giugno”.
Sulle modalità stesse della ripartenza, prosegue Danilo Guerrini, si ricomincia a giri meno sostenuti: “se arriva l’onda bene, ma con cautela, intanto apriamo con 30 camere e via via vediamo, dobbiamo garantire gli spazi di comfort ai nostri ospiti. A prescindere dai protocolli, si devono sentire sicuri, perché è proprio questo aspetto, che possiamo garantire senza grandi problemi, che ha rinsaldato, la scorsa estate, il rapporto con i nostri clienti. Sono certo che tutto tornerà al proprio posto, anche se nella geografia, specie economica, del mondo, qualcosa stia cambiando. Per l’Italia vorrei che chi di dovere prendesse in considerazione il fatto che tutto il mondo del turismo vale ben più del 13% del PIL, la gente viene a vivere lo stile italiano. C’è un’azienda che senza investire un euro è comunque la più famosa al mondo, la Ferrari. Abbiamo eccellenze straordinarie, ma dobbiamo ricordare che le imprese sono fatte di persone, e sono loro a creare posti di lavoro, non è la politica che li crea. Il produttore di vino, nel nostro caso, che assume, o l’albergo che riapre. Mi piacerebbe ci fossero flessibilità e modernità, abbiamo la base per diventare un’auto da Formula 1”, conclude Danilo Guerrini.
Nelle Langhe, Palás Cerequio, la residenza della griffe Michele Chiarlo, “abbiamo riaperto venerdì, e il primo weekend le nostre 9 suite erano già tutte piene”, racconta Stefano Chiarlo. “Le sensazioni sono positive, abbiamo anche un nuovo chef, Damiano Nigro. C’è molta voglia di tornare ad andare in giro, specie in location come la nostra, in campagna e in mezzo ai vigneti, che mettono tranquillità alla gente, che qui è circondata dalla natura e non dai palazzi. Il clima è di incertezza, perché Cuneo comunque è diventata gialla solo giovedì, per cui non sapevamo davvero cosa aspettarci. C’è una componente di tranquillità fondamentale, che ha segnato anche il successo della scorsa estate, ma sarà difficile avere turisti extraeuropei. Abbiamo comunque il bacino del Nord Ovest, quindi Milano e Torino, che non è poco, da cui poter ripartire. In molti hanno scoperto le Langhe ed il suo livello di servizi solo negli ultimi mesi, ma è bene ricordare - sottolinea Stefano Chiarlo - che non c’è solo il food & wine, ma tante altre iniziative, in una miriade di piccole strutture in tutta la Langa, che poi è ciò che cerca in questa fase la gente. Sarebbe bello che la vera ripartenza, anche con i turisti extraeuropei, arrivasse con la Fiera del Tartufo di Alba...”.
Sull’isola di Mazzorbo, a Venezia, anche Venissa, come racconta il direttore Matteo Bisol, “ha riaperto i battenti, da venerdì, con il ristorante. Il servizio ovviamente è solo a pranzo e all’esterno, con il portico che ci protegge dalla pioggia che ha spazio in abbondanza, a Venissa si mangia sempre fuori in realtà”. Per quanto riguarda il lato hospitality, “le prenotazioni a maggio dipenderanno molto dal meteo, e la sera ovviamente come ristorante saremo operativi anche per gli ospiti esterni, ma chi soggiorna qui può mangiare all’interno. Abbiamo 18 camere, e questo ci assicura comunque una certa continuità lavorativa. La situazione è difficile, comprendiamo i motivi di certe decisioni, basta vedere cosa è successo in Sardegna, noi cerchiamo di fare del nostro meglio all’interno dei confini di legge. La risposta è buona, le camere si riempiono, così come il ristorante la sera. La gente ha tanta voglia di uscire e mangiare fuori. Speriamo solo di non dover tornare sui nostri passi, ci vuole attenzione, ma ovvio che lavorare così è una sofferenza”, conclude Matteo Bisol.
Restando in Veneto, almeno simbolicamente, viste le tante ramificazioni dell’azienda di famiglia, per Pierangelo Tommasi quello delle ripartenze è “un argomento difficile e complesso. Ci sono due anime, una che pensa alla sicurezza e alla salute, che si chiede se sia il momento giusto per riaprire, e io questo non lo so (ma ho qualche timore, dopo un anno vissuto così), da cittadino prima che da imprenditore. Spero nella vaccinazione, e allora la riapertura dovrebbe darmi serenità. L’altra è quella dell’imprenditore, e da quel lato sono contento, perché a Villa Quaranta, che abbiamo riaperto anche agli esterni, abbiamo spazi aperti intorno alla villa che possiamo sfruttare benissimo, speriamo solo che il tempo regga. E questo vale anche per il Caffè Dante, in una delle piazze più belle di Verona, Piazza dei Signori. So che anche la Bottega del Vino riapre, con 25 coperti all’aperto: è un locale che può condizionare il percepito della gente: il veronese che vede la Bottega aperta lo vive come un incentivo a tornare a vivere la città. La mia anima imprenditoriale dice ben venga la ripartenza, senza lamentarci troppo, ben venga il fuori, sperando di poter tornare presto ad ospitare i clienti anche all’interno. Se la gente si sente libera e sicura cambia tutto, si torna a respirare fiducia, anche grazie alla bellezza e al fascino di certi luoghi. Riprendono anche i tour, tra wine e bike e turismo di prossimità, abbinando la degustazione in cantina con il turismo green. In Valpolicella, Paternoster e Casisano ripartiremo con le degustazioni, ovviamente all’aperto, sperando l’estate arrivi presto”, conclude Pierangelo Tommasi.
Tornando in Toscana, Giovanni Folonari in questo ultimo periodo ha messo “tanta carne al fuoco, abbiamo investito molto sperando in una ripartenza. Siamo andati avanti con lo sviluppo dei vini, usciremo con prodotti inediti, e ci siamo rimessi in discussione cercando canali alternativi in Italia, senza smettere mai di sostenere i ristoratori. Non siamo riusciti a riprendere quanto perso sin qui, ma teniamo duro, il momento, anche se si sta ripartendo, non è facile, e il tempo non è stato certo amico, neanche in vigna, pensando alle gelate che hanno colpito i germogli appena nati”. Investimenti che riguardano anche “l’ospitalità, perché ci teniamo che i nostri clienti vengano a trovarci a Borgo del Cabreo, ma abbiamo appena finito la ristrutturazione di un altro casale a Greve, che inaugureremo il 14 maggio: il resort “La Pietra”, in una location stupenda e in una posizione bellissima. È un format che funziona quello del lusso, fatto di spazi e comfort da hotel a cinque stelle ma nel bel mezzo della campagna. Di potenziali clienti ce ne sono, anche tra i giovani italiani, per questo abbiamo voluto valorizzare anche questa vecchia casa colonica. Tanta carne al fuoco, ma anche tante cancellazioni”, fa notare Giovanni Folonari.
“L’anno scorso, pur avendo lavorato 3 mesi in meno, e riducendo i prezzi, abbiamo comunque lavorato tantissimo. Vedo che i ristoranti, dove possono lavorare, sono strapieni, per questo ci aspettiamo molto dalla stagione appena cominciata. La preoccupazione è per i giovani, che sono impazienti e meno attenti: ci vuole attenzione, o si rischia di tornare al punto di partenza. Se non dovesse succedere, e se caldo e vaccini faranno la loro parte, allora sì che potremo ripartire con fiducia. Al momento, non abbiamo molte prenotazioni, ma siamo sulla strada giusta, e sono convinto che già tra un paio di settimane si comincerà a muovere qualcosa di importante”, conclude Giovanni Folonari.
Andrea Machetti, direttore di Mastrojanni, che a Montalcino è anche relais e ristorante, vede “qualche segnale di ripresa, con le prenotazioni che sono iniziate ad arrivare in maniera interessante già da questo weekend. Il momento, un po’ come abbiamo visto un anno fa, è quello in cui tanti hanno voglia di uscire, di tornare ad andare in giro e a mangiare fuori. Di certo qui gli spazi non mancano, e comunque chi soggiorna da noi ha avuto sempre la possibilità di mangiare. Comunque, seppure durante il giorno qualche tavolo fuori potremmo metterlo, al momento è ancora freddo, è un rischio che per ora preferiamo non assumerci. Sul fronte dei Paesi di arrivo, le prenotazioni dagli Stati Uniti ci sono, ma da settembre, in attesa che le acqua si calmino. La situazione, del resto, è ancora complessa, e ricca di incertezze”, conclude Andrea Machetti.
Più scettico, sule modalità delle riaperture, Francesco Sorelli, responsabile della comunicazione di Ruffino. “Questi sono contentini, è una riapertura settaria, perché a tanti non è consentito ripartire: a Firenze la maggioranza dei locali non ha spazi all’esterno, e molti vivono una situazione difficilissima già dall’estate scorsa. Come Ruffino siamo privilegiati, garantiamo da millenni piccoli convivi, abbiamo distanze naturali e spazi all’aperto enormi. Le Tre Rane è la nostra locanda, con pergola e loggiato, e quindi lo apriremo, ma solo a pranzo, perché il coprifuoco alle 22 non ci permette di ospitare chi viene da fuori in tempi e modi giusti per una cena. Abbiamo una bella bottega per fare aperitivi, o meglio merende cena, stando seduti nel loggiato, nel parco o nel boschetto, con i migliori calici di Ruffino e piatti da accompagnamento, dal burger alla schiacciapizza”. In vista, c’è anche il ripristino “di tour e wine tasting, ma in modalità ridotta. Dal 7 maggio riapre anche l’hotel, sperando nei primi turisti, che immagino potranno essere solo italiani. Per rivedere gli americani, con molta probabilità si dovrà aspettare settembre, ma novembre potrebbe rivelarsi una sorta di aprile/maggio. Speriamo quindi in una continuità da giugno a Natale, lavorando anche nei mesi solitamente di bassa affluenza. La svolta però arriverà solo nel 2022, e intanto molto turismo europeo che abbiamo visto la scorsa estate e che rivedremo, non è sanissimo”, conclude Francesco Sorelli.
Spostandoci al Nord Est, nel Collio, Ornella Venica sta “ritrovando entusiasmo all’idea che il sentiment stia tornando positivo anche per gli altri, anche se la riapertura così, con questi orari e solo all’aperto, è ancor più che dimezzata. Dopo le difficoltà dell’ultimo anno in molti non riapriranno, e le vaccinazioni sono ancora indietro in molte Regioni. Noi siamo ancora chiusi con il nostro Wine Resort: offriamo solo la colazione, a pranzo e cena i nostri ospiti devono andare fuori, ma dove, se fuori fa freddo a alle 22 devono rientrare? Siamo un agriturismo, non offriamo la ristorazione da sempre, e la nostra è una scelta nata in sintonia con il territorio: ognuno deve fare ciò che gli riesce meglio, senza farsi prendere la mano, altrimenti si distrugge l’equilibrio sociale ed economico del Collio, che invece ha bisogno di essere vissuto da tutti. Così, però, non posso offrire un servizio, e allora terrò chiuso almeno fino a giugno”. Con le visite, invece, anche Ornella Venica è già ripartita, “ma stando fuori e con tutti i protocolli dello scorso anno”.
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