“In questo Forum, che vuole rappresentare una finestra “aperta” dei Paesi G20 verso i Paesi non G20, le organizzazioni internazionali, le associazioni degli agricoltori, la Comunità scientifica, le imprenditrici e gli imprenditori agricoli, tratteremo insieme il grande tema della sostenibilità in agricoltura, affrontandola nei suoi tre aspetti fondamentali, quella economica, sociale e ambientale, temi sempre più sentiti e rilevanti per il futuro del nostro Pianeta. Tratteremo anche della crescente domanda di cibo in Africa e del ruolo fondamentale della cooperazione internazionale”: così il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, illustra, nel suo intervento, l’agenda dell’Open Forum sull’agricoltura sostenibile dedicato alla sostenibilità dei processi produttivi agricoli e al contributo chiave in termini di sicurezza alimentare, redditività, tutela dell’ambiente, equità sociale ed economica, di scena oggi al Teatro La Pergola di Firenze - con i maggiori stakeholder del panorama agricolo mondiale, tra i quali il Commissario Europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, diversi Ministri dei Paesi membri del G20, le delegazioni dei Paesi non G20, le organizzazioni internazionali, la società civile e gli agricoltori - che apre simbolicamente i lavori del G20 Agricoltura, di scena domani e il 18 settembre, nel capoluogo toscano.
“L’agricoltura è un settore che ha un ruolo prioritario per la salvaguardia del nostro Pianeta. Agricoltori e allevatori sono i primi custodi del territorio, capaci di preservarlo da incendi, smottamenti, alluvioni e al tempo stesso di renderlo produttivo. Sono un anello fondamentale per il raggiungimento di quella sostenibilità economica sociale e ambientale a cui tutti aneliamo e per la quale ci stiamo impegnando su tanti fronti”, sottolinea Patuanelli. “Perché parlare di agricoltura sostenibile in un Forum Internazionale? La sostenibilità in agricoltura ed in particolare il suo impatto sui sistemi agricoli ed alimentari, sul territorio ed in generale sulla collettività, va ben oltre i confini di ogni singolo Paese. Le scelte dei Ministri dell’agricoltura devono essere in grado, oggi più che mai, di programmare e implementare politiche capaci di dare un contributo positivo al cambiamento climatico ed il cui impatto deve essere universale. Lo stesso dicasi per le politiche volte ad assicurare redditi dignitosi. Corriamo il rischio - avverte Patuanelli - di un continuo e costante abbandono dell’attività agricola che avrà conseguenze globali in termini di capacità di produrre e assicurare cibo a tutti i cittadini”. E l’augurio espresso da Patuanelli è che “dal dibattito possa scaturire un impegno comune e una rinnovata alleanza, sia a livello internazionale che nel rapporto pubblico-privato, per portare avanti le sfide dell’Agenda 2030 e per procedere insieme verso modelli sempre più sostenibili, in coerenza con le problematiche dei singoli territori in cui si sviluppano”.
L’intervento del presidente Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, si è quindi focalizzato sull’accesso al cibo, “un diritto di tutti, eppure 800 milioni di persone nel mondo ancora soffrono la fame. Per questo l’agricoltura oggi deve essere considerata davvero un bene comune, tanto più dopo la grande prova dimostrata in pandemia: solo con la promozione e la crescita di sistemi agricoli sostenibili e innovativi si può garantire la sicurezza alimentare globale, ridurre la povertà, difendere l’ambiente e la biodiversità, assicurare un reddito e, quindi, condizioni di vita più eque dal punto di vista economico e sociale”. È chiaro, però, che lo sforzo collettivo verso sistemi agroalimentari green, resilienti ed equi, va sostenuto con politiche dedicate e risorse adeguate, a cominciare dal Recovery Fund. Ecco perché “ai ministri del G20 - ha detto Scanavino - chiediamo di aumentare l’accesso al credito, soprattutto ai piccoli agricoltori; garantire l’accesso alla terra e fermare il consumo di suolo; investire in ricerca e nuove tecnologie, dalle tecniche di miglioramento genetico all’agricoltura di precisione; lavorare sulla formazione e sul trasferimento delle conoscenze; ridurre gli sprechi nelle filiere favorendo la prevenzione e incrementando il recupero delle eccedenze di cibo; assicurare mercati aperti con regole commerciali chiare; valorizzare le produzioni di qualità e i territori; promuovere le diete tradizionali, come quella mediterranea, contro modalità fuorvianti di etichettatura che vogliono condizionare invece di informare”.
Per il presidente Cia-Agricoltori Italiani, tutto passa, comunque, dalla centralità degli agricoltori e delle aree rurali: “per questo motivo - ha spiegato ancora Scanavino - bisogna rafforzare il capitale umano dei giovani, il nostro patrimonio più grande per un futuro sostenibile, e continuare a lavorare per la crescita delle aree interne, puntando su infrastrutture e servizi”. Obiettivi che diventano priorità assolute e globali se si guarda alle condizioni di Continenti come l’Africa, dove circa il 60% della popolazione ha meno di 25 anni, ma l’età media di un piccolo agricoltore africano è di oltre 60 anni. “È indispensabile - ha sottolineato Scanavino - operare per creare attraverso l’attività agricola, la valorizzazione delle comunità rurali e la promozione dei prodotti identitari, una migliore condizione di vita delle popolazioni. La tragedia dei migranti che si sta consumando nel Mediterraneo impone di trovare soluzioni durature, capaci di ricostruire un tessuto economico e sociale tale da scongiurare la fuga disperata di quelle popolazioni. Noi abbiamo il dovere di contribuire alla crescita di quei Paesi; di rafforzare, attraverso l’impostazione di nuovi e maggiori programmi di cooperazione agricola, una politica di sviluppo sostenibile tale da offrire, soprattutto ai giovani di quei Paesi, una prospettiva”. Con ASeS, la Ong di Cia, e Agricoltura è Vita, “portiamo avanti già da anni progetti per lo sviluppo agricolo in Africa, finalizzati alla formazione, alla conoscenza delle buone pratiche e alla divulgazione delle innovazioni, al sostegno alle famiglie agricole locali. Dimostrando che un modello alternativo è possibile: coltivare la terra per alimentare la speranza”.
Anche il contributo del deputato M5S Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati è incentrato sulla lotta alla fame. “La grande sfida che ci attende è quella di sfamare una popolazione mondiale in costante crescita, con uno scenario metereologico sempre più precario e instabile. Possibili soluzioni per nutrire il Pianeta in modo sostenibile risiedono nelle innovazioni delle tecnologie digitali e nelle Nuove Tecniche Genomiche (NBT) ma ciò deve essere il frutto di un confronto proficuo tra Stati, organizzazioni internazionali e progetti come quello della Food Coalition. Confido nella collaborazione internazionale - prosegue Gallinella - per raggiungere linee strategiche di intervento in grado di rendere i sistemi produttivi agricoli sempre più sostenibili e resilienti. Non dobbiamo dimenticare, però, che la sostenibilità non è un concetto univoco legato all’ambiente ma deve essere anche economico e sociale, ossia creare reddito ed essere rispettosa dei diritti dei lavoratori. Un trattore fermo non inquina ma non produce cibo e ciò non può essere in linea con l’obiettivo “Fame Zero” che le Nazioni Unite si prefiggono di raggiungere e su cui si confronteranno a fine mese nel “Food System Summit” di New York- Il Parlamento italiano sta già facendo la sua parte portando avanti politiche e normative che vedono il nostro Paese all’avanguardia nel mondo sotto il profilo della sostenibilità. Una linea che sta guidando l’operato dello stesso ministro Patuanelli al Mipaaf” conclude Gallinella.
Il mondo della cooperazione, nelle parole del presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri ricorda come la cooperazione agroalimentare e della pesca sia “il modello imprenditoriale che consente di raggiungere appieno gli obiettivi di sostenibilità economica, sociale e ambientale e di garantire al contempo una crescita inclusiva che assicura lavoro e reddito a soci e dipendenti. “Oggi come nel passato - ha spiegato Mercuri - le cooperative consentono a piccoli e grandi produttori di avere massa critica per poter commercializzare i loro prodotti sul mercato. Inoltre, dal momento che le cooperative non delocalizzano, la ricchezza rimane lì dove è prodotta, contribuendo così alla tenuta occupazione e ad una crescita economica inclusiva”.
Spostando l’attenzione sulla filiera del vino e del lattiero-caseario, il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari ricorda, quindi, “un recente studio Wine Monitor - Nomisma, che ha dimostrato come le riduzioni maggiori del vigneto italiano si siano registrate proprio in quelle regioni dove mancano cooperative strutturate e dimensionate, mentre in territori come Trento e Bolzano, Emilia Romagna, Abruzzo e Veneto, è proprio la significativa presenza di cooperative molto grandi per fatturato a garantire una tenuta della coltivazione della vite. Altro esempio è quello delle cooperative lattiero-casearie che contribuiscono in maniera significativa all’impiego e alla coesione sociale in molte zone soggette a vincoli naturali, dove mancano alternative per i piccoli allevatori e i costi sono anche molto elevati per via delle scarse condizioni agro-climatiche. È grazie alle cooperative, autentico presidio del territorio - ha concluso Mercuri - che molti piccoli allevatori di montagna continuano a veder raccolto e valorizzato il proprio latte. Se non ci fossero le cooperative molte aziende agricole avrebbero già chiuso o si sarebbero trasferite altrove. Anche in questo caso, il valore aggiunto che le cooperative trasferiscono ai soci viene reinvestito nel territorio contribuendo all’economia locale ed al presidio ambientale”.
Il presidente Copagri, Franco Verrascina, ha ricordato, quindi, come “il futuro dell’agricoltura non può prescindere dalla sostenibilità, ma è bene tenere sempre a mente che tale fondamentale aspetto va declinato nelle tre anime che lo compongono; l’agricoltura sostenibile, quindi, dovrà basarsi su un approccio olistico nel quale le componenti ambientale, economica e sociale andranno di pari passo, così da garantire uno sviluppo armonico e strutturato. In un territorio dalla forte vocazione e tradizione agricola, come quello italiano, abbiamo già numerosi esempi di applicazioni pratiche di agricoltura sostenibile, che ci fanno guardare al futuro con fiducia; i produttori agricoli sono da tempo impegnati in prima linea per assicurare il raggiungimento degli obiettivi comunitari in materia di sostenibilità, ma chiedono che il peso economico di questo imprescindibile traguardo non vada a ricadere unicamente sulle loro spalle, già gravate da problematiche ataviche e dalle ricadute economiche della pandemia”.
Particolarmente interessante l’intervento del professor Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab - Università di Siena e presidente della Fondazione PRIMA - Barcellona, che ha presentato il documento “Uniti nel cibo. Esperienze e impegni delle imprese italiane in vista del Food System Summit”, che porta all’attenzione e molteplici esperienze positive delle aziende italiane ed esplicita 10 impegni concreti per promuovere in maniera più incisiva la sostenibilità delle imprese italiane dell’agrifood: implementare processi produttivi attenti alla salvaguardia dell’ambiente e alla protezione della biodiversità; promuovere l’educazione alimentare e la Dieta Mediterranea quale regime alimentare di riferimento; valorizzare la “buona cittadinanza d’impresa”, promuovendo relazioni positive con le comunità e i territori di riferimento; adottare, all’interno della filiera, ogni strumento utile per garantire il rispetto della sostenibilità sociale e ambientale e la tutela dei diritti dei lavoratori; integrare i principi della sostenibilità ambientale e sociale nelle strategie e nelle politiche aziendali; promuovere, nei processi produttivi interni e lungo la filiera, l’adozione dell’innovazione tecnologica, organizzativa e sociale, come fattore chiave per assicurare la sostenibilità e la sicurezza alimentare; adottare meccanismi di valutazione sui progressi nell’attuazione dell’Agenda 2030; rafforzare le reti e le alleanze fra imprese; favorire formazione e aggiornamento delle risorse umane; allineamento agli obiettivi condivisi a livello internazionale in tema di transizione verde e digitale.
“Sicurezza alimentare, lotta alla fame, agricoltura sostenibile sono temi guida che la presidenza italiana del G20 ha messo al centro per l’agroalimentare”, spiega il professor Riccaboni. “In questi mesi preparatori al vertice Onu sui sistemi agrifood, con il Tavolo Maeci sulle Filiere alimentari, che ho avuto l’onore di coordinare, vi è stato un grande sforzo comune nel portare all’attenzione queste sfide, individuando azioni e soluzioni concrete: “Uniti nel cibo” definisce 10 impegni e precise responsabilità nei riguardi dell’ambiente e della società, da tradurre in pratiche aziendali e di filiera sempre più virtuose che consentano di conciliare il perseguimento degli Obiettivi di Sostenibilità sociale ed ambientale con le condizioni di equilibrio economico. Con il documento dimostriamo che in Italia esiste un modello eccellente di agricoltura sostenibile che possiamo concretamente portare all’attenzione internazionale, un riferimento virtuoso per far fronte alle sfide attuali, per un futuro più prospero, giusto e sostenibile”.
Prima dell’inizio dei lavori, nella conferenza stampa della Regione Toscana per presentare il G20 Agricoltura, aveva, invece, parlato Janusz Wojciechowski, Commissario Europeo per l’Agricoltura, toccando alcuni dei temi caldi che uniscono, ed in certi casi dividono, Italia ed Europa. Prima di tutto, un plauso all’agricoltura italiana: “per me è importante trarre una lezione dalle caratteristiche dell’agricoltura italiana perché è una storia di successo, è un settore che va bene, perché si basa su una struttura di piccole e medie imprese, o imprese a conduzione familiare che di fatto hanno un’estensione inferiore alla media europea, quella italiana è 11 ettari, quella europea è 16 ettari. Ma di fatto l’indice di produttività delle imprese è molto alta. Vorrei ringraziare anche gli agricoltori italiani per aver garantito la sicurezza alimentare in un tempo di crisi acuta, una crisi che ha colpito l’Europa dal punto di vista sanitario, economico, ciononostante durante questo difficile momento tanto gli agricoltori quanto l’industria della trasformazione agroalimentare non si sono fermati così come non si sono fermate le forniture di derrate alimentari per l’Europa”, ha aggiunto il Commissario Europeo. “Credo che questo dimostri la forza la stabilità dell’apparato agricolo - ha proseguito Wojciechowski - però ci sono anche stati dei segnali che abbiamo voluto cogliere e delle indicazioni per migliorare la resistenza di questo settore, e per migliorare il grado di sostenibilità dell’agricoltura e questo di fatto è uno degli obiettivi principali, se non la base stessa, della politica agricola comune che stiamo varando in questo momento. Va ricordato che nella nostra riforma quello che tendiamo ad ottenere è un maggior grado di sostenibilità e su questo l’Italia è molto ben piazzata perché rispetto ad altri Paesi, le emissioni di gas serra, l’utilizzo di fertilizzanti e concimi di vari genere non è così alto. In Italia dunque il grado di sostenibilità dal punto di vista ambientale è già buono come punto di partenza”, dice ancora il Commissario Europeo per l’Agricoltura. Impossibile evitare il tema caldo di questi giorni, specie in Italia, la querelle che sul Prosecco, minacciato dal quasi omonimo croato Prosek, ostinato nella sua ricerca di un riconoscimento che renderebbe assai difficoltosa la convivenza. “La Commissione Europea ha svolto molte analisi giuridiche dalle quali è emerso che non ci sono motivi per rifiutare la richiesta croata, perché il Prosecco e il Prosek sono stati riconosciuti come prodotti differenti. Tuttavia oggi ho ascoltato molte considerazioni da parte dell’Italia, del ministro Patuanelli e delle Regioni. La questione del Prosecco è molto specifica e seria. Considererò in modo molto serio le obiezioni dell’Italia, e su questo aspetto non c’è ancora la parola fine”. Restando in Europa, “i fondi Pac sono una porzione consistente dei fondi europei, e noi dobbiamo prestare moltissima attenzione a determinate questioni, come la trasparenza, per evitare fattispecie di conflitti di interessi gravi negli stati membri. Io ho recentemente inviato una lettera a tutti i Ministri dell’agricoltura per ricordare di ridurre al minimo il rischio di conflitto di interesse. Abbiamo incontrato difficoltà con alcuni Stati membri, ma sappiamo esattamente cosa fare per scongiurare la possibilità che questo si riproponga in futuro”, ha detto ancora il Commissario Europeo per l’Agricoltura.
Appuntamento in Piazza Santa Croce, al termine del Forum, dove assieme al presidente Coldiretti Ettore Prandini e al segretario generale Vincenzo Gesmundo, al consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, il Commissario Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale Janusz Wojciechowski, il dg dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura Qu Dongyu, il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il Sindaco di Firenze Dario Nardella, il vice direttore generale della Fao, Maurizio Martina, oltre ai rappresentanti istituzionali delle delegazioni del G20, godranno di un momento di “formazione”, dove, con i contadini di Campagna Amica, imparare a riconoscere l’olio extravergine 100% italiano, scoprire le varietà di grani antiche per fare il pane, farsi insegnare le ricette del passato dai cuochi contadini, capire le differenze tra le varietà di formaggi della biodiversità italiana, ma anche viaggiare attraverso le più innovative tecnologie di agricoltura di precisione che si utilizzano oggi nelle campagne italiane.
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