La tutela delle indicazioni geografiche è uno dei cardini del successo e della difesa delle tante produzioni agroalimentari europee nel mondo. A partire dal vino, che finisce ciclicamente sotto “attacco”. Ne sa qualcosa il Prosecco, che conta decine di imitazioni in giro per il mondo, ed ancora di più lo Champagne. D’altro canto, è successo spesso che la controversia iniziasse proprio all’interno dei confini dell’Unione Europea.
La madre di tutte le battaglie, almeno per l’Italia enoica, fu quella per il Tocai, il vino e vitigno più iconico del Friuli Venezia-Giulia bianchista, che, dal 2008, fu costretto a chiamarsi Friulano, dovendo piegarsi alla sentenza della Ue che riconosceva la primogenitura al Tokaji ungherese.
Più recente è la diatriba tra il Prosecco italiano ed il Prosek, che tiene banco da mesi, e che si spera possa trovare una soluzione al più presto.
Meno fragore, almeno a livello internazionale, ha suscitato il caso del Vermentino, diventato un vero e proprio fenomeno commerciale in Francia negli ultimi tempi, ma che i produttori d’Oltralpe non possono menzionare in etichetta.
Tra lo stupore di molti, gli organi competenti hanno dovuto infatti ricordare ai vigneron che il regolamento europeo sull’etichettatura, entrato in vigore nel 2018, non consente l’utilizzo di termini che fanno parte di indicazioni geografiche esistenti. In questo caso, si tratta di due denominazioni sarde: Vermentino di Gallura e Vermentino di Sardegna. Per i vignaioli francesi, c’è ben poco da fare, perché sono le stesse regole che tutelano le loro eccellenze, per quanto, come amano ricordare i produttori della Languedoc, la stragrande maggioranza dei vitigni internazionali, che tutti possono menzionare, produrre e promuovere, siano in effetti vitigni di origine francese.
La soluzione, proposta dal sito “Vitisphere”, è quella di adottare uno dei tanti nomi del Vermentino: Rolle, come è conosciuto in Provenza da oltre un secolo. Una soluzione che per ora raccoglie scarso entusiasmo tra i vigneron della Languedoc, e che necessita, per la sua attuazione, di importanti investimenti in promozione, ma necessaria per continuare a lavorare nel solco di quelle regole condivise che i produttori di vino si sono date.
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