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LUTTO MONDIALE

Elisabetta II, un’icona anche della “nobile” passione per la campagna e dell’amore per i suoi frutti

Dall’agricoltura al vino, e quello italiano in particolare, WineNews ripercorre gli aneddoti che raccontano il legame della Regina con il nostro mondo

Un’icona senza tempo anche della “nobile” passione per la campagna, quella dal sapore d’altri tempi, e dell’amore per l’agricoltura ed i suoi frutti. A partire dal vino, e da quello italiano in particolare, che, in 70 anni di regno, ha contribuito a far conoscere al mondo, quando le nostre etichette non avevano certo la celebrità di oggi, diventandone la più famosa appassionata ed una testimonial di sicuro anche consapevole, visto che sotto la sua corona nulla era lasciato al caso. Neppure nei vini serviti a corte, dai royal wedding ai brindisi con i capi di stato, ma anche nelle bottiglie che ha ricevuto in dono o che sono state stappate in onore delle sue numerose visite in Italia. Se, come è stato detto di fronte alla sua morte, un lutto mondiale, è impossibile mettere insieme giornalisticamente un pezzo sulla Regina Elisabetta II, per le tante cose che ha fatto e per il lungo tempo che è stata protagonista della nostra storia, WineNews ha ripercorso per le agenzie di stampa nazionali, in maniera particolare, gli aneddoti che raccontano il legame di Sua Maestà con il nostro mondo, quello del cibo e del vino. Alla cui base, c’è un interesse per la natura e la sua bellezza, da custodire per il nostro futuro e tramandare alle nuove generazioni, anche attraverso i mezzi di comunicazione del momento, che invece è modernissimo, e ne fa, infine, non solo l’ultima icona universale, ma anche la più “pop”, rendendola per sempre immortale.
Era il 20 novembre 1947 quando Elisabetta II d’Inghilterra sposò, nell’Abbazia di Westminster, il principe Filippo d’Edimburgo e al fastoso banchetto di nozze fu servito, insieme a grandi Champagne e vini francesi, il Brunello di Montalcino di Biondi-Santi. Stessa griffe che ritrovò il 28 aprile 1969 all’Ambasciata italiana di Londra, quando in occasione di una cena in onore della Regina, il Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat scelse personalmente il Brunello Riserva 1955, la bottiglia che “Wine Spectator” ha inserito, come unico vino italiano, tra le migliori del Novecento. Se questi sono tra i più famosi aneddoti in salsa enoica ricordati da WineNews che testimoniano la passione della Regina dei record per l’Italia che, in 70 anni di Regno passa anche dai vini italiani, nella sua lunga vita Sua Maestà è stata anche produttrice, e nelle ultime feste di fine anno ha lanciato il suo “Vintage Prosecco - Christmas”, venduto nella Tenuta reale di Norfolk, a Sandrigham, prodotto dalle Vivo Cantine di Campodipietra di Salgareda, a Treviso.
L’irrinunciabile tè sì. Ma l’ultima grande Regina, la più longeva sul trono inglese, misurata anche a tavola, e forse questo è stato uno dei segreti della sua lunga vita, è ricordata infatti anche per la sua passione per il bere bene. Dall’irrinunciabile cocktail preferito come aperitivo, a base di Gin e Dubonnet, al bicchiere di vino bianco o rosso a pranzo, fino al flûte di Champagne Bollinger, Krug, Veuve Clicquot o Lanson, a cena. Nello shop di Buckingham Palace c’è anche il Buckingham Palace Gin, preparato con erbe raccolte a mano in gran parte proprio nel giardino della Regina.
A proposito di Royal Family, nel 2017, in una delle loro ultime visite nel Belpaese, Re Carlo III, produttore con la sua tenuta Highgrove House, e la consorte Camilla, Duchessa di Cornovaglia, nel ruolo di presidente della United Kingdom Vineyard Association, l’associazione dei produttori di vino inglesi, avevano incontrato alcuni dei produttori più importanti del vino italiano, a Firenze. Un incontro al quale non poteva mancare la famiglia Frescobaldi, che con i Reali d’Inghilterra ha rapporti da oltre 700 anni, come storici fornitori di vini della monarchia inglese, e di amicizia, dalla visita dell’erede al trono d’Inghilterra a Montalcino, negli anni Ottanta, in compagnia dei Marchesi Bona e Vittorio Frescobaldi, alla loro partecipazione, nel 2011, al royal wedding del secolo tra il Principe William e Kate Middleton nel 2011, tra i pochissimi invitati italiani dei Duchi di Cambridge, portando come dono di nozze pregiate bottiglie di Brunello di Montalcino Riserva di CastelGiocondo, ça va sans dire. Senza dimenticare, l’altra coppia reale, il Principe Harry e Meghan Markle, che, prima del fidanzamento, aveva il blog “The Tig”, così chiamato dal Tignanello, vino-icona della famiglia Antinori.
Ma prima tra tutti, è Elisabetta II ad amare molto l’Italia e il nostro Paese ne ha ricambiato l’affetto e la devozione. In “Elisabetta. La regina “italiana”. La lunga storia d’amore che lega i Windsor al nostro Paese” (Rai Libri edizioni, 2021, pp. 256, prezzo di copertina 20 euro), Ilaria Grillini ricostruisce i rapporti privilegiati che i Windsor hanno avuto con l’Italia, da Giorgio V alla Regina Madre, da Carlo e Diana, ai giovani Harry e Meghan. Un capitolo inedito della storia della famiglia reale inglese tra aneddoti e curiosità e qualche gaffe meno conosciuta del Duca di Edimburgo grazie ai ricordi di nobili, politici, rappresentanti delle istituzioni, imprenditori, ma anche gente comune. Numerose le testimonianze raccolte come quelle di Anna Maria Cossiga, Maria Pia e Lillio Ruspoli, del patron dell’Harry’s Bar Arrigo Cipriani, Stefano Andreotti, della principessa Stefania Raffadali, di Gloria Vanni Calvello e della duchessa Maria Grazia Salviati, del maestro Roberto Capucci, dell’ex Presidente del Consiglio e più volte Ministro Giuliano Amato, e dell’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli. “Tra tutte le Regioni italiane amate dalla Regina senza dubbio la Sicilia ha un ruolo di primo piano - scrive l’autrice - quasi una tradizione per la famiglia reale inglese, il cui amore per questa isola si perde davvero nella notte dei tempi. Nel gennaio 1816 fu l’allora appena ventenne Principessa Carlotta del Galles, figlia di Giorgio IV e di Carolina di Brunswick e futura sposa di Leopoldo di Sassonia - Coburgo, ad arrivare a Catania”. Il primo viaggio ufficiale di un membro della famiglia reale inglese, in pieno XX secolo, è quello della principessa Margareth non ancora diciannovenne nel 1949, un lungo tour made in Italy tra Capri, Sorrento, Venezia, il Duomo di Monreale con gli splendidi mosaici e la Cappella Palatina di Palermo, l’Isola Bella sul Lago Maggiore ospite dei principi Borromeo e Genova in visita dalla marchesa Cattaneo Adorno nel suo Palazzo Durazzo Pallavicini.
Bisognerà, però, aspettare il 1951 per tagliare il nastro della prima uscita pubblica in Italia di Elisabetta II accompagnata (sempre tre passi dietro) dal Principe Filippo. Prima tappa la Capitale, con visita a Papa Pio XII, successivamente in colloquio privato con l’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, vigneron nelle Langhe del Barolo con Poderi Luigi Einaudi (ndr) , per poi raggiungere Villa Sparta sulla collina di Fiesole, di proprietà di Elena di Romania. Roma dove non mancarono le feste e i ricevimenti in onore della regale coppia, e balli come quello indimenticabile organizzato a Palazzo Colonna. Negli anni si susseguono i viaggi ufficiali e non solo. Tra le mete predilette le città di Napoli, Firenze, Torino, le campagne di Barumini, in Sardegna, per visitare lo splendido Nuraghe di Su Nuraxi, ma anche l’isola di Vulcano nelle Eolie, dove, ricorda Ilaria Grillini “per la colazione furono ricevuti all’Hotel Les Sables Noires dalla proprietaria, la Marchesa Mirta Capomazza di Campolattaro. Ricco, saporito e dietetico il menù a base di spaghetti, melanzane alla parmigiana e l’immancabile cassata, il tutto bagnato dal vino dell’Etna e Malvasia delle Lipari”.
Ma nel volume scorrono anche i menù delle cene di gala e dei pranzi (tra Spuma di aragosta, Lombata di vitello alla Montglas, Risotto alla Torcellana, Scampi fritti, funghi porcini e carciofi) , accanto alla descrizione degli abiti indossati durante gli incontri ufficiali (“la Regina, molto chic con stola di visone biondo ad abbracciarle le spalle, guanti lunghi fino al gomito e l’immancabile cappellino ton sur ton”), i doni ricevuti (come un toro d’argento di oltre 2 chili dalla città di Torino), i ricordi di un’immancabile partecipazione allo storico e prestigioso Concorso Ippico Internazionale di Piazza di Siena. Grillini ricorda “le folli acclamanti” e cita anche i giornali inglesi, in particolare, il “Daily Mail” dopo un viaggio a Torino (raccontando che “migliaia di persone, con ragazzini appesi agli alberi, hanno salutato la Regina e il Principe Filippo”). Ricco anche il corredo di interviste e testimonianze. E qualche curiosità: con la Regina Elisabetta a tavola sono bandito l’aglio, le pietanze piccanti e gli spaghetti, ma anche i frutti di bosco (“potrebbero rimanerle tra i denti”, un rischio considerato persino dal “Times”), ma con Sua Maestà che adora il liquore Dubonnet, come testimonia anche la richiesta esplicita giunta nel 2000 al Teatro alla Scala di Milano da Londra via fax, tra le bevande che dovevano essere presenti nel camerino del maestro Riccardo Muti dove “The Queen” sarebbe andata dopo il concerto. Indimenticabili i ricordi della principessa Gloria Vanni Calvello Mantegna dei Principi di San Vincenzo della colazione della reale coppia nel 1980 a Palazzo Gangi a Palermo, “set” del gran ballo de “Il Gattopardo” di Luchino Visconti: “il Salone degli Specchi - racconta - era stato allestito con tavoli rotondi, apparecchiati per metà, in modo da non dare le spalle alla Regina. E tra le regole del cerimoniale di corte c’era quella di iniziare a mangiare dopo la Regina e di smettere quando avrebbe smesso la Regina. Filippo fu molto simpatico e cordiale, anche se ogni tanto si dimenticava di stare un passo dietro la Sovrana e allora, appena se ne accorgeva, tornava a sistemarsi alle sue spalle. Lei perfetta nel suo ruolo, non fredda, ma neanche troppo espansiva”. Per l’occasione fu preparato il “timballo del Gattopardo”, con pesce spada, gelo di melone e Marsala.
E nel libro scorrono anche i ricordi del viaggio nel 1992 di Queen Elizabeth a Palermo poco dopo la strage di Capaci e quel gesto apparentemente semplice e commovente di “deporre una corona di fiori sul luogo dell’attentato accanto a quella del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, raccogliendosi in preghiera per una decina di minuti. Un piccolo inchino di rispetto per le vittime per poi ripartire in direzione del porto del capoluogo siciliano”. Ancora Italia nel 2000, con un solenne banchetto organizzato in suo onore al Salone delle Feste del Quirinale a Roma dal Presidente Carlo Azelio Ciampi con la moglie Franca, con 2.700 Ravioli di ricotta confezionati a mano dallo chef del Quirinale Alberto Gozzi e dalla sua brigata, Sella di manzo chianino arrosto, funghi porcini e verdure coltivate nella Tenuta presidenziale di Castel Porziano, e il tutto innaffiato ancora una volta dal Brunello di Montalcino, ma anche con la Cuvée 2000 di Ferrari come brindisi finale dopo il dessert con il Babà al Rhum, e con le bollicine trentine così gradite da Sua Maestà da essere servite anche nella residenza dell’Ambasciatore d’Italia a Londra allo stesso Ciampi in visita ufficiale a Londra nel 2005. Mentre Brunello, vini del Collio e Moscato d’Asti erano stati protagonisti nei calici anche a Villa Wolkonsky, residenza dell’Ambasciatore britannico in Italia, a Roma, nel pranzo offerto dalla Regina a Ciampi.
Fino all’ultima visita (lampo) nel 2014 ospiti del Presidente Giorgio Napolitano (nel pranzo con Risotto alle erbe aromatiche, Agnello arrosto con millefoglie di patate, Sformatini di caponata e fagiolini al vapore, e Bonet per dessert) e con un cesto di cibi e bevande provenienti da tutte le tenute reali come dono per Papa Francesco.
Anche per questi motivi, la Regina Elisabetta resterà sempre nel cuore di tutti noi.

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